
Recensione Patapon 1+2 Replay
di: Simone Cantiniin un mondo ideale Sony avrebbe dato un seguito alle due portatili più belle della storia, regalandoci le degne eredi di PSP e PS Vita. in un mondo ideale, sempre la Sony di cui sopra non avrebbe nemmeno chiuso Japan Studio, che proprio sul suo primo handheld vide la nascita dei due giochi protagonisti di Patapon 1+2 Replay. Certo, la realtà attuale é ben lontana da questa idilliaca visione, ma per lo meno il colosso nipponico ha visto bene di dare in licenza a Bandai Namco alcune delle sue IP dimenticate. E vediamo di farcelo bastare…

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Terra promessa
L’ultima volta in cui abbiamo incrociato il pad con i Patapon, per quanto in maniera assai marginale, é stata grazie ad Astro Bot. Un cameo, quello delle buffissime e stilizzate creaturine canterine, non certo in grado di rappresentare un vero e proprio comeback. Tale compito spetta, invece, a Patapon 1+2 Replay che, come suggerisce il nome, ci ripropone i primi due capitoli di questa serie, fortunatamente in maniera più decorosa di quanto visto qualche anno fa su PS4. Certo, ai più attenti non può sfuggire l’assenza di quel terzo capitolo così fortemente incentrato sull’online, che proprio per questa caratteristica avrebbe necessitato di ben altro lavoro da parte del team di Bandai Namco.

A prescindere da mancanze più o meno giustificate, a non latitare é la bizzarria di fondo che anima questa saga, a metà strada tra il rhythm game ed il gioco di ruolo. Protagonisti della coppia di avventure saranno i Patapon del titolo, piccole creaturine che mirano a raggiungere la leggendaria Fineterra. Per farlo sarà necessario il nostro aiuto che, nei panni di una onnipotente divinità, ne andremo ad accompagnare il cammino, ovviamente a tempo di musica.

Lontane dal voler raccontare una storia appassionante e stratificata, le due campagne presenti in Patapon 1+2 Replay mettono in scena avventure leggere e buffissime, meri collanti utili ad inanellare i vari livelli di gioco. A dispetto di questa essenzialità di fondo, sarà davvero difficile non rimanere ancora una volta conquistati dai bizzarri personaggi messi sul piatto dal compianto studio ai tempi in forza a Sony.

Cantiamo per la vittoria
Al di là di un setting minimale ma sicuramente accattivante, a colpire nel segno ai tempi del debutto dei titoli presenti in Patapon 1+2 Replay fu senza dubbio il gameplay. Durante i vari stage saremo chiamati a gestire l’avanzata delle nostra armata, le cui azioni saranno scandite a tempo di musica, inserendo combinazioni di tasti legate al reperimento di particolari tamburi. La oramai leggendaria serie PATA PATA PATA PON (Cerchio, Cerchio, Cerchio, Quadrato su console Sony), avrà il compito di far avanzare le nostre truppe, mente PON PON PATA PON (a voi il compito di intuire gli input) farà sì che i nostri guerrieri attacchino.

Si tratta solo della punta dell’iceberg, dato che man mano che andremo avanti si amplieranno le possibilità, e starà a noi scegliere di volta in volta l’azione più indicata da compiere. Mantenere il giusto ritmo,inoltre, ci consentirà di attivare una striscia di combo, che culminerà nella modalità Fever, utile per massimizzare le azioni compiute, ma anche. per accedere ai Miracoli, potenti mosse in grado di fornire svariati vantaggi.

Un concept tanto semplice quanto buffissimo, a cui si andrà ad affiancare la gestione della. ostia tribù. Partiremo con un porta stendardo ed un piccolo gruppo di lanceri, ma man mano. che andremo avanti avremo accesso ad altre classi, che potremo reclutare investendo le risorse recuperate nel corso delle missioni. Inoltre potremo anche avere accesso ad equipaggiamenti, in grado di migliorare le statistiche della nostra armata. Scordatevi la complessità di un ruolistico nudo e crudo, ma pur nella sua semplicità il mix di meccaniche messe sul piatto riesce ad interrompere con efficacia il flow ritmico del gameplay.

Uscite dalla mia testa!
Insomma, con Patapon 1+2 Replay ci troviamo al cospetto di una ottima riproduzione di due piccoli classici, con il secondo episodio che rimane ancora una spanna avanti al capostipite, visto il modo in cui migliora ed affina le meccaniche di base. Se c’é poco da obiettare all’idea di base originale, poco si può dire anche nei confronti del lavoro svolto da Bandai Namco, che per quanto efficace si è limitato al minimo indispensabile: al di là della possibilità regolare l’input lag dei controlli (giocare la vecchia release PS4 era un incubo in tal senso) e di visualizzare a schermo le sequenze disponibili, il lavoro di rimasterizzazione si e limitato al semplice aumento della risoluzione.

Se le sequenze di gameplay appaiono davvero ben definite e pulite, l’assenza di ritocchi ai filmati risulta alquanto visibile, al punto che appaiono un pelo più sgradevoli alla vista. Bizzarra anche la scelta di rendere disponibili le citate opzioni di accessibilità solo nel menu principale della collection, situazione che obbliga ogni volta ad uscire dal gioco qualora si volesse intervenire sui vari settaggi. Fortunatamente, il comparto sonoro é rimasto invariato, quindi preparatevi a ritrovarvi a canticchiare per giorni le maledette melodie intonate dai Patapon.

Patapon 1+2 Replay non ha certo l’ambizione di rinnovare il franchise nato grazie all’estro di Japan Studio (per quello vedremo cosa ci aspetta con Ratatan), ciò nonostante si tratta di una buonissima occasione per tornare a rivivere le due epopee di questi canterini esserini neri. Presentate nella loro versione originale, senza alcuno stravolgimento strutturale, le avventure in questione hanno beneficiato di un lavoro di ripulitura alquanto essenziale, che si apprezza per la presenza di benvenute opzioni di accessibilità, ma che rimane comunque un esilissimo compitino. Al netto di ciò, anche in virtù di un costo tutto sommato corretto, è la bontà intrinseca di queste due esperienze a valere da sola il prezzo del biglietto. Sicuramente consigliato a chi si vuole avvicinare (o anche solo godere ancora una volta) a questa particolare saga, capace di divertire ancora oggi, a ben 18 anni dal suo debutto originale.