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Recensione Persona 3 Portable – Persona 4 Golden

di: Marco Licandro

Atlus porta sulle console odierne dei classici della serie di Shin Megami Tensei, forse meglio conosciuta come Persona! Giro di applausi, perché i giochi sono usciti da più di due generazioni fa, ed era ora poterli giocare nuovamente. In particolare, approdano finalmente su console Xbox e Nintendo, cosa che sicuramente gradiranno i possessori di queste splendide console. Persona 3 Portable e Persona 4 Golden sono ora disponibili per l’acquisto, rigorosamente in digitale (niente edizione  fisica, purtroppo), e pronti per regalarvi meravigliose storie, musiche, battaglie, nonché svariate ore di gioco. Ma cos’è quel Portable e quel Golden accanto al titolo? Indica qualcosa migliore o peggiore? Le risposte dopo il salto.

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Liscia, FES, e portatile

Da amanti dei JRPG avrete sicuramente potuto giocare l’ultimo Persona 5, ma chissà non tutti avete messo mano sui i vecchi titoli.

Shin Megami Tensei: Persona 3 uscì in Giappone nel 2006 su PlayStation 2, mentre in Italia arrivò al solito più tardi, ben due anni dopo, il 29 febbraio del 2008 con il semplice nome di Persona 3.

Grazie al grande successo riscosso, l’anno successivo alla pubblicazione (e comunque un anno prima che uscisse anche da noi), nel 2007, una versione più longeva e migliorata uscì con il nome di Persona 3 FES, seguita poi dalla versione per PSP così da avere la serie in versione portatile. Da qui, Persona 3 Portable.

– Aspetta, quindi mi stai dicendo che la versione disponibile attualmente è basata sulla quella portatile del gioco? Cioè non solo non hanno scelto Persona 3 FES, ma hanno pure ignorato la versione liscia per PS2?
– Esattamente.

Non sappiamo esattamente le scelte di Atlus al riguardo quando decisero di portarci la versione PlayStation Portable (PSP) con fondali in 2D anziché la versione per PlayStation 2, ma sicuramente la differenza tra le versioni si nota, e potremmo ritenerci abbastanza… insoddisfatti al riguardo.

Ma andiamo per ordine:

Quando il nostro protagonista con nome da noi assegnato tornerà nella sua vecchia città per tornare a scuola, noterà nel cammino al suo dormitorio come se il tempo si fosse fermato. Da li a niente una immagine inquietante: tombe, poste in verticale, lungo le strade. Scosso dalla visione, scoprirà di non essere il solo ad aver visto questa raccapricciante scena, e gli verrà spiegato il perché. L’ora buia, così chiamato quel lasso di tempo tra mezzanotte e l’una che segna l’inizio di un nuovo giorno, è vissuta da tutti giornalmente, ma mentre le persone normalmente non la percepiscono e vengono trasmutate in queste bare per tutto il lasso di tempo, vi sono potremmo ritenerci abbastanza… insoddisfatti al riguardo” altre che invece hanno alcune caratteristiche che fanno sì che questo fenomeno non li affligga. Per questo motivo, vari esseri mostruosi vanno in giro per la città cercando le persone “sveglie”, quelle fuori dalle bare, per farle fuori, e riuscendoci. Di fronte al primo attacco al dormitorio, il nostro protagonista scoprirà di poter emanare il proprio Persona, un essere in sincronia con la propria anima, e che potrà essere utilizzato nella lotta contro il nemico. Grazie ai nostri compagni di dormitorio, i quali faranno parte della SEES, una organizzazione fondata per combattere le Ombre, ci addentreremo in vari luoghi della località giapponese, addentrandosi nelle torri, Dungeons a più piani come quanto visto nei castelli di Persona 5, con lo scopo di far fuori le ombre ed eventualmente arrivare a capire il significato dell’ora buia.

Differenze tra versioni

Come già scritto, Persona 3 uscì originariamente su PS2, presentando grafiche in 3 dimensioni, con paesaggi, luoghi, e dungeon completamente da esplorare a nostro piacimento, ruotando la telecamera come più ci aggrada. Persona 3 FES sostanzialmente aggiunge varietà al titolo, aggiungendo missioni, nuovi persona, attività, nonché un nuovo capitolo che funge da sequel e che poteva essere scelto al principio.

Persona 3 Portable ha in parte anch’esso alcune novità, come il poter selezionare un protagonista femminile, che non solamente cambia il sesso del personaggio ma aggiunge anche una difficoltà maggiore al titolo. Alcune differenze vi sono anche nella possibilità di aprire i social link con l’intero gruppo del SEES, e altre piccolezze. Tuttavia la pecca più grande del Portable, è la rimozione degli ambienti tridimensionali, nonché la capacità di potersi muovere liberamente tra le varie aree. Shockante, lo so. Sicuramente questa decisione aveva senso per un hardware così piccino e portatile come quello della PSP, ma di fronte alla scelta di scegliere questa versione per portarla su console odierne, a questo punto, non si vede la motivazione.

