Recensione NiOh
di: Simone CantiniIl successo altrui è pericoloso, ancor più nello spinoso mondo del videogaming. L’essere citati di plagio, patetici scimmiottamenti o maldestri tentativi di emulazione è questione di piccoli, infinitesimali, elementi. E quando si sceglie di percorrere l’ardua strada tracciata da From Software con la serie Souls il rischio è elevatissimo, soprattutto a causa della intransigente schiera di fan che i titoli nipponici sono riusciti a alimentare nel corso degli anni. Sotto i colpi delle loro feroci critiche era, più o meno, già caduto l’interessante Lords of the Fallen, trattato più come il fratello stupido della famiglia che non come un cugino di primo grado, segno evidente di come gli individui cresciuti a pane e Miyazaki fossero incontentabili. E allora viene spontaneo chiedersi come potranno mai reagire al cospetto di quel nuovo, presunto, tentativo di lesa maestà che risponde al nome di NiOh.
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Tra storia e fantasia
Il tentativo di voler rovesciare il sovrano, con un’abile colpo di mano di stampo populista, si avverte sin dalle prime battute, ovvero dall’incipit narrativo che da il via alle peripezie del nostro buon William Adams. Se siete tra coloro che avete sempre visto non proprio di buon occhio la cripticità della narrazione dei Souls, vi farà senza dubbio piacere che nel caso di NiOh le vicende sono narrate in maniera molto esplicita, seppur talvolta un po’ troppo frammentata, rendendo il seguimento delle vicende avulso da complesse elucubrazioni intellettuali. Ovvio come questo possa essere percepito come un limite da parte dei puristi del genere, ma devo confessare che il poter seguire senza difficoltà (ad esclusione quella dovuta dal dover memorizzare un cospicuo numero di personalità nipponiche!) la storyline tracciata da Team Ninja è stata una piacevole sorpresa. Ciò non ha certo limitato la ricchezza del lore, dato che ogni oggetto recuperabile vanta la sua corposa descrizione, capace di incastonarlo in maniera unica all’interno di questa fantasiosa rivisitazione di fatti storici realmente avvenuti. Il team, dunque, sceglie di mettere apertamente sul tavolo la propria volontà narrativa, accompagnandoci a scoprire i motivi che hanno spinto il nostro William a salpare verso le coste nipponiche, alla disperata ricerca di Edward Kelley e della misteriosa pietra (e del suo contenuto) da lui trafugata. Una volta giunto in terra straniera, William finirà per incrociare la sua strada con Hattori Hanzo che lo introdurrà alla corte di Ieyasu Tokugawa, finendo con il renderlo una pedina cruciale della sua lotta per il potere. Non disdegnando, nel mentre, di falciare sotto i colpi delle sue lame centinaia e centinaia di Yokai, i demoni della mitologia nipponica che stanno mettendo a ferro e fuoco il territorio. Suddivisa, come abbiamo già visto in occasione delle precedenti analisi, in missioni autoconclusive, la strada che porterà William sino ai titoli di coda si è rivelata decisamente ricca di avvenimenti che, tra quest principali e secondarie, ci terrà impegnati per un considerevole numero di ore. Che potranno aumentare in maniera sensibile se sceglieremo di imbarcarci anche nelle Missioni Crepuscolo, versioni modificate (e decisamente più ostiche) di quelle già affrontate, oppure in seguito all’introduzione del comparto competitivo online.
