Recensione MotoGp 21
di: stefano.petCon la stagione del motomondiale iniziata a fine marzo la nuova iterazione dedicata a questo sport creata da Milestone arriva con tempismo perfetto. La casa di sviluppo italiana si ritrova, in un momento di transizione tra due generazioni, a dover affrontare una triplice sfida: accontentare l’utenza appassionata e non, raggiungere un livello qualitativo sufficiente per la nuova generazione di console, ma anche sopportabile dalla vecchia, e rispettare tutte le novità che la nuova stagione ufficiale porta con sé. MotoGp 21 nasce con l’intento di ripetere e migliorare quanto di buono fatto in passato creando un titolo contemporaneamente più simulativo, ma anche più accessibile all’utenza.
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Tra novità di regolamento e di gameplay…
MotoGp21 dispone delle licenze ufficiali del motomondiale e, di conseguenza, ci propone anche tutte le novità che abbiamo già assaporato in questo inizio di stagione. Come prima cosa il gioco ci permette di scegliere se giocare, affrontando una stagione intera, il calendario reale, rimaneggiato a causa del Covid-19, o la stagione completa di tutti i gran premi inizialmente previsti. Sono presenti tutti i membri del nuovo roster, sia di piloti che di team, ma non solo: si potrà utilizzare anche una vasta gamma di piloti del passato riprodotti fedelmente nell’estetica e nello stile di guida, racchiusi in tre categorie rappresentanti altrettante cilindrate storiche. È presente anche la tanto discussa nuova regola del long lap, che costringe i piloti a compiere un giro più lungo come penalità.
Sul fronte del gameplay le aggiunte vanno tutte in direzione di un maggior realismo. Oltre a un ulteriore miglioramento della già ottima intelligenza artificiale è stata aumentata l’incidenza del consumo di carburante e delle gomme durante una gara: ammetto candidamente che al primo gran premio svolto ho ignorato questi aspetti e mi sono ritrovato all’ultimo giro fermo a bordo pista senza una goccia di benzina. Oltre a questi aspetti e al settaggio della moto è stata introdotta la gestione dei dischi dei freni: bisognerà infatti decidere quale disco montare basandosi sulla pista, sul proprio stile di guida e sulle previsioni meteo perché questa parte fondamentale dell’impianto frenante potrà surriscaldarsi rendendo il lungo in curva l’unica alternativa. Altra aggiunta, secondaria, ma gradita, votata alla simulazione è il recupero della moto in caso di caduta: in alternativa al classico respawn sarà possibile impostare che il pilota dovrà fisicamente andare a recuperare la moto e cercare di riportarla in pista, con conseguente perdita di tempo variabile a seconda del tipo di incidente occorso. Soluzione particolarmente divertente da usare nelle gare online tra amici. Il gioco permette comunque di utilizzare il rewind per mandare indietro il tempo e correggere i propri errori.
Simulazione, si, ma non a tutti i costi
MotoGp 2021 vuole essere un simulatore e lo fa in ogni innovazione aggiunta al gioco, come detto poco fa. Malgrado ciò non vuole assolutamente discostarsi dall’utente rendendo il titolo frustrante e giocabile solo da pochi eletti. Grazie a queste scelte le differenze tra un bravo giocatore e uno nella media sono molto evidenziata però, con le giuste regolazioni, il gioco può essere affrontato da chiunque ha la pazienza di passare qualche ora ad abituarsi allo stile di guida del titolo. Non per niente esiste um tutorial, cosa particolare per un racing game. Ogni singolo aspetto dell’esperienza di gioco è scalabile e regolabile, dall’elettronica alla pressione sulle leve dei freni. Si passa così da un titolo simulativo se si disabilitano gli aiuti, che solo in pochi potranno padroneggiare, a uno quasi arcade con tutti gli aiuti attivi. Come sempre nei giochi di guida, a prescindere dal numero di ruote, l’ideale sta nel mezzo, trovando la condizione ideale al proprio modo di giocare al fine di trovare un equilibrio tra la sfida e una giocabilità appagante. Non smetterò mai di sottolineare quanto sia importante per un gioco, che deve come prima cosa divertire, l’essere accessibile al giocatore professionista così come a quello alle prime armi, con tutte le sfumature intermedie. Ciononostante il titolo non risulta mai troppo semplice e, per ottenere tempi decenti anche a livelli di difficoltà più bassi bisogna conoscere la pista e impararne le traiettoria, oltre che adattare la propria guida alla moto che stiamo utilizzando. Per riassumere: è accessibile, ma non immediato da padroneggiare.
