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Recensione Overcooked

di: Simone Cantini

Masterchef ed Hell’s Kitchen saranno di sicuro nomi decisamente familiari ai più giovani, ma sono anni che la passione per la cucina in TV detta legge, sin dai tempi del tubo catodico, quando in Cucina con Wilma accompagnava, sull’oramai defunta Telemontecarlo, i telespettatori verso la meritata cena. Che l’arte culinaria abbia, quindi, un posto nei cuori di tutti noi è un dato assodato, così come la sua presenza anche in versione puramente virtuale, a partire dal vetusto Burger Time fino a giungere al più recente Overcooked.

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Ambrogio, avrei un certo languorino…

Certo che fa davvero strano vedere un buffo figuro come il Re Cipolla presagire la fine del mondo, minacciato da un’entità decisamente fuori di testa come la Belva, un’antropomorfa e mostruosa versione degli spaghetti con polpette. Vorace e famelica, la creatura può essere sopita soltanto a colpi di manicaretti, peccato che i due cuochi chiamati a scongiurare l’apocalisse siano ancora inesperti, quindi perché non spedirli indietro nel tempo per consentirgli di farsi le ossa e giungere, infine, pronti allo scontro finale? Vi sembra una trama assolutamente fuori di testa? Beh, avete fatto centro. Ma la follia di Overcooked non si esaurisce certo con le sue bizzarre premesse, ma scivola sinuosa fino a toccare i livelli teatro del suo gameplay semplice, ma contemporaneamente accattivante. A patto di essere fruito in compagnia.

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È crudo!

Inutile girarci attorno: nonostante Overcooked possa tranquillamente essere giocato in solitaria, è sfruttando la sua componente multiplayer che il titolo realizzato dai due ragazzi di Ghost Town Games riesce a soddisfare gli stomaci degli avidi videogiocatori. Lo story mode ci vedrà impegnati a gestire i due cuochi di cui sopra, pronti a preparare e servire ad un platea affamata i più gustosi manicaretti. Per farlo sarà necessario affettare gli ingredienti, metterli sul fuoco, impiattarli e preoccuparsi della relativa pulizia delle stoviglie. Necessario sarà quindi, proprio come in una vera cucina, un ottimo gioco di squadra, con conseguente suddivisione dei compiti. Giocando da soli sarà possibile passare in ogni momento da un personaggio all’altro, tramite la pressione di un tasto, ma è ovvio come il top in fatto di immersione e divertimento si raggiunga se ad affiancarci ai fornelli intervenga un amico in carne ed ossa. È in questi casi che la cara e vecchia comunicazione, come ci insegna il buon Gordon Ramsey, assuma un ruolo decisamente centrale e spassoso. A corroborare questo senso di speziata follia ci pensano anche i vari stage, animati da idee assolutamente imprevedibili e decisamente divertenti: che ne dite di un piano di lavoro che cambia costantemente layout, costringendoci a rincorrere alla bisogna gli strumenti necessari? Oppure perché non mettersi a pelare patate a bordo di due van che corrono appaiati? Le idee, fortunatamente, non mancano. Assente ingiustificata è però la possibilità di sporcare piatti tramite il web, dato che il multiplayer si limita unicamente a proporre una modalità locale (anche sfruttando in cooperazione un solo pad): capisco che scazzarsi con un compagno a pochi centimetri da noi sia decisamente più spassoso che farlo con una voce lontana anche centinaia di chilometri, ma visto che tra digitale, abbonamenti e quanto altro la rete è oramai un’ingombrante presenza del nostro hobby preferito, non vedo perché negarci anche questa possibilità. Non sarà certo un astice raffinato, ma non per questo il suo essere piuttosto una gustosa bruschetta rende meno gradevole ai nostri occhi il comparto grafico di Overcooked. La semplicità non sempre è un difetto, specie se condita da uno stile simpaticissimo e, per quanto essenziale, ben realizzato.

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Cucinare in solitaria è di sicuro possibile e non per questo privo di soddisfazioni, ma come ci insegnano i grandi chef è cucinando in brigata che spesso si creano i più grandi capolavori culinari. Ed Overcooked sembra sposare in pieno questa filosofia, lasciando al fisico gioco di squadra le portate migliori. Peccato soltanto per la scelta di limitare il tutto ad una collaborazione strettamente a chilometro zero…