Abbondante qualità
Se a livello strutturale e narrativo NiOh dimostra sin da subito di volerci presentare la propria versione del genere soulslike, lo stesso si può dire anche per quanto concerne il gameplay, decisamente molto più complesso e stratificato di quanto ci abbia abituato a sperimentare From Software. Sotto questo aspetto l’abilità innata di Team Ninja nel creare un combat system impegnativo ed appagante emerge in tutta la sua prepotente esplosività. Già la possibilità di scegliere e cambiare al volo, anche durante l’esecuzione di una combo, la stance della propria arma ha un impatto devastante sul gameplay di NiOh, capace di renderlo una perfetta fusione tra l’anima punitiva e hardcore dei Souls e gli action game di razza. A queste si unisce l’interessante meccanica del Ritmo Ki che, una volta padroneggiata a dovere, ci consentirà di sopperire all’evanescenza della barra della resistenza in maniera eccellente: premere il tasto R1 al momento giusto, difatti, ci consentirà in maniera istantanea di recuperare l’energia spesa nello sferrare i vari colpi, trasformando gli scontri in frenetiche e tecniche sessioni di button mashing estremamente calcolato. Le stesse armi, suddivise in varie tipologie, garantiscono una varietà di approccio decisamente ampia, varietà che aumenta in maniera esponenziale una volta sbloccate le differenti abilità uniche disponibili per ciascuna lama, le quali andranno ad incrementare il parco mosse di William e, di conseguenza, le modalità di ingaggio. Come se non bastasse ci verrà data anche la possibilità di apprendere le tecniche ninja e la magia Onmyo: le prime ci consentiranno di creare bombe, shuriken, kunai ed altre simpatiche diavolerie, mentre tramite il secondo ramo potremo creare talismani utili a potenziare le nostre capacità. Se poi siete amanti del crafting diverrete presto amici molto intimi del nostro caro fabbro, tramite la quale sarà possibile fondere tra loro equipaggiamenti già in nostro possesso, crearne di nuovi (recuperando i tomi necessari), oppure smantellare quelli in eccesso per recuperarne i materiali. Oltre al classico level up garantito dalle Amrita recuperate dai nemici uccisi, le caratteristiche di William potranno essere incrementate soddisfacendo alcuni particolari task: compiendo determinate azioni, difatti, potremo sbloccare preziosi punti aggiuntivi utili a migliorare, ad esempio, il drop rate degli oggetti, l’efficacia degli attacchi contro gli Yokai, oppure la potenza del nostro spirito guida. Quest’ultimo, che potremo cambiare ogni volta che pregheremo presso i templi (checkpoint) presenti nei vari livelli, ci consentirà di scatenare un potente attacco una volta riempita un’apposita barra. Inizialmente ne avremo a disposizione uno soltanto (che potremo scegliere tra un gruppo di tre), ma affrontando le varie missini andremo ad aumentarne il numero, con conseguente sblocco di differenti abilità e potenziamenti. Appare quindi evidente come Team Ninja abbia scelto di puntare forte anche su componenti puramente ruolistiche di eccellente fattura, che sapranno divertire ed intrigare tutti coloro che sono alla ricerca della build perfetta.
Morire con dolcezza
Ho già evidenziato come NiOh abbia scelto di abbandonare una struttura open world in favore di una a missioni, decisione che se per certi aspetti può vantare alcuni indubbi punti di forza è anche un elemento che si porta in dote un difetto fortemente avvertibile, l’unica e macroscopica critica che alcuni di voi potrebbero muovere al titolo Team Ninja: la cura maniacale riposta nel proporre un level design dalla costruzione certosina, capace di affascinare per il modo in cui porzioni apparentemente avulse le une dalle altre risultassero coerentemente collegate tra di loro, rappresenta da sempre uno dei punti di forza del brand From Software, capace di stupire al punto da divenire una parte pulsante e tangibile dell’esperienza. Suddividere l’incedere di NiOh in missioni stagne, per forza di cose, fa in parte scemare questo sense of wonder, rendendo per certi aspetti più canonica e convenzionale l’esperienza proposta in questo caso. Ovvio come non manchino livelli interessanti ed articolati, ma il vivere tutto in scala minore potrebbe infastidire i puristi citati in apertura di recensione. Bisogna comunque riconoscere come tale scelta abbia anche dei vantaggi, primo fra tutti quello di rendere l’esperienza di NiOh fruibile anche in sessioni dalla durata ridotta: lo spaesamento, causato magari dal riprendere una porzione anche dopo qualche giorno, sarà praticamente assente, considerando anche come non manchino missioni (ovviamente secondarie) dalla durata molto contenuta, utili per farmare e recuperare equip ed oggetti opzionali. Sotto questo aspetto, a differenza di quanto emerso nell’alpha e nella beta, NiOh mostra la volontà di rendersi appetibile ad un pubblico molto variegato, come evidenziato anche da un sensibile abbassamento della difficoltà avvertita nel corso delle precedenti prove. Tale livellamento è palpabile in maniera molto sensibile in occasione degli scontri con i vari boss, adesso decisamente più abbordabili e meno sbilanciati. Siamo comunque lontani dal definire NiOh un titolo facile, sia chiaro, ma di sicuro l’impatto iniziale e la curva di apprendimento sono decisamente molto più morbidi rispetto alle produzioni targate From Software.
