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Recensione Persona Dancing: Endless Night Collection

di: Simone Cantini

Nascere come spin-off per poi vedersi sezionare anche attraverso ulteriori spin-off è un caso davvero raro nel variegato panorama videoludico, ma la saga di Persona ci ha da sempre abituato allo stupore, pertanto questo suo strambo sviluppo non fa altro che aderire in modo coerente al proprio pedigree. Separatasi come costola dal corposo mondo di Shin Megami Tensei, la serie Atlus ha saputo muoversi con sicurezza in completa autonomia, scindendosi ulteriormente in forma di dungeon crawler portatili (Persona Q) e rhythm game. Ed è proprio da qua che ripartiamo, dopo il lontano debutto su PS Vita, visto che Persona Dancing: Endless Night Collection si prepara a riportare in auge le aggraziate movenze dei protagonisti degli ultimi tre episodi della serie.

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Balla che ti passa

La narrativa, complessa ed affascinante allo stesso tempo, ha da sempre contraddistinto l’ossatura ludica del brand Atlus, andandone a costituire un imprescindibile punto di forza, come evidenzia anche la volontà di inserire una trama di spessore sia in Persona 4 Arena che in Persona 4: Dancing All Night. Contestualizzata all’interno di queste due produzioni, però, l’abilità degli sceneggiatori ha finito per essere sin troppo sacrificata, vista anche l’esperienza sicuramente meno dilatata dei titoli in questione, risultando quasi come un fastidioso orpello, utile soltanto a spezzettare decisamente troppo l’azione vera e propria. Sarà forse per questo motivo che i due titoli inediti presenti nella raccolta (Persona 3: Dancing in Moonight e Persona 5: Dancing in Starlight) hanno scelto consapevolmente di collocare il tutto all’interno di una storia dai toni sicuramente più leggeri e meno prolissi, preferendo spostare in modo marcato il focus sul gameplay vero e proprio. L’unica eccezione a questa regola è rappresentata dal porting del titolo uscito su Vita tre anni fa, riproposto in tutta la sua interezza anche in questa versione diretta alla sorella maggiore casalinga. Ecco, quindi, che l’accoppiata che Persona Dancing: Endless Night Collection si porta in dote si limiterà a proporci piccoli frammenti narrativi, che si andranno a sbloccare man mano che affronteremo i vari brani musicali, e che serviranno a rafforzare i legami con i membri del cast e a sbloccare un corposo set di personalizzazioni estetiche. Lo scendere in pista per ballare assume adesso il ruolo di vera star del pacchetto, anche se bisogna dire che l’esperienza proposta non sembra davvero aver fatto tesoro del tempo che la separa dalla prima digressione danzereccia del brand.

Ballo infinito

Se avete già giocato a Persona 4: Dancing All Night, impiegherete pochissimo tempo per prendere confidenza con i due titoli inediti, visto che sia l’impostazione ludica che le varie interfacce grafiche sono rimaste immutate rispetto alla produzione PS Vita: il nocciolo dell’azione sarà al solito rappresentato da tre indicatori, riportati ai lati della schermata di gioco, ognuno legato ad un pulsante frontale o ad un input della croce direzionale. L’obiettivo, come in ogni rhythm game che si rispetti, sarà quello di premere il comando appropriato non appena le varie note si andranno a sovrapporre agli indicatori. Semplice come concetto, ma che sin dalle battute iniziali sarà caratterizzato da un buon tasso di sfida che, tra sequenze doppie, pressioni continuate e passi in rapidissima successione, richiederà una buona dose di orecchio e tempismo per permetterci di concludere la traccia, il tutto mentre sullo schermo i nostri personaggi si dimenano in sfrenate coreografie. Non mancano, ovviamente, i classici momenti bonus, che potremo sbloccare inanellando sequenze perfette di note e sfruttando la presenza degli scratch, particolari step che dovremo accompagnare tramite gli stick analogici e che comunque, in caso di fallimento, non impatteranno sul nostro giudizio complessivo. Ecco, il gioco, se si escludono le personalizzazioni estetiche e i brevi snodi narrativi, si conclude qua, con l’unico incentivo costituito dal perfezionare le nostre performance e migliorare i nostri punteggi. Vero è che simili produzioni non si prestino a chissà quali rivoluzioni, ma in una collection di tre giochi in grado di differire unicamente per tracklist, forse era lecito aspettarsi qualche sforzo produttivo in più.

Qualità e quantità

Nessuna riserva, invece, per quanto concerne il comparto tecnico di Persona Dancing: Endless Night Collection, che grazie all’implementazione del motore di gioco visto nel quinto episodio della serie, garantisce prestazioni visive davvero eccellenti. I modelli dei personaggi, difatti, sono ottimamente realizzati ed animati e, soprattutto per quanto riguarda il cast del terzo episodio (nato su PS2), il lavoro di restyling è senza dubbio encomiabile. Anzi, visto che i remake vanno tanto di moda, a quando una riproposizione delle avventure degli studenti della Gekkoukan High School? Decisamente più pigro il porting del titolo PS Vita, che si è limitato ad un mero upscale degli asset originali, situazione che rende la grafica decisamente meno gradevole e più sgranata, oltre a non presentare nessuna funzione di cross save e localizzazione in italiano, a differenza degli altri due prodotti. Tanto di cappello, invece, alle tre sontuose soundtrack, capaci di esaltare ancor di più il riuscitissimo mix di generi messo sul piatto dall’estro di Shoji Meguro che tra acid Jazz, funky, pop e molto altro, saprà titillare a dovere le nostre orecchie. Certo, visto il prezzo di vendita qualche brano in più non sarebbe certo stato sgradito, ma vedremo di accontentarci.

Da bravo spin-off, Persona Dancing: Endless Night Collection si limita alla consueta dose di fan service, utile ad attirare I fan sfegatati della serie Atlus, non andando però oltre il compitino per quanto riguarda il crudo gameplay, proponendo un rhythm game onesto ma fiaccato da una ripetitività di fondo un po’ troppo accentuata. Certo, il pacchetto è senza dubbio ricco, grazie ai tre titoli presenti al suo interno, ma è anche vero che le esperienze risultano essere decisamente tutte uguali ed avide di sorprese, tra l’altro con un porting da PS Vita invero pigro e svogliato. Da consigliare solo se siete ansiosi di vedere i vostri beniamini alle prese con danze sfrenate, ed amate alla follia le soundtrack della saga.