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Recensione Peggle 2

L'enorme diffusione su scala mondiale di dispositivi mobili più o meno evoluti ha contribuito notevolmente al successo di un genere videoludico tradizionale: il puzzle game. Negli ultimi anni uno dei più apprezzati è stato Peggle, sviluppato da Sukhbir Sidhu e Brian Rothnstein di PopCap Gamessoftware house di Seattle, ora del gruppo EA, pluridecorata per titoli del calibro di Zuma, Bejeweled ePiante vs ZombieMicrosoft ha così pensato bene di assicurarsi un'esclusiva forte, almeno per il genere puzzle, da inserire nello store di Xbox One. Stiamo parlando di Peggle 2.

di: Giovanni Manca

L’enorme diffusione su scala mondiale di dispositivi mobili più o meno evoluti ha contribuito notevolmente al successo di un genere videoludico tradizionale: il puzzle game. Negli ultimi anni uno dei più apprezzati è stato Peggle, sviluppato da Sukhbir Sidhu e Brian Rothnstein di PopCap Gamessoftware house di Seattle, ora del gruppo EA, pluridecorata per titoli del calibro di Zuma, Bejeweled ePiante vs ZombieMicrosoft ha così pensato bene di assicurarsi un’esclusiva forte, almeno per il genere puzzle, da inserire nello store di Xbox One. Stiamo parlando di Peggle 2.

Peggle d’acciaio

Un puzzle ma non proprio un puzzle puzzle. Il titolo si ispira decisamente al gioco d’azzardo giapponese più celebre, il Pachinko, che ad una prima occhiata potrebbe sembrare un incrocio tra un flipper e una slot machine. E’ una “macchina” verticale in cui si sparano delle sfere d’acciaio per incanalarle in determinati percorsi, alcuni dei quali determinano dei premi in denaro. In Peggle la struttura del piano di gioco è molto simile ma lo scopo è quello di colpire dei bersagli colorati, i Pegg, quasi sempre di forma sferica, facendo scomparire quelli rossi attraverso i rimbalzi della sfera d’acciaio. Colpire tutti i pegg rossi con i dieci tiri a disposizione permette di superare il livello ma gli schemi di gioco propongono pegg di altri colori a cui corrispondono diverse caratteristiche. I blu sono i più numerosi e la loro utilità è solo i punti che portano, oltre ovviamente alla possibilità di sfruttare la loro posizione aiutandosi con il relativo rimbalzo; i viola, la cui posizione cambia dopo l’uso di ogni sfera, attivano il moltiplicatore di punteggio; i verdi, sempre e solo due, scatenano l’abilità del maestro relativo a quel determinato scenario di gioco.

Avete capito bene, avremo sempre un maestro al nostro fianco pronto ad aiutarci. Nella modalità avventura conosceremo sei maestri, uno per scenario, che mostreranno delle abilità fondamentali per terminare il gioco: ritroviamo l’unicorno Bjorn, capace di calcolare con precisione la traiettoria dei rimbalzi lunghi, Jeff con le enormi palle da bowling pietrificate, la nottambula Luna in grado di trasformare le sfere blu in fantasmi piuttosto che la palla fulmine di Gnorman.
L’abilità richiesta al giocatore è naturalmente quella di studiare lo schema, intuendo i possibili rimbalzi delle sfere d’acciaio tra i vari pegge soprattutto sfruttare a proprio vantaggio le varie caratteristiche e abilità in campo prima che la sfera termini il suo viaggio nel vuoto, a fondo schermo. Uno degli elementi sempre presenti e probabilmente più importanti del gioco è il pentolone posizionato proprio a fondo schermo: se per fortuna o per abilità la sfera cade all’interno di esso si guadagna una palla bonus. Facile intuire come questa circostanza il più delle volte determini una sconfitta o una vittoria. L’unico altro mezzo per guadagnare un “tiro” supplementare, del resto, è totalizzare 25.000 punti con una sola sfera.

Ma che sfi…o sono io scarso?