Ad ognuno il suo
Che le sessioni preliminari siano servite al team per limare le criticità del titolo appare evidente anche per quanto concerne il comparto tecnico. I maggiori vantaggi dei mesi spesi nella rifinitura si avvertono selezionando la modalità grafica Azione, quella che puntando ai 60 frame al secondo sceglie di sacrificare il fronte estetico: devo confessare che rispetto anche solo alla beta i passi avanti sono notevoli e lo scotto da pagare in termini puramente visivi sia decisamente accettabile. Insomma, siamo lontani dal pesante downgrade sperimentato la scorsa estate giocando alla versione alpha. Qualora amiate, invece, tenere il piede in due scarpe, Team Ninja ha visto bene di inserire anche una modalità intermedia, dal frame rate sbloccato, mentre per i puristi della grafica rimane valida l’opzione Cinema (30 frame al secondo e grafica migliorata). Qualunque sia la scelta, l’impatto visivo si attesterà su livelli comunque gradevoli che, pur non facendo gridare al miracolo in quanto a qualità complessiva, può vantare l’indubbio fascino del setting scelto. Riguardo al comparto multiplayer, anche in questo caso Team Ninja non si è limitata a riproporre una mera copia carbone di quanto già giocato in precedenza. Se è vero che la cooperativa funziona in maniera quasi analoga agli altri Souls, permettendo di evocare un altro giocatore per rendere più agevole il cammino, oppure di essere evocati a nostra volta, è sul versante asincrono che NiOh propone un’esperienza differente. Avevamo già visto in precedenza come fosse possibile sfidare i ghost degli altri player caduti in battaglia, semplicemente attivando il luogo della loro dipartita, ma le cose non si esauriscono qua: ad un certo punto dell’avventura potremo, difatti, scegliere di aderire ad uno dei numerosissimi clan in cui il territorio nipponico è suddiviso. Ognuno di loro, oltre a garantire bonus unici, ci permetterà di accumulare Punti Gloria semplicemente affrontando ghost e cooperando con altri giocatori. Questi punti, oltre a permettere di acquistare oggetti e personalizzazioni estetiche per l’online, serviranno per determinare quale fazione uscirà vincitrice dalla Guerra tra Clan che, a cadenza settimanale, sarà ospitata sui server di gioco. Trionfare, ovviamente, consentirà di accedere a ricompense sempre più succose, il cui valore sarà determinato dal nostro apporto alla causa. Una feature decisamente interessante ed inattesa.
NiOh ci ha messo davvero molti anni prima di arrivare tra noi, ma come nel caso di Final Fantasy XV bisogna dire che l’attesa è stata comunque ben ripagata. Team Ninja ha saputo difatti metabolizzare e rielaborare in maniera intelligente ed originale l’eredità dei soulslike, confezionando un prodotto sicuramente valido e divertentissimo da giocare. I contenuti non mancano e la scelta di non ripercorre in maniera pedissequa e pedante la strada tracciata da Miyazaki e soci è senza dubbio da lodare. Il rischio di proporre una copia sbiadita di una serie oramai entrata nella storia era forte, soprattutto considerando la gestazione travagliata del titolo, ma la scommessa si può considerare vinta nella maniera più assoluta. Se cercate un Souls diverso, ma non per questo meno appassionante, non lasciatevi assolutamente sfuggire NiOh.