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Recensione Phantom Spark

di: Simone Cantini

Il mondo dei racing sci-fi si divide in due grandi categorie, e chi non concorda non è che un grandissimo bugiardo: da un lato abbiamo la squadra F-Zero, dall’altra quella Wipeout. Almeno se ci limitiamo al mondo console, visto che il genere vanta tantissimi esponenti anche al di fuori delle nostre scatole da gioco, basta pensare ad Hi-Octane (forse non il top di Bullfrog) o il vetusto Tron. Ed è a questa peculiare tipologia ludica che si ispira il recentissimo Phantom Spark che, pur prendendo spunto da simili giochi, nasconde al suo interno tutta una serie di citazioni più o meno velate, fuse assieme in un’esperienza dai toni assai rarefatti davvero particolare.

Io sono velocità…

Lo so, pensare di trovarsi dinanzi ad una trama in un racing è davvero strano, visto che si parla solo di premere acceleratore e freno con cadenza regolare, stando bene attenti a non finire fuori pista. Eppure, al netto di una tradizione assai radicata, Phantom Spark si apre subito sotto i nostri occhi con la modalità Campagna, che ci vedrò intenti a viaggiare lungo tre distinti reami, ciascuno governato da un pilota/sovrano. Noi vestiremo i virtuali panni di una piccola scintilla, racchiusa all’interno di una navicella che sarà chiamata a dominare i vari tracciati che costellano il trittico di ambientazioni, stimolati di volta in volta dal nostro mentore di turno. C’è davvero poco da aggiungere in tal senso, visto che la scrittura si limita al minimo indispensabile, come prevedibile, con la voglia di migliorare continuamente la nostra performance a spingerci ad andare avanti. Poche righe testuali, assai elementari, sono tutto quello di cui abbiamo bisogno per immergerci nel gameplay della produzione Ghosts che, come recita (più o meno) un vecchio adagio, è tanto semplice da spiegare, quanto difficile da padroneggiare.

Superare i propri limiti

Il nocciolo della questione, in Phantom Spark, sarà quello di tagliare ogni volta il traguardo di ciascuno dei brevi circuiti che caratterizzano il mondo di gioco. Parliamo di tracciati mai troppo estesi, che generalmente non porteranno via che 1-2 minuti per essere attraversati nella loro interezza, strisce di terra da percorrere tutti d’un fiato, senza che ci siano scorciatoie o deviazioni da scovare, per limare ogni più piccolo centesimo di secondo. Un approccio, questo, che mi ha ricordato le rapidissime sezioni di Trackmania, in cui la velocità è la chiave per il successo. E lo stesso accade in Phantom Spark, dato che saremo soli a correre contro il tempo, potendo unicamente contare su freno ed acceleratore per riuscire a tracciare la traiettoria migliore. La difficoltà del gioco, difatti, risiederà unicamente nel riuscire a dosare queste due singole opzioni, così da affrontare al meglio salti e curve, oppure a sfruttare a dovere gli sparuti segmenti in grado di garantire un breve boost di velocità.

Per quanto lineari come concezione (si dovrà sempre arrivare dal punto A al punto B), i vari tracciati presenteranno un design in grado di mettere a dura prova l’abilità del giocatore, che potrà ripartire immediatamente da capo tramite la pressione di un singolo tasto, qualora si accorga di aver toppato anche una singola manovra. Il fattore tempo ricopre un ruolo di primaria importanza nella produzione firmata Ghosts, dato che non sarà foriero unicamente di soddisfazione personale: una volta giunti per la prima volta al traguardo, il gioco ci chiederà di battere il fantasma del signore del mondo, il cui tempo sarà tarato attorno alla nostra performance. A risultati migliori corrisponderanno obiettivi più tosti da battere, a cui si aggiungono tre distinti livelli di bravura (legati a tempi minimi da ottenere) che ci ricompenseranno con alcune medaglie, necessarie per sbloccare i tracciati successivi, ma anche per ottenere skin per la nostra navicella.

Il loop di gioco, grazie anche alla presenza delle immancabili classifiche online, spingerà sempre il giocatore a tornare sui propri passi, sia perché stimolato dall’immancabile voglia di battere sé stesso, sia perché l’IA ci stuzzicherà costantemente, avvisandoci quando avrà superato i nostri tempi mentre saremo intenti ad avanzare nella campagna. A completare il quadro, ci pensano anche delle sfide opzionali (tre per mondo), che ci chiederanno di compiere particolari manovre, all’interno di percorsi dalla durata ancora più esigua, in cui il margine di errore andrà assottigliandosi in modo davvero massiccio. E se poi vi sentite estremamente sicuri di voi stessi, e desiderate bullarvi con i vostri amici, ecco giungere in soccorso il mutliplayer locale, presente tanto tramite lo split screen che una modalità hotseat.

Sound of speed or speed of sound?

L’essenzialità di Phantom Spark non si limita ai confini del solo gameplay, ma sconfina anche in quella che è la pura messa in scena che, anche in questo caso, risulta alquanto efficace. La presentazione grafica risponde presente all’appello in quanto a minimalismo, presentando architetture assai essenziali e a tratti metafisiche. Non ci sono orpelli particolari, in grado di titillare le pupille del giocatore, ma l’insieme offre un colpo d’occhio piacevole e molto pulito. Vista la particolare tipologia ludica, però, assai più importante è risultata essere la fluidità generale, davvero impeccabile sotto questo punto vista (sicuramente dovuta anche ad una minima presenza di elementi sullo schermo): il gioco scorre senza incertezze ed intoppi, restituendo un ottimo senso di velocità, a cui si accompagna una eccellente risposta dei comandi. In linea con lo stile generale è risultato essere anche il comparto audio, che può vantare una soundtrack elettronica calzante e mai troppo invasiva. Sicuramente marginale, ma apprezzata, la presenza della localizzazione testuale in italiano: non farà la differenza, visto il poco testo presente, ma fa sempre piacere.

Non lasciatevi ingannare dall’esile complessità del suo gameplay, dato che l’esperienza proposta da Phantom Spark è tanto semplice, quanto divertente. Prendendo in prestito elementi da F-Zero, Trackmania ma anche Thumper, il titolo firmato Ghosts è un inno alla velocità e all’abilità, un catalizzatore irresistibile per coloro che sono in cerca del tempo su pista perfetto. Privo di orpelli e power up inutili, il gioco basa tutta la sua efficacia sullo spremere al massimo le capacità del giocatore che, una volta presa confidenza con la scattante navetta, si troverà intrappolato in loop in cui la ricerca della traiettoria perfetta farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Un titolo tanto semplice da approcciare, quanto difficile da padroneggiare, ma che non lesina certo soddisfazioni.