Recensione Oreshika: Tainted Bloodlines
Certo che il mondo è davvero bizzarro. Dite la verità, anche voi fate parte di quella schiera di player che, nel lontano 1999, avete ardentemente sperato che Ore no Shikabane o Koete Yuke venisse localizzato anche in occidente. No? Mai sentito nominare? Eppure sono certo che, seppur non riferite a questo particolare gioco, non mi sono sognato tutte le preghiere volte a veder sbarcare anche dalle nostre parti la stragrande maggioranza dei prodotti destinati al mercato nipponico. Però, come detto in apertura, il mondo è davvero bizzarro ed oggi che questi sogni un tempo arditi sono oramai divenuti realtà pare non essersene accorto nessuno. Infatti chi di voi ha la benché minima idea dell’esistenza, in lingua a noi più potabile, di Oreshika: Tainted Bloodlines?
di: Simone CantiniCerto che il mondo è davvero bizzarro. Dite la verità, anche voi fate parte di quella schiera di player che, nel lontano 1999, avete ardentemente sperato che Ore no Shikabane o Koete Yuke venisse localizzato anche in occidente. No? Mai sentito nominare? Eppure sono certo che, seppur non riferite a questo particolare gioco, non mi sono sognato tutte le preghiere volte a veder sbarcare anche dalle nostre parti la stragrande maggioranza dei prodotti destinati al mercato nipponico. Però, come detto in apertura, il mondo è davvero bizzarro ed oggi che questi sogni un tempo arditi sono oramai divenuti realtà pare non essersene accorto nessuno. Infatti chi di voi ha la benché minima idea dell’esistenza, in lingua a noi più potabile, di Oreshika: Tainted Bloodlines?
Maledetto il giorno che ti ho incontrato!
Seppur nato come seguito di quel misconosciuto titolo citato in apertura, Oreshika: Tainted Bloodlines si limita a riproporre su PS Vita solo alcune meccaniche prese in prestito dal capitolo originale, calando il tutto all’interno di una storyline originale. Ambientante nel sempre affascinante Giappone feudale, le vicende ora narrate vedono il nostro clan accusato della scomparsa di sei sacri artefatti, la cui assenza ha scatenato in tutto il paese la furia degli dei. Almeno questo è quello che il malvagio stregoneSeimei ha fatto credere all’imperatore che, per tentare ti arginare la collera degli spiriti, decide lo sterminio di tutta la nostra progenie. Fortuna vuole che le divinità, turbate da questa menzogna, decidano di giungere in nostro soccorso, riportando in vita i membri del clan al fine di poter sconfiggere il perfido Seimei e riportare l’ordine sul suolo nipponico. Purtroppo però, quasi subodorando l’intervento celeste, lo stregone aveva gettato una maledizione sulla famiglia, limitando la vita di tutti i suoi componenti a soli due anni e impedendone la riproduzione con i comuni esseri umani. Come fare, quindi, a portare avanti in così poco tempo i nostri propositi di vendetta? L’unico modo per espandere la stirpe risiederà nell’unirsi con gli stessi dei, oppure con altri membri del clan: evitate, dunque, di affezionarvi troppo ad un personaggio dato che la dicotomia vita/morte sarà una costante di Oreshika: Tainted Bloodlines.
Time is running out
Il primo passo da compiere nel tentativo di sconfiggere Seimei consisterà nel dare un volto ai 3 membri iniziali della nostra dinastia (magari scattandoci anche una foto tramite la fotocamera di PS Vita). Quindi sarà il turno di decidere la loro tecnica di combattimento, all’interno di un set di specializzazioni che comprende Spadaccini,Alabardieri, Lancieri, Arcieri, Demolitori, Fucilieri, Danzatori ed Esperti di Arti Marziali, la cui scelta influenzerà la tipologia di approccio alla lotta, la gittata dei colpi e le varie caratteristiche. Fatto questo faremo la conoscenza di quella che sarà la nostra guida per tutta la durata dell’avventura, ovvero la donnola antropomorfa Kochin, indispensabile almeno inizialmente per comprendere le meccaniche di gioco e le varie opzioni presenti all’interno della nostra dimora. Qua potremo, oltre a controllare equipaggiamenti e statistiche del clan, sviluppare la nostra città, di modo da avere accesso ad oggetti sempre nuovi e più potenti, tributare offerte alle varie divinità e, fondamentale ai fini del gioco, unirsi a loro per procreare. Tramite questo processo, chiamato Rito dell’Unione, sarà possibile fondere le caratteristiche dei nostri scarsamente longevi personaggi con quelle di uno dei molteplici spiriti che sbloccheremo nel corso dell’avventura, ognuno dotato ovviamente delle proprie singolari peculiarità.