Ciò significa che mentre i dungeons continueranno ad avere una esplorazione tridimensionale, così come le battaglie, per tutto il resto del tempo dovremo invece muoverci in ambienti bidimensionali, facendo scelte con un puntatore a schermo. Dei fondali, chiaramente a bassissima risoluzione e portati in 4K alla bell’e meglio, ci accompagneranno praticamente per tutta la parte che non coinvolge le battaglie, e per chi ha giocato Persona saprete già che si parla di svariate ore, muovendoci tra classi, luoghi, parlando con gli npc, e aumentando le nostre statistiche. Persino i personaggi, da tridimensionali, saranno ridotte a semplicistiche sprites bidimensionali, per di più vagamente sfocate e pixellate.

Per di più, sono scomparse le scene animate in stile anime che facevano da contorno, che semplicemente non sono presenti in questa versione, rendendo la nostra scontentezza quasi frustrazione, visto l’occasione persa di aver potuto finalmente il titolo su console attuali, e lasciando la miglior versione praticamente ancorata alla lontana PS2.

Da Portable a Golden

Questo Golden non è così malvagio come lo è il Portable, nonostante sia a tutti gli effetti la versione portatile del gioco. Perché? Ve lo spiego subito. Mentre l’originale uscì in Giappone nel 2008 (da noi 2009) su Playstation 2, Persona 4 Golden uscì invece come remake (!) per PlayStation VITA (PS VITA), che a tutti gli effetti aveva un hardware invidiabile, uno schermo OLED, e grafiche da PS3. Golden arricchiva il gioco sotto moltissimi aspetti, aggiungendo non solamente attività e nuovi persona, ma inserendo nuovi personaggi, eventi, scene animate, musiche, e alcune funzionalità interattive. Ciò significa che effettivamente, Golden, è a tutti gli effetti la miglior versione di Persona 4, ed è proprio questa che Atlus ci porta sulle console attuali.

Ok, ora sì che ragioniamo!

Anche qui, un po’ di storia:

Il nostro personaggio di cui nuovamente dovremo scegliere il nome, viene mandato a vivere con suo zio in una cittadina del Giappone. Iniziamo la scuola, faremo conoscenza di alcune facce nuove, e anche le ragazze si interesseranno a noi essendo il nuovo studente, ma quasi subito accadrà un fatto inquietante. La scuola, senza troppe cerimonie, ci invita a tornare a casa per via di un vago “incidente”, ma nella via del ritorno scopriamo i fatti: un cadavere è stato trovato Ok, ora sì che ragioniamo! appeso ad un antenna su di un tetto, omicidio che non sarà certo il solo, bensì il primo di una lunga serie, collegata in qualche modo alla nebbia che pervaderà la cittadina. Una voce inizierà a girare dicendo che durante le notti di pioggia, vi è una canale televisivo che si visualizzerà solo in queste condizioni, e che potrà rivelarvi il nome della vostra anima gemella. Purtroppo non sarà così, in quanto la tv si trasformerà in un verso e proprio portale verso un’altra dimensione popolata da, come potete immaginare, ombre. Grazie ai poteri dei Persona dovremo sconfiggere le ombre e cercare di trovare l’assassino seriale, prima che colpisca ancora.

Un gameplay sempre valido

La struttura è molto simile a quella di Persona 5, visto che avremo la nostra stanza in soffitta, andremo a scuola, frequenteremo classi, lavoreremo sulle nostre statistiche, e dovremo anche qui memorizzare alcune risposte per poter passare i test che ci verranno dati in classe. Ogni giorno cambierà il meteo, e le giornate di pioggia ci daranno l’opportunità di entrare nell’altra dimensione (come le torri ed i castelli a noi conosciuti), permettendo quindi di guardare il meteo e pianificare le nostre giornate. Surreale. Il tutto in un fantastico 3D ad esplorazione libera così come piace a noi, ed un lavoro semplice ma efficace sui poligoni e le textures, che sicuramente mostrano in 4K i limiti grafici del tempo, nonché i trucchi visivi messi in atto per poter visualizzare vari dettagli nella maniera più bidimensionale possibile, ma che nonostante tutto non disturbano molto la resa finale e donano un tocco estetico retrò piacevole, cosa che avrei voluto poter dire riguardo il Persona 3 Portable. Diciamo che effettivamente non vi è nessun lavoro di remastered

In entrambi i titoli la struttura sarà quella di un classico JRPG a turni, con i combattimenti che sfrutteranno forze e debolezze del nemico così da aggiungere strategia alla lotta, e cercare di stendere i vari nemici così da generare attacchi di gruppo chiamati All Out, e terminare lì la battaglia. In entrambi vi sono statistiche che è possibile migliorare fuori dalla battaglia, semplicemente decidendo come passare il nostro tempo, e migliorando attributi come il carisma, il coraggio, la conoscenza, che ci torneranno utili in battaglia.

