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Recensione Nobody Wants to Die

di: Luca Saati

La Polonia si sta rivelando una fucina di studi di sviluppo molto talentuosi e Critical Hit Games si unisce a quei team da tenere d’occhio per il futuro dopo aver giocato con grandissimo piacere alla sua opera prima, Nobody Wants to Die, uscita da pochi giorni sulle console di attuale generazione.

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AAA affittasi corpo

Nobody Wants to Die si apre con un video in stile Fallout che nella sua assurdità introduce in maniera efficace il giocatore al distopico futuro cyberpunk creato dai ragazzi di Critical Hit GamesNew York City, anno 2329, l’immortalità è possibile grazie a un “miracolo tecnologico” che permette di trasferire la propria coscienza in un altro corpo. Tutto bellissimo se ci si fermasse a questo, ma la legge istituita dal governo prevede che ogni cittadino al suo 21° compleanno debba pagare una costosa polizza per assicurarsi il diritto all’immortalità, chi non può permetterselo perde qualsiasi diritto sul proprio corpo che viene ibernato e messo all’asta per i più facoltosi coperti dalla suddetta polizza. La proprietà del proprio corpo è ormai un lontanissimo ricordo nel mondo di Nobody Wants to Die.

Il giocatore veste i panni di James Karra, un detective del dipartimento della mortalità della polizia di New York, che riceve il compito di indagare su un particolare caso di suicidio. Quello che inizialmente doveva essere un caso da chiudere alla svelta con un semplice rapporto, si trasforma ben presto in un caso di omicidio in cui si nascondono corruzione, intrighi politici e questioni sociali mettendo in luce tutto il marciume che si cela dietro questa inquietante distopia. Quello di Nobody Wants to Die è un racconto intricato che mi ha saputo incollare sin dal primo istante e per tutte le cinque ore che mi ha richiesto per arrivare ai titoli di coda. Il world building che mescola elementi cyberpunk e noir, un protagonista ben caratterizzato e una scrittura sopraffina aggiungono ulteriore sostanza a una trama davvero intrigante e coinvolgente. C’è anche un buon senso di rigiocabilità dato che nel gioco sono presenti scelte morali che vanno a impattare direttamente su uno dei tre finali sbloccabili.

Ricostruire la scena del crimine

Nobody Wants to Die è un’avventura narrativa in prima persona dalla struttura lineare che alterna sequenze interamente dialogate. Quest’ultime coinvolgono principalmente il protagonista e Sara Kai, la sua collega e consulente con cui comunica tramite auricolare. Si tratta di momenti molto introspettivi che permettono di approfondire la conoscenza di James e Sara e del loro misterioso background che si rivelerà una parte fondamentale della trama. Alcune di queste scelte sono grandi e, come detto qualche riga più sopra, vanno a impattare direttamente sul finale del gioco. Altre invece sono più piccole e possono sbloccare qualche dialogo opzionale.

Arrivato sulla scena del crimine, il protagonista si avvale non tanto della sua esperienza come detective, ma di una serie di gadget. Il più importante è sicuramente il ricostruttore che permette letteralmente di ricostruire la scena del crimine. Il tutto inizia da dei punti di interesse, dopodiché si prende il gadget e con un breve minigioco si attiva la ricostruzione che consente di mandare la scena del crimine avanti e indietro per capire cos’è successo e sbloccare ulteriori punti di interesse e proseguire nella ricostruzione. In alcuni momenti si possono usare altri due gadget, lampada UVA e i raggi X, per scoprire ulteriori indizi. Si tratta di un gameplay investigativo essenziale che ben si adatta al contesto del videogioco e con un effetto scenico, quello del ricostruttore, davvero bello da vedere. Peccato che tutta la fase d’indagine risulti troppo lineare e guidata.

In un paio di momenti si interagisce anche con una lavagna virtuale in cui vengono messi a raccolta tutti gli indizi raccolti fino a quel momento e collegarli per avere un quadro più chiaro della situazione. Il problema è che anche qui risulti tutto estremamente guidato e impossibile sbagliare come durante l’indagine.  Sbagliare in Nobody Wants to Die è praticamente impossibile, al massimo ci si può bloccare qualche istante perché è sfuggito qualche indizio, ma anche qui il gioco mette a disposizione dei suggerimenti su come proseguire.

Graficamente Nobody Wants to Die ha saputo sbalordirmi con il suo uso dell’Unreal Engine 5. Sicuramente la linearità dell’esperienza di gioco ha consentito al team di sviluppo di spingere sul dettaglio grafico enfatizzato da uno splendido sistema d’illuminazione. A stupirmi in particolar modo è la direzione artistica con il suo mondo cyberpunk che dà la sensazione che la tecnologia si sia evoluta a partire dagli anni ’30 con auto d’epoca che svettano nei cieli di una New York City oscura e inquinata dove la pioggia acida cade incessante e le luci artificiali dei neon illuminano il suo paesaggio. Gli interni non sono da meno risultanto ricchi di dettagli che vanno ad arricchire una narrazione ambientale efficace. Molto buono anche il doppiaggio in inglese (la localizzazione dei testi in italiano è presente), e piacevole al colonna sonora con le sue note doom jazz.

Il prezzo dell’immortalità

Nobody Wants to Die è una piccola perla e una bella sorpresa di questa calda estate che ha saputo convincermi grazie a una narrativa cruda e diretta che mi ha immerso in un mondo cyberpunk noir inquietante in cui la distanza tra ricchezza e poverà ha creato una spaccatura sociale irrecuperabile. Peccato solo per un gameplay eccessivamente guidato e lineare.