Scegliere di volta in volta quello più affine al nostro guerriero sarà, dunque, la chiave per dare vita a personaggi sempre più potenti, in perfetto stile Rogue Legacy. Questo senso di crescita progressiva si applica anche ad alcuni (costosi) equipaggiamenti: spendendo ingenti somme di denaro, infatti, potremo commissionare oggetti unici che verranno tramandati di personaggio in personaggio divenendo loro stessi mano mano più prestanti. Approntata la nostra squadra, giungerà il momento di iniziare ad esplorare i dungeon che costellano la mappa di gioco. L’incedere risulterà, specie in quelli più intricati, decisamente caotico a causa dell’assenza di una mappa globale dell’area esplorata. Ad ostacolarci troveremo anche un ricco campionario di ostili creature, pescate dal ricco folklore nipponico. Gli scontri con questi esseri avverranno secondo un classico schema a turni, presentando comunque alcune interessanti particolarità. Prima di ogni combattimento una sistema di rulli rotanti, simili a quelli visti in Crisis Core, ci indicherà il bottino che ci spetterà in caso di vittoria. Essere veloci, in questo caso, sarà fondamentale, dato che protrarre per troppo tempo la lotta potrebbe portare il caposquadra avversario a fuggire con il malloppo, lasciandoci in tasca solo i punti esperienza dati dai nemici uccisi: sarà quindi saggio gestire al meglio i vari attacchi, di modo da massimizzare le ricompense. Non mancheranno, ovviamente, varie tecniche speciali e gli immancabili attacchi segreti, capaci di infliggere ingenti danni agli avversari di turno. Le creature, comunque, non saranno l’unico elemento che ostacolerà il nostro incedere, dato che dovremo fare i conti anche con l’implacabile scorrere del tempo: la permanenza nei vari dungeon, difatti, è regolata da una sorta di orologio formato da fiammelle, il cui totale esaurimento sancisce il passare di un mese. Data la bassissima aspettativa di vita dei nostri personaggi appare chiaro come sia indispensabile scegliere di volta in volta se sia più saggio ritirarsi alla base, piuttosto che proseguire con l’esplorazione. Appare chiaro come tutta l’infrastruttura ludica, seppur appartenente al filone classico dei jrpg, presenti peculiari caratteristiche che aiutano Oreshika: Tainted Bloodlines a dire la sua all’interno di un genere decisamente inflazionato, specie sulla portatile Sony. Peccato che questa ricchezza si sposi con una struttura narrativa che, a dispetto delle iniziali premesse, si è rivelata decisamente mal sviluppata e poco chiara in merito a quelli che sono i vari obiettivi richiesti. Fortuna che ci penserà Kochin a tirarci fuori dall’impasse qualora non sapessimo davvero quali pesci prendere…
L’arte delle immagini
Se avete giocato ad Okami (in caso contrario fatelo SUBITO!) potete già avere un’idea di quello che è l’aspetto grafico di Oreshika: Tainted Bloodlines: traendo ispirazione alla tecnica pittorica dell’ukiyo-e, l’impatto grafico restituito dal gioco è quanto mai gradevole. Simile ad una sorta di quadro in movimento, la grafica dell’esclusiva PS Vita è senza dubbio il punto di forza dell’intera produzione, al pari della caratterizzazione del bestiario e delle divinità che è possibile incontrare nel corso dell’avventura. Perfettamente in linea con le atmosfere è il comparto sonoro, ricco di temi che rimandano alla tradizione musicale giapponese. Un plauso, inoltre, va rivolto alla longevità e all’accessibilità del gioco, in grado di accontentare sia il novizio che il giocatore più hardcore: in qualunque momento, difatti, sarà possibile intervenire sul livello di difficoltà del gioco, fattore che andrà ad impattare anche sulla durata complessiva dell’esperienza, capace di spaziare all’interno di un range compreso tra le 30 e le 100 ore.
Prima (e forse unica?) esclusiva di un certo peso per PS Vita di questo 2015, Oreshika: Tainted Bloodlines è un jrpg decisamente solido e ben costruito nelle sue meccaniche ludiche, oltre che dotato di una discreta originalità. Bellissimo da vedere e divertente da giocare, il titolo soffre però di una serie di incertezze che ne minano in parte la bontà: l’assenza di una storyline presentata in maniera efficace, unita ad un focus sui vari obiettivi poco chiaro, sono elementi che purtroppo non possono passare in secondo piano in una produzione ruolistica. Certo che se fate parte di quella razza mitologica di player che ho citato in apertura fareste bene a non farvi ugualmente sfuggireOreshika: Tainted Bloodlines. Poi se siete in cerca di un gioco originale e, comunque, ben strutturato, potreste anche concedere una possibilità al titolo, complice anche un prezzo di vendita decisamente aggressivo.