Gli avversari, come accennato precedentemente, hanno una ottima intelligenza artificiale e non si limitano a fare il trenino durante la gara: ci capiterà sovente di assistere a un incidente tra di loro o ad essere infilati in curva da un avversario particolarmente aggressivo che non necessariamente completerà la curva in sella alla sua moto. Tutto questo grazie al sistema basato sulle reti neurali A.N.N.A., che fa un ulteriore passo avanti seppur meno evidente rispetto all’impatto che ebbe al lancio tre anni fa. Aggiungo che gli avversari mi sono parsi, a parità di livello di difficoltà, mediamente più veloci.
Elementi manageriali dove non te li aspetti
Se cerchiamo il punto di forza di questo titolo a mio avviso dobbiamo parlare della modalità carriera. La scelta iniziale riguarda la categoria nella quale vogliamo correre tra le 3 disponibili: la regina, la MotoGp, adatta agli esperti oppure moto 2 e moto 3, quest’ultima consigliata per chi è alle prime armi o per chi vuole fare un percorso completo partendo dal basso. A questo punto si può creare un team da zero o sceglierne uno esistente nella realtà: nel secondo caso partiremo con una moto migliore, ma anche con obiettivi più complicati da raggiungere, nel primo caso avremo accesso all’editor e obiettivi iniziali più accessibili. Il gioco permette di creare sia pilota che moto scegliendo tra una vasta gamma di livree personalizzabili e pezzi di marca, grazie alle numerose licenze presenti. Un editor che mostra i suoi limiti soltanto nella creazione del pilota nel momento in cui ci permette di scegliere solo tra un numero limitato di volti: problema irrisorio, considerando che viene mostrato solo nelle scene all’interno dei box e sul podio.
La carriera, oltre ovviamente al weekend di gara, consiste nella gestione del nostro team. Avremo un manager, che gestirà il nostro guadagno e il possibile passaggio a team migliori, e gli ingegneri, che gestiranno lo sviluppo della moto. Infine ci sono i meccanici che, una volta impostato il progetto, dovremo assegnare a esso per velocizzarne il conseguimento. Questa fase può anche essere saltata facendoli assegnare automaticamente dal gioco. Tutti hanno le loro statistiche e un voto generale e starà a noi trovarne di migliori, sfruttando i guadagni e la reputazione ottenuti in gara. Il team ci darà anche obiettivi opzionali che, se completati, aumenteranno il nostro saldo. Il tutto con una progressione molto graduale e appagante, che non da mai la sensazione di essere fermi, a patto di ottenere risultati in pista. A inizio carriera della Moto 3 ci verrà richiesto di piazzarci intorno al quindicesimo posto o di raggiungere la seconda sessione di qualifica e solo con la progressione questi obiettivi diventeranno più esigenti.
Tramite il nostro manager potremo ottenere offerte per la guida di moto di team migliori o di anche di categoria superiore e sarà a nostra discrezione decidere come proseguire la carriera. Ovviamente la qualità della squadra e del contratto ottenuto vanno di pari passo con il livello del manager e dei risultati ottenuti in pista.
Una volta raggiunta la Moto 2 sarà possibile creare anche un team satellite, utile per lo sviluppo di nuovi componenti e per aumentare gli introiti.
In molti giochi di corsa ci si dimentica troppo facilmente l’impotanza di un elemento che spezzi la routine della gara e si viene catapultati da un circuito all’altro senza soluzione di continuità. Già in F1 2020 avevo sperimentato l’influenza nella longevità del titolo di una modalità carriera fatta bene e, fortunatamente, questa sensazione l’ho avuta anche in questo titolo. Parlo a titolo personale quando dico che è importante avere una modalità single player che dia uno scopo, nel breve e nel lungo periodo, al giocatore, in modo tale che non solo chi è interessato al multyplayer rimanga sul gioco per molto tempo.
