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Recensione Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas

di: Marco Licandro

Quando Oceanhorn uscì su iOS nel Novembre del 2013, la community di giocatori fece i salti di gioia. Arrivava su smartphone e tablet, infatti, un signor gioco, con una splendida grafica ed una giocabilità molto simile a quella di una console casalinga. Ma la cosa che più ha fatto colpo è stata la somiglianza con una saga, il cui stile è davvero difficile da ritrovare su mobile. Parliamo di Legend of Zelda. Tutto, di Oceanhorn, sembra infatti ispirato alla famosa saga Nintendo, dallo stile al gameplay, e persino le musiche sono state curate particolarmente, con alcune composizioni originali di Nobuo Uematsu (Final Fantasy, Chrono Trigger). Se la caverà bene anche su console di nuova generazione?

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Legend of Oceanhorn

È notte quando il padre del nostro piccolo protagonista deciderà di partire per poterci proteggere, andando a sconfiggere il pericoloso Oceanhorn, pericolosa bestia che minaccia i mari e la vita di tutti gli abitanti. Una volta svegliati scopriremo così della scelta del padre, ma non potremo piangerl a lungo in quanto la collana della madre inizierà a brillare ed a muoversi come avesse una volontà propria. Addentrandoci in vari dungeon, affrontando mostri e puzzles, scopriremo la nostra connessione con Oceanhorn ed il nostro destino intrecciato l’uno con l’altro, andando così all’avventura, di isola in isola, armati di spada e scudo, per ritrovare il nostro padre smarrito e porre così fine alla minaccia che incombe.

Le similitudini con Legend of Zelda si sprecano, a partire dallo stile Wind Waker, al gameplay fatto di vasi e massi da lanciare, monete da scovare, forzieri da scoprire, porte da spalancare e isole da perlustrare, nonché le immancabili boss battles che fanno pensare al titolo come ben più che ispirato alla celebre saga Giapponese.

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Dal tocco al pad

Ultimamente vi è davvero un brutto andazzo di porting, materiale trasferito con davvero poca cura da una piattaforma di origine a quella di destinazione, nonostante target e gameplay siano completamente diversi. Abbiamo avuto il dispiacere di recensire alcuni titoli in passato su PS4 o Xbox One palesemente sviluppati per tablet, e spinti con forza su console casalinga con la semplice aggiunta del supporto al pad.

Fortunatamente, per Oceanhorn le cose sono leggermente diverse, perché sì il titolo è apparso originariamente per essere fruito su mobile con l’utilizzo del tocco, ma per chi lo ha giocato saprà che nonostante i comandi fossero piacevoli, il gioco non è mai stato davvero sfruttato a dovere per il tablet, in quanto pensato più per essere un’esperienza da console fissa su portatile. Il passaggio quindi sulla tv di casa arriva senza sorprese, specialmente dopo essere già precedentemente rilasciato su Android e successivamente PC e Mac, e pad alla mano l’esperienza è appagante.

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Grafica al massimo

La sensazione è quella di ritrovare il gioco lì dove appartiene. I tasti fisici regalano una sensazione di controllo maggiore, caratteristica imprescindibile dal genere del titolo, il quale metterà alla prova il giocatore con puzzle, mostri, ed un ambiente di gioco che difficilmente perdona le sviste dovute alla poca precisione nel tocco. Cuori contati, mostri talvolta ottusi, e la stessa curiosità e avidità del giocatore nel cercare tesori lo porteranno spesso a vagabondare per i livelli, evitando accuratamente i mostri, pur di evitare di soccombere. Grazie al pad questo accade meno, in quanto saltare ad un piano inferiore, o affrontare un mostro vicino ai bordi di un dirupo, sarà nostra scelta e soprattutto sotto il nostro controllo, evitando quindi quegli errori di gameplay non voluti che sono quelli che poi rovinano essenzialmente l’esperienza di gioco.

Le interfacce di gioco sono state migliorate dalla versione mobile, ed il titolo gode di una grafica in Full HD nonché dei famigerati 60fps, che rendono l’azione veramente scorrevole. Avendo inclusa anche l’espansione uscita nel 2014 che include una nuova isola ed un minigame di pesca, Oceanhorn ha il potenziale di oltre 15 ore di gioco.

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E su portatile Sony?

La versione PS VITA racchiude l’esperienza già vista su PS4 ma su piccolo schermo. Essendo la console anche touch, gli sviluppatori hanno pensato di sfruttarlo per la gestione del menu, il quale sarà oblungo e scorrevole in orizzontale. Comodo essendo già a portata di dita, ma comunque non indispensabile in quanto utilizzabile comunque dai pulsanti fisici.

Nota negativa in questa versione è la mancanza di un salvataggio cross-platform che permetta di continuare su PS VITA il viaggio iniziato già prima su PS4. Questo tipo di salvataggi è in realtà molto gradito dai giocatori, in quanto chi ha entrambe le console può utilizzarle a mo’ di Nintendo Switch, alternando il gameplay da casalinga a portatile, portando con sé il divertimento.

Questo appunto non è possibile, ma speriamo che gli sviluppatori aggiungano una patch in seguito per garantirne il supporto.

Conclusione

Da mobile a console vi è un guadagno in termini di giocabilità che rende il titolo decisamente appetibile, grazie anche al prezzo budget al quale viene venduto. Bisogna comunque tener conto che nonostante le similitudini, The Legend of Zelda resta tre spanne e mezzo superiore, e non basta uno stile grafico ed un gameplay fatto di spade, cuori e boss battles a conquistare il giocatore. Nonostante tutto, il titolo è piacevole, godibile, ed estremamente fluido, rendendo finalmente giustizia ad un ibrido che non si è mai trovato veramente a suo agio su tablet e che trova il suo giusto equilibrio grazie all’utilizzo del pad, nell’attesa del seguito che si spera arrivi direttamente sulla sua destinazione finale.