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Recensione Obliteracers

di: Simone Cantini

Quando si sceglie di scendere letteralmente in pista e proporre al grande pubblico un titolo corsistico dai toni giocosi, è matematicamente impossibile sfuggire al confronto diretto con sua maestà Mario Kart. Con gli anni, difatti, il racing targato Nintendo si è talmente raffinato da non lasciare altro che le briciole agli sparuti software che hanno avuto l’ardire di insidiarne il dominio. Sarà per questo motivo che gli australiani di Varklan Empire hanno visto bene di tentare un approccio sostanzialmente differente con il loro Obliteracers.

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Semplici variazioni sul tema

Diciamo subito che le similitudini tra il titolo in questione e la produzione nipponica si esauriscono nel voler presentare una serie di circuiti in cui si daranno battaglia dei buffi kart. È in tutto quello che ruota attorno a tali elementi estetici, ovvero il gameplay, che Obliteracers tenta furbamente di sfuggire all’impari confronto. La struttura della produzione australiana, difatti, non ci vedrà impegnati in frenetiche gare all’ultimo giro, in cui l’obiettivo principale sarà quello di giungere per primi al traguardo. Traslando il nocciolo ludico portante dei brawler, difatti, le quattro ruote motorizzate serviranno unicamente da curioso espediente per inanellare una serie di gare all’ultima kill che, sia in solitaria che in multiplayer, saranno regolate da quattro differenti modalità di approccio. In Eliminazione ogni sessione sarà suddivisa in vari round, in cui per ogni uccisione ci verrà assegnato un punto: la particolarità consiste nel fatto che una volta tolti di mezzo dovremo aspettare il turno successivo per rientrare in pista. Endurance, invece, non sarà altro che il classico deathmatch con respawn immediato. In Sopravvivenza sarà soltanto l’ultimo giocatore rimasto in gara ad aumentare il proprio score. Chiude il cerchio Leader, in cui sarà finalmente necessario guadagnare la testa della corsa, dato che soltanto colui che occuperà volta volta la prima posizione guadagnerà i punti derivati dalle varie kill. A leggere tra le righe, nonostante la buona volontà del team, appare comunque chiaro come la varietà non sia il piatto forte di Obliteracers, date le forti similitudini di fondo che accompagnano le varie modalità. A scombussolare in parte le carte in tavola, dunque, intervengono i vari tracciati che, pur se non presenti in quantità esorbitante, grazie alle varie variazioni sul tema riescono a differenziare quanto basta i vari scontri. Cosa che, invece, non si può dire di piloti e veicoli, le cui diversità saranno unicamente estetiche.

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Abbondanza sociale

Tecnicamente parlando Obliteracers si è rivelato un prodotto decisamente onesto, ma ben lontano dal fare sfoggio di una propria personalità. Lo stile visivo adottato, per quanto cartoonesco e colorato, appare non troppo ispirato e forse sin troppo funzionale al contesto. Fortunatamente le prestazioni sono esenti da critiche, grazie ad un fluidità di manovra ottimale. Buone notizie anche sul versante dell’interazione sociale, dato che sino a 16 giocatori potranno sfidarsi , sia in locale che online, in una gara all’ultima eliminazione. Pecca, invece, l’offerta riservata ai solitari, a causa di un singleplayer quanto mai blando e privo di un reale senso di sfida e progressione.

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Alla fine dei giochi Obliteracers si è rivelato un prodotto quanto mai onesto e furbo, ma privo di quel guizzo e di una sufficiente sfrontatezza capace di elevarlo dal ruolo di ottimo compitino. La scelta di non concorrere nella stessa categoria dei pesi massimi del genere, difatti, ha finito per restituirci un prodotto gradevole ma privo di carattere, capace sì di divertire ma privo di quel fascino e di quella insolenza capaci di garantirgli una presenza durevole sull’hard disk delle nostre console.