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Recensione Persona 5 Tactica

di: Simone Cantini

Se guardiamo i risultati delle ultime produzioni, appare evidente come SEGA stia attraversando un momento particolarmente positivo. È sufficiente prendere in esame brand che, fino a qualche anno fa, rappresentavano dei cult di nicchia come Yakuza e Persona, le cui uscite finivano per catalizzare l’attenzione dei soliti appassionati, pur con un tasso qualitativo sempre altissimo. Eppure, per entrambe le serie, qualcosa sembra essere decisamente cambiato, come dimostra la volontà di renderle sempre più centrali all’interno dell’ecosistema della casa giapponese. E per quanto riguarda il ruolistico di Atlus, il successo riscosso dal quinto capitolo ufficiale sembra essere ancora ben lontano dal fermarsi, visto il corposo numero di riedizioni e spin-off che hanno caratterizzato l’esistenza dei Ladri Fantasma. Un percorso che si è da poco ampliato grazie a Persona 5 Tactica, una nuova avventura dal respiro profondamente differente che vede tornare in scena Joker, Mona e tutti gli altri.

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Revolution calling

Quando si fa parte dei Ladri Fantasma c’è davvero poco tempo per godersi la quotidianità studentesca, con l’avventura sempre pronta a bussare alla porta del Cafè Leblanc, luogo da cui partiranno il via le vicende narrate in Persona 5 Tactica. Trasportati in un nuovo universo alternativo, che ricorda smaccatamente la Francia del periodo prerivoluzionario, Joker e compagni finiranno per unire le loro forze con Erina, una ragazza a capo delle forze ribelli, decise a mettere fine al regno di terrore della perfida Marie. Un compito non certo semplice, dato che la tiranna finirà per soggiogare in un lampo i compagni del nostro silenzioso protagonista, situazione che richiederà di sudare le classiche 7 camice prima di poter ricomporre la storica squadra. Si tratta del primo tassello di una storia più complessa, che si amplierà notevolmente con l’arrivo sulle scene di Toshiro Kasukabe, giovanissimo membro della Dieta finito misteriosamente anche lui in questa dimensione alternativa. Un racconto che si snoderà lungo una ventina di ore e, pur non raggiungendo la complessità e la profondità di quanto respirato nel titolo principale, non mancherà di mettere in mostra il talento e la maturità che il team di sviluppo ha dimostrato di possedere quando si tratta di imbastire delle sceneggiature convincenti.

A dispetto del particolare stile grafico impiegato, che riadatta gli storici personaggi in stile chibi, la profondità del racconto è in grado di rivaleggiare a testa alta con gran parte delle produzioni attuali, per forza e portata dei temi trattati. Una progressione a tratti un po’ troppo prolissa, come vuole la tradizione giapponese (non capirò mai cosa ci sia di divertente a leggere migliaia di linee di testo a volte superflue), che non mancherà di tediare chi è allergico agli scambi di battute ridondanti e marginali, ma che saprà intrattenere con estremo piacere coloro che sono in cerca di qualcosa che esuli dal classico plot a base di eroi salva mondi. E nonostante i toni siano più scanzonati e leggeri delle vicende vissute nel gioco originale, qualche sorpresa non mancherà davvero: un plot promosso sicuramente con ampio merito.

Take cover

La maggiore variazione, comparto grafico escluso, che caratterizza Persona 5 Tactica (come dice il nome stesso) riguarda il combat system, che abbandona la classica struttura jrpg, in favore di uno sviluppo tattico. Volendo semplificare in modo estremo il tutto, si potrebbe vedere il gioco Atlus come un Mario + Rabbids Sparks of Hope, senza però le possibilità di esplorazione degli stage. La struttura ludica si suddivide sostanzialmente in due momenti: una prima fase in cui saremo al sicuro in versioni alternative del Leblanc, dove potremo assistere a dialoghi, fondere Persona, acquistare armi ed abilità; nella seconda scenderemo in campo per prendere parte ai vari combattimenti. Questi ultimi saranno gestiti secondo la canonica scansione a turni, durante i quali potremo muovere liberamente le nostre 3 unità presenti in squadra, per poi scatenare attacchi, che siano fisici, a distanza o magici. Un ruolo importante, durante il posizionamento di fine turno, sarà rivestito dalle coperture, che se sfruttate ci permetteranno di limitare o addirittura annullare i colpi inferti dai nemici. Interessante anche lo sviluppo in verticale degli stage, situazione che permetterà di dare vita ad attacchi concatenati in caso di caduta dell’avversario, oltre a garantire vantaggi tattici evidenti. Non mancheranno, come nell’iterazione principale, gli assalti in caso di colpi critici, che ci permetteranno anche di dare vita a sequenze di colpi consecutivi.

Insomma, l’ossatura è quella vista in Persona 5, anche se spiace constatare l’assenza delle debolezze e resistenze elementari, situazione che appiattisce un po’ il ruolo strategico dei veri personaggi. A questo piccolo ridimensionamento concorre anche il fatto che adesso anche gli altri, non solo Joker, potranno equipaggiare una Persona ulteriore, situazione che permette a chiunque di poter utilizzare attacchi che, in origine, non gli competevano. Pur in parte semplificato, il flow di gioco è comunque molto divertente e ben strutturato, oltre che estremamente longevo, visto che alle numerose missioni che compongono la campagna principale, si accompagnano sortite secondarie, più stringenti in quanto a obiettivi di riuscita, ma anche utili per guadagnare preziosi punti abilità supplementari.

What a wonderful world

Ho ancora negli occhi lo stupore che aveva caratterizzato il primo avvio di Persona 5, non appena il debordante stile grafico adottato aveva fatto la sua irruenta comparsa sullo schermo. Un design moderno ed accattivante, figlio di una perizia ed un’abilità che il team in forza a SEGA ed Atlus ha trasportato con efficacia anche dentro a Persona 5 Tactica, pur declinando il tutto in chiave deformed: la variazione di proporzioni non ha minimante intaccato il fascino dei vari personaggi, capaci ancora una volta di bucare letteralmente il video. Effetti ed animazioni di primo ordine, inoltre, corroborano con assoluta efficacia l’insieme visivo, a cui si accompagna una soundtrack di primissimo livello, nonostante dietro le partiture Toshiki Konishi si sia sostituito al solito Shoji Meguro: ho passato ore a pestare a sangue nemici, mentre canticchiavo i vari motivi e tenevo forsennatamente il tempo battendo il piede, completamente rapito dalle solite, pazzesche sonorità che accompagnano ogni singolo istante di gioco. E poi non si può non tributare un enorme ringraziamento a SEGA per il suo voler proseguire il processo di localizzazione in italiano dei suoi prodotti che, soprattutto in casi così verbosi come Persona 5 Tactica, rappresenta un plus decisamente da non sottovalutare.

Con Persona 5 Tactica SEGA ed Atlus continuano il percorso di sfruttamento delle avventure dei Ladri Fantasma, consegnandoci un ruolistico di stampo tattico a tratti essenziale, ma non per questo meno divertente. Questa inedita incursione all’interno di nuovi universi alternativi non è certo in grado di rivaleggiare con il capostipite in quanto a profondità di scrittura e meccaniche, ma sottovalutarla sarebbe comunque un madornale errore dato che, pur nella sua relativa semplicità, riesce a gettare in pasto al giocatore un racconto ben scritto e maturo, oltre a meccaniche di gioco divertenti e ben oliate. Un succulento antipasto in grado di lenire l’attesa nei confronti del futuro della serie che, se la tradizione verrà rispettata, si prospetta più roseo che mai.