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Recensione Planet Alpha

di: Simone Cantini

Di eredi di Limbo, che personalmente non mi stancherò mai di vedere come un proseguo ideale di quanto tracciato da Another World e Flashback (ah, caro Eric, qua si aspetta ancora Another Earth, così, tanto per dire), se ne possono contare davvero a bizzeffe nel panorama videoludico. Un filone decisamente fertile quello inaugurato dal transalpino Chahi, che si è andato ad ingrossare sempre più anche grazie al nuovo Planet Alpha, centesimo titolo distribuito dalla storica etichetta Team 17.

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Chi siamo? Dove andiamo? Perché?

Come vuole la tradizione del genere, in Plant Alpha andremo a rivestire i panni di un individuo che si ritrova improvvisamente smarrito in un mondo a lui apparentemente alieno. Nulla ci è dato sapere del misterioso pianeta su cui andiamo a muovere i primi, incerti passi, così come sconosciuta è l’origine della minaccia robotica che improvvisamente inizia a devastare lo scenario lussureggiante che andrà dipanandosi sotto i nostri occhi. È a questo punto che la nostra unica possibilità di salvezza sarà rappresentata dalla fuga, una folle corsa verso l’estremità destra dello schermo, che dovremo intervallare ad alcuni salti ben calibrati e a più caute azioni furtive. Nulla di quello che ci accade intorno verrà palesemente spiegato dal titolo, andando a sfruttare la sempre più imperante moda della narrativa contestuale, in cui starà a noi cogliere gli apparentemente impercettibili appigli fornitici dall’ambiente circostante. L’unica cosa che intuiremo, ad un certo punto, è che alla nostra corsa per la sopravvivenza dovremo affiancare la ricerca di alcuni artefatti, che sembrano rappresentare l’unica speranza di salvezza del pianeta su cui ci troviamo.

Prova e riprova

Come detto, Planet Alpha si propone come una sorta di platform adventure a scorrimento orizzontale, in cui si alterneranno sezioni dove a farla da padrona sarà la nostra agilità nella corsa e nei balzi, ad altre che vedranno prevalere l’attenta lettura delle minacce robotiche circostanti, che dovremo semplicemente evitare di allarmare. Saremo, difatti, completamente indifesi nei confronti delle numerose entità (robotiche e non) che imperversano sulla superficie del pianeta, pertanto il gioco ci metterà spesso al cospetto di sezioni regolate da elementari meccaniche stealth. Il più delle volte non dovremo fare altro che mimetizzarci, accucciati, tra la vegetazione, oppure sfruttare alcuni improvvisati appigli per aggirare gli avversari. Tutto è proposto in maniera molto semplice ed essenziale e, almeno strutturalmente, la difficoltà generale sarebbe molto blanda. Il problema, però, risiede nella natura fortemente improntata al trial and error che governa il gameplay di Planet Alpha, il che non sarebbe neppure un male se solo il gioco proponesse una sfida onesta. Il più delle volte, invece, le morti sono causate da una non semplice lettura dell’ambiente, che non permette di capire quale siano le routine comportamentali degli avversari se non dopo un game over. Fortunatamente il tutto è compensato da una disposizione generosa dei vari checkpoint, ma si tratta comunque di un espediente alquanto fastidioso. A complicare in alcuni frangenti le cose, inoltre, ci pensano anche bug legati all’attivazione degli script necessari per il proseguo della vicenda, uniti a collisioni fallate che ci hanno visto sprofondare o rimanere incastrati senza motivo. Fortunatamente si tratta di episodi davvero sporadici, ma che mi è sembrato giusto sottolineare. Altro elemento portante di Planet Alpha saranno gli enigmi ambientali che saremo chiamati a risolvere, i quali verteranno tutti sulla possibilità di variare a nostro piacimento (da un certo punto in poi) lo scorrere delle ore della giornata. L’alternarsi del girono e della notte, difatti, influirà sul comportamento della vegetazione, che potremo pertanto plasmare a nostro vantaggio: abbiamo bisogno di una piattaforma che ci consenta di superare un baratro? Facciamo sorgere il sole affinché quel fiore gigante si schiuda. Lo schema ludico è molto semplice, ma il modo in cui è calato all’interno dell’avventura rappresenta una delle peculiarità senza dubbio più interessanti di Planet Alpha. A colpire invece positivamente senza alcuna riserva è il comparto estetico della produzione, capace di presentare uno stile grafico davvero convincente e che strizza più di un occhio ai finti filmati fighi di No Man’s Sky. Non saranno poche le volte che ci fermeremo ad osservare gli scenari mozzafiato che si apriranno sotto i nostri occhi, con un pianeta ricco di biomi ed ambientazioni differenti ottimamente caratterizzati.

Planet Alpha è senza dubbio un titolo dotato di una propria personalità, sia ludica che tecnica, ma a causa di alcuni difetti di impostazione si capisce dopo poco come sia questo secondo aspetto a sopravanzare il primo. Visivamente bellissimo e dal carisma espressivo indubbio, Planet Alpha propone invece un gameplay decisamente meno incisivo, più portato a seguire le orme dei predecessori che ad innovare il genere. Certo, gli enigmi legati allo scorrere del tempo hanno un loro perché, ma non bastano di certo ad elevare al rango di eccellenza una produzione comunque onesta e divertente.