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Recensione PowerWash Simulator 2

di: Marco Licandro

Dopo l’incredibile successo di uno dei giochi più improbabili e rilassanti degli ultimi anni, PowerWash Simulator, Futurlab torna con un seguito dal titolo tanto semplice quanto diretto: PowerWash Simulator 2. Più vasto, più personalizzabile e, almeno sulla carta, più sporco che mai. Ma la domanda rimane: era davvero necessario?

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Un ritorno più sporco che brillante

Lo dico senza vergogna: ho amato PowerWash Simulator in tutte le sue versioni. Ho passato ore a rimuovere sporco virtuale, lavando camioncini, staccionate e mattonelle, persino in realtà virtuale con il Meta Quest 3. E sì, ho anche ripulito la Shinra, grazie alla collaborazione con Final Fantasy VII.

Benché si dica, sono sempre stato un difensore di questo titolo tanto strano quanto rilassante, capace di portare qualcosa di unico e stranamente soddisfacente nel panorama videoludico. Ma con questo seguito nascono inevitabilmente aspettative, e purtroppo non tutte vengono soddisfatte.

Già dal titolo, confesso, avrei sperato in qualcosa di più ispirato (un PowerWash Simulator: Wash Harder sarebbe stato perfetto). Ma la vera delusione arriva dal gioco stesso: un sequel che, invece di evolversi, aggiunge complessità e appesantisce ciò che prima funzionava per semplicità.

Il primo PowerWash era un’idea nuova, ma ha avuto anche un grosso slancio commerciale grazie alla sua presenza dietro ad Xbox Pass che gli ha dato enorme visibilità. Questo secondo capitolo, invece, non introduce nulla di realmente innovativo, ma si limita ad ampliare ciò che già c’era, rallentando il ritmo con potenziamenti da acquistare, missioni ripetitive, e un hub centrale da personalizzare, completo di nuove tute e decorazioni, tutte cose di cui non se ne sentiva assolutamente il bisogno.

È come se il CEO di Futurlab abbia ordinato “Facciamo un seguito” senza però avere esattamente le idee chiare su cosa fare.

Più fatica che soddisfazione

Graficamente, il gioco resta ancorato a un’estetica datata, con modelli poligonali che ricordano l’era di PlayStation 2, e superfici sporche ridotte a semplici texture bidimensionali. Peggio ancora, la pulizia risulta più lenta e macchinosa rispetto al primo episodio. Per la prima volta, invece del consueto senso di relax, mi sono ritrovato frustrato, costretto a cercare quel fastidioso due per cento di sporcizia mancante solo per completare un incarico.

Il problema è che tutto sembra un lavoro vero, nel senso peggiore del termine. L’idea di giocare per rilassarsi lascia spazio invece a un grind obbligato, utile solo per guadagnare abbastanza denaro da sbloccare strumenti migliori.

PowerWash Simulator 2 consiste praticamente in una collezione di nuovi scenari, nuove skin, e un hub da personalizzare come fosse The Sims, che nulla azzecca con l’esperienza principale. Persino i menu risultano scomodi da navigare, ed è chiaro che siano stati progettati pensando esclusivamente al PC, con pochissima attenzione per le console. Il controller fatica a offrire precisione, e la gestione della telecamera costringe il giocatore a continui aggiustamenti e movimenti della telecamera, che risultano scomodi e poco intuitivi. La possibilità offerta dagli sviluppatori al pubblico console è sostanzialmente quella di muovere la camera costantemente a destra e sinistra, o in alto e in basso, o bloccarla permettendo invece di muovere solo il tubo con l’acqua, con risultati altrettanto mediocri. Il mouse diventa un cursore da utilizzare anch’esso con l’analogico, non permettendo di selezionare i vari blocchi con il d-pad, cosa che teoricamente dovrebbe essere intuitiva ma che per qualche motivo non sembra esserlo.

Il primo PowerWash Simulator funzionava perché era immediato e rilassante. Questo seguito, invece, ripropone la stessa formula appesantendola con elementi decorativi inutili e un gameplay più lento. Il risultato è un’esperienza che ha smarrito la sua leggerezza, e in sostanza anche il senso.

In conclusione

PowerWash Simulator 2 è un sequel che sembra nato più per dovere che per ispirazione. Aggiunge quantità, ma perde qualità. L’esperienza rimane fondamentalmente la stessa, solo più complicata, lenta e meno divertente.

Certo, il multigiocatore resta piacevole e offre qualche momento di svago in compagnia, ma trovare amici disposti a ricomprare un gioco già visto sarà una sfida a sé.

Un’occasione sprecata, e un vero peccato, nella speranza che esca un 3 che abbia effettivamente significato nel suo numero.