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Recensione One Piece: World Seeker

di: Marco Licandro

Amate One Piece, avete giocato tutti i vari videogiochi della serie, ma non siete mai rimasti pienamente soddisfatti. Vi serve qualcosa di più di soli combattimenti fini a sé stessi: vi serve una trama, una narrazione, un nuovo nemico, un vasto mondo da esplorare.
Beh, eccovi accontentati. One Piece: World Seeker offre esattamente questo, e almeno sulla carta sembra tutto molto valido. Ma supererà la prova del gameplay?

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La trama in breve

La storia del gioco introdurrà nuove location e alcuni personaggi inediti. Rufy e la sua banda tenteranno di acquisire un ricco bottino presente in una prigione volante, e quale metodo migliore di entrarvi se non facendosi catturare? Nonostante ciò, la realtà verrà presto a galla: non vi è nessun tesoro a bordo. Grazie e tanti saluti, i nostri eroi salteranno quindi giù precipitando coraggiosamente in mare. Una volta rinvenuti su una spiaggia, scopriremo di aver perso di vista il team e di essere approdati su di un’isola, sulla quale vi si è insediata la Marina, la quale dirama le sue truppe militari in giro creando discontento nella popolazione che solo ambisce a vivere in pace. Faremo quindi la conoscenza di Jeanne, personaggio inedito del gioco, la quale ci chiederà aiuto per sistemare le cose.

Uno specchietto per le allodole

L’impatto iniziale è incredibile. Un open world discretamente vasto, pieno di colori, alberi, edifici, spiagge soleggiate, tutto da esplorare. Lo stile è quello di Eiichiro Oda, le ambientazioni riflettono moltissimo le caratteristiche dell’anime, perciò è con grande entusiasmo che iniziamo la nostra avventura, per rimanere immediatamente interdetti.
Nonostante il titolo sembri un action rpg in terza persona, il metodo di controllo è praticamente identico a quello di uno sparatutto. Un cerchietto bianco, come un mirino, punta sempre al centro dello schermo – così come la telecamera – portando di fatto a dover muovere costantemente l’analogico destro per poter interagire con oggetti e persone, e persino durante i combattimenti. Inutile dire che questa contrapposizione di stili faccia rabbrividire, ma la speranza, si sà, è l’ultima a morire. Eppure muore.
Come ogni JRPG avremo i soliti dialoghi infiniti (non parlati) e tanto fan service, e dovremo fare subito delle missioni fetch iniziali che ci manderanno qua e la così da prendere confidenza con il mondo di gioco. Ed è qui che noteremo una particolarità, la quale inizia come una sensazione, per poi diventare certezza: dove sono finiti tutti?

C’è nessuno?

Il mondo di One Piece: World Seeker è, ahimè, quasi totalmente vuoto. L’Unreal Engine 4 lo fa splendere grazie ad un cell shading grandioso e ben fatto, ma… dove sono tutti? Non vi sono animali o belve feroci ad abitare l’isola, ma neppure quegli abitanti che tanto sembrano desiderare la pace. Andare dal punto A al punto B diventa per lo più un peso per via delle dimensioni della mappa, e non essendoci niente e nessuno nel mentre, non comprendiamo quindi il senso di crearla così vasta. Anche arrivando nelle città, ricche di palazzi, case, viuzze laterali che sembrano solo pronte per essere esplorate, notiamo come manchi totalmente l’afflusso di gente. Solo in zone come piazze e ponti principali noteremo all’incirca una decina di personaggi non giocanti, ma tutti gli altri? Beh, gli altri sono i nemici, piazzati in punti specifici della mappa e dal respawn facile, i quali sembrano esistere con il semplice scopo di dare fastidio. Non essendoci veramente sfida nei combattimenti, i nemici sono semplicemente d’impaccio, e rallenteranno l’unico elemento rilevante del gioco: l’esplorazione.
Tramite vari upgrades, infatti, è possibile utilizzare il potere di Rufy così da scagliarsi in cielo e attraversare rapidamente il mondo di gioco in libertà, salvo per alcuni nemici provvisti di fucile da cecchino e disseminati qua e la,  i quali sapranno sempre e comunque la nostra posizione, poco importa se siano così distanti che neanche il giocatore sappia dove essi siano. Immaginate quindi scagliarvi in alto solo per venire colpiti da nemico X posto chissà dove così da farci nuovamente cadere a terra. Che divertimento!

L’azione di gioco

Il menu del personaggio permetterà di comprare nuove azioni per Rufy in cambio di punti, i quali verranno conquistati finendo missioni ed eliminando nemici. Le varie azioni sono divise per genere, e possono essere esplorative (come può essere scagliarsi verso un oggetto o personaggio, e successivamente planare rimanendo in aria) così come relative ai combattimenti, sbloccando nuove mosse normali e speciali. Non essendovi combo, per combattere bisognerà semplicemente premere lo stesso pulsante più volte o cambiarlo per selezionare un tipo differente di attacco, i quali possono variare selezionando tra l’altro lo stile di combattimento. Le mosse speciali permetteranno di scagliare devastanti attacchi in pieno stile anime così da far fuori l’avversario. Torniamo quindi alla questione del puntatore da sparatutto al centro dello schermo. Se lo stile degli attacchi sembra quindi tentare quello di un Action, per quale motivo costringere il giocatore a dover mirare costantemente verso il nemico spostando quindi il mirino della telecamera al centro dello schermo?

Traiamo il punto della situazione

Saremo brevi: World Seeker sembra un prodotto che avrebbe potuto fare la gioia di tutti i fan, ma non solo ha preso delle decisioni di gameplay spiacevoli, ma è soprattutto incompleto. Il mondo di gioco è vuoto, e porta il giocatore alla disperata esplorazione per potersi divertire, attaccando i nemici e facendo missioni attendendo il fatidico momento in cui il divertimento arrivi, senza però che questo accada. Graficamente è una gioia per gli occhi, ma come gameplay non ci siamo proprio. Non è completamente malvagio e se siete fan sfegatati sicuramente si farà giocare, ma neanche Rufy e la sua ciurma insieme potranno sconfiggere il nemico più grande del titolo: la noia.