Gli schemi proposti, nei 60 livelli della modalità campagna, diventano sempre più complessi in conseguenza dell’aumento dei pegg e all’inserimento di nuovi elementi o nuove caratteristiche degli stessi: sponde, bersagli da colpire due volte, respingenti in stile flipper, pegg in movimento e così via. Avanzando nei livelli più articolati la domanda costante che ci siamo posti è sempre stata la stessa: nelle dinamiche di gioco ai fini del superamento del livello, prevale l’abilità del giocatore o il fattore casuale, la fortuna insomma? Se da un lato è umanamente possibile studiare, grazie ad un’ottima fisica di gioco, solo i primi rimbalzi della sfera per poi affidarsi inevitabilmente alla buona sorte, dall’altro è richiesta una certa abilità nello sfruttare tutti gli altri elementi di gioco che abbiamo citato, come il pentolone e le magie dei maestri. La curva di apprendimento onestamente è molto buona e quando abbiamo superato un livello dopo un precedente game over lo abbiamo fatto non certo intuendo i rimbalzi della palla ma piuttosto scegliendo meglio i momenti in cui usare le abilità offerte dal gioco e il tempismo in cui effettuare il lancio. E’ però un esercizio inutile negare come la casualità abbia inPeggle 2 una grossa rilevanza, caratteristica che non può non far storcere la bocca ai puristi del genere puzzle: per antonomasia in un puzzle è l’abilità del giocatore che deve determinare il buon esito del gioco senza che la sorte ci metta lo zampino. Come abbiamo detto e ci teniamo a rimarcalo nuovamente, non vogliamo certo affermare che in Peggle 2 tutto sia lasciato al caso ma che questo abbia una rilevanza ben più palese che in altri esponenti del genere. Ed è forse anche grazie a questa ricetta di gioco che Peggle ha avuto un successo straordinario. Per essere un puzzle game i 60 livelli totali non sono moltissimi e oltretutto dobbiamo segnalare come non sia presente nessuna modalità multiplayer in locale che avrebbe certamente aumentato la longevità del titolo; dobbiamo aggiungere, a vantaggio di Peggle 2, che al superamento dei dieci livelli di ogni scenario si bloccano altri dieci livelli, le sfide, alcune delle quali sono molto divertenti e aggiungono varietà agli schemi classici proposti nella modalità campagna.

Lalalala lalala lalalalalà!

A console spenta, dopo un’oretta di gioco, quello che rimane nella testa non sono certo le combinazioni dei rimbalzi, i colpi di fortuna o la particolare caratterizzazione grafica ma il tripudio sonoro che Peggle 2 è in grado di sprigionare. Ad ogni collisione della sfera con i pegg corrisponde una nota musicale, ogni combinazione riuscita scatena un trascinante mix di effetti sonori e gingle mentre sullo sfondo fanno da colonna sonora temi celebri di musica classica. L’apice viene raggiunto alla fine di ogni livello, enfatizzato dal celeberrimo movimento finale della nona sinfonia di Beethoven, l’Inno alla Gioa. Forse più del gameplay stesso, il comparto sonoro nel suo complesso crea un’empatia davvero ragguardevole e fa passare in secondo piano l’aspetto grafico del gioco. La caratterizzazione dello stile non si allontana dalla “cartoonesca” tradizione PopCap, simpatica, divertente, coloratissima ed estremamente pulita ma senza particolari virtuosismi, soprattutto in relazione agli effetti speciali. Durante le fasi di gioco è capitato di notare alcuni cali di fluidità, ma si è trattato di episodi piuttosto rari e non hanno compromesso l’esperienza di gioco

In coda allo store?

Nei prossimi mesi sicuramente arriveranno sullo store di Xbox One parecchi puzzle game in grado di proporre valide alternative ma in questo momento Peggle 2 è solo soletto e non ha concorrenza, dunque, se siete amanti del genere non avete scelta. Il prezzo non è proibitivo, 11.99€, ma considerando l’offerta su altri dispositivi di altri titoli simili e anche più riusciti, ci piacerebbe vedere sullo storecifre di acquisto più appetibili. Peccato non ci siano le classifiche online dei propri punteggi ma il produttore Jared Neuss ha promesso che presto verrà introdotta la modalità “duel” che permetterà di giocare in multiplayer sia in locale che online. In questo caso Peggle 2potrebbe essere un titolo da non lasciarsi sfuggire.