Le giornate saranno divise in mattino, fase di scuola e dopo la scuola, pomeriggio, sera, e infine tutti a nanna. Sarà possibile rispondere in maniera diversa ad ogni personaggio generando reazioni diverse, e a volte regalandoci un punto per un attributo specifico se abbiamo risposto particolarmente bene. Come ogni Persona che si rispetti, avremo Igor, personaggio misterioso presente nella Stanza di Velluto, che ci apparirà sempre in sogno o attraversando porte visibili solo dal protagonista, in cui potremo scoprire sacrificare e fondere i nostri Persona nonché crearne dei nuovi, così da arricchire il nostro arsenale e diventare sempre più forti.

Devo citare infine una pecca che tocca invece entrambi i titoli, relativa alla UI (i menù di gioco, la parte in basso dove appaiono i testi, le icone dei bottoni, etc.), rimasta sorprendentemente voluminosa per essere usufruita su di una TV dalle grandi dimensioni. Sostanzialmente mantiene le stesse proporzioni viste su PSP e PS VITA, però traslate su di uno schermo dai 40” in su, cosa che si rende alquanto ridicola quando la dimensione di una singola parola può essere tranquillamente più grande della testa di un personaggio. Diciamo che effettivamente non vi è nessun lavoro di remastered, e di fatto non sono neanche chiamati tali, se non in una dicitura nella descrizione del gioco che dice che le grafiche sono state “rimasterizzate”. Ma non è affatto così: i giochi sono semplicemente stati resi disponibili sugli store per essere giocati su console odierne, con vantaggi come un alto framerate e supporto a risoluzione fino a 4K. Tuttavia, noteremo fondali sfocati e pieni di pixel visibili, alcuni invece con i contorni sbavati, ma soprattutto sprite in 2D con personaggi veramente brutti a vedersi, almeno per quanto riguarda Persona 3 Portable. Non fraintendetemi, entrambi i giochi si vedono sicuramente meglio che sulle console di partenza originali, in quanto trucchi sulla risoluzione e un vago upscaling è stato effettuato sulle immagini bidimensionali, ma nulla che non sia paragonabile al lavoro effettuato localmente da un qualsiasi emulatore, cosa che quindi fa stocere il naso. In particolare, sapendo il lavoro che i fan dedicati di Persona hanno effettuato negli anni e continuano ad effettuare, portando i fondali in alta definizione, dando un effetto tridimensionale agli sprites di Persona 3, e molto altro, si rimane sorpresi se non delusi vedendo quanto poco amore abbia messo Atlus nel rimasterizzare portare nuovamente al giorno d’oggi questi due titoli.

In conclusione

Che dire, la serie Persona è unica ed originale, e questi porting sono la dimostrazione di quanto effettivi siano i giochi già a partire dal terzo. Sono sicuramente da giocare, senz’ombra di dubbio, in quanto nonostante le grafiche siano ormai invecchiate male, il gameplay, le storie, i personaggi, e le musiche, rimangono ancora il top, riuscendo ad intrattenere e divertire come allora. Triste il trattamento riservato da Atlus verso Persona 3, scegliendo la versione Portable anziché la normale o la FES, cosa che non ci si riesce a spiegare, ma per lo meno Persona 4 Golden riesce invece nell’intento di rendere giocabile sulle console moderne questo imperdibile classico. Come citato prima, Atlus ha messo veramente poco amore nello sviluppo di questi due porting, ma d’altro canto sanno anche bene che questa è l’unica maniera per poter rigiocare al giorno d’oggi questi classici su console moderne anziché ricollegare alla vecchia tv a tubo catodico la nostra PS2. A voi la scelta!

I due titoli sono disponibili su Nintendo Switch, Xbox One, e PlayStation 4, nonché disponibili sulle nuove Series S/X e PS5 con la retrocompatibilità.

Note sul voto: Entrambi i giochi meritano assolutamente di essere giocati in quanto validissimi, come si evince da quanto scritto finora. Tuttavia, dovendo dare un voto al bundle, ho scelto di penalizzare la scelta di portare la versione Portable anziché la normale o ancor meglio la FES, nonché il lavoro minimo effettuato su questi “remastered”. Prendete quindi il voto per quello che è, sapendo che non riflette la qualità dei giochi, ma giudica più che altro quanto discusso nel corso di questa recensione.