Oltre alla modalità citata sono presenti le modalità tipiche dei racing game: prova a tempo, gara singola, campionato e multyplayer. Il gioco dispone di server dedicati e le partite si svolgono attraverso la riunione in lobby e con lag quasi completamente assente.
Il peso della doppia generazione…
Nella mia prova ho testato la versione Xbox Series X e tutte le mie osservazioni si riferiscono a questa versione del gioco. Come nella maggior parte dei titoli di questo periodo, che escono su entrambe le generazioni di console, anche MotoGp 21 soffre della sindrome da “cross-gen”. Che sia colpa degli sviluppatori o del dover far girare il gioco su macchine così profondamente diverse tra loro anche in termini prestazionali rimane il fatto che malgrado il risultato sia molto buono non è quello che ci si aspetterebbe su una console di nuova generazione.
II modelli delle moto sono incredibilmente dettagliati, aspetto questo che Milestone cura sempre nei propri lavori. Diverso discorso per tutto quello che circonda il tracciato, che invece, è meno curato seppur comunque soddisfacente. Molto legnose le animazioni delle persone nel cutscenes, che hanno anche un livello di cura dei dettagli facciali molto modesto. Durante le cadute i piloti tendono a compenetrarsi con le moto. Si nota anche dell’aliasing a bordo pista, soprattutto giocando in modalità prestazioni.
I vantaggi della nuova generazione li vediamo principalmente nei caricamenti molto rapidi, nello sfruttamento del quick resume su Series X e S, nell’utilizzo dei grilletti adattivi su Ps5 e in un’illuminazione particolarmente riuscita, soprattutto se confrontata con il suo predecessore. Il gioco gira a 60 fps solo in modalità prestazioni, senza soffrire di alcun calo. In modalità qualità si aumenta la risoluzione fino a 4k, ma il risultato non rende un vantaggio visivo tale da far propendere il giocatore a rinunciare a un framerate migliore, che in questo gioco risulta anche utile al gameplay. Nell’insieme si ha la sensazione di aver fatto passi avanti rispetto al predecessore, ma non quelli che ci si aspetta cambiando console. Miglioramenti per i quali aspetteremo la prossima iterazione, quando ci si sarà anche lasciati alle spalle la zavorra di PlayStation 4 e Xbox One.
Per quanto riguarda il meteo variabile la pioggia è riprodotta in maniera convincente solo per quanto riguarda il grip delle gomme e l’influenza sulla temperatura dei freni, ma non lo è altrettanto graficamente sia per quanto riguarda i riflessi sull’asfalto sia per le nuvole d’acqua che si alzano dietro le moto, che danno una sensazione molto artificiosa.
La componente audio del gioco è semplicemente perfetta, con rombi delle moto riprodotti fedelmente e una telecronaca di Guido Meda molto coinvolgente, ma che purtroppo è limitata alle scene esterne al tracciato di gara.
Si può migliorare, ma non tantissimo
Al di là di qualche critica MotoGp 21 rappresenta il top per quanto riguarda i titoli dedicati alle moto. Seppur graficamente non è a livello di giochi di corse dedicati alle quattro ruote e lo si nota in maniera abbastanza evidente riesce comunque a fare un passo avanti rispetto al passato. Aspetto grafico non spettacolare che passa in secondo piano pad alla mano grazie a un gameplay rodato e migliorato, a un livello di simulazione scalabile molto profondo e a una IA ottima grazie al sistema A.N.N.A. Nel complesso un titolo non perfetto, ma che ha poco da migliorare. Basterebbe lavorare maggiormente sull’impatto grafico per avere un gioco di prima classe. Da avere assolutamente se si è appassionati, da valutare se ci si vuole introdurre in questo mondo, visto il suo gameplay da assorbire, ma non frustrante. Un altro passo avanti di Milestone, che a questo punto aspettiamo con ansia al varco del suo primo gioco veramente nextgen.