Recensione Moss – Moss: Book 2
di: Simone CantiniSì, lo sappiamo che sono solo “giochini”, un passatempo futile inadatto a chi è oramai cresciutello, che farebbe meglio a chiudere in soffitta tutti questi ammennicoli per pensare alle “cose da grandi”. Eppure, in barba a chi pensa di poter sentenziare su tutto, passatempi personali compresi, non si può fare a meno di confermare come, pur essendo un hobby infantile, il nostro sia ricco di esperienze in grado di andare oltre la mera sequenza di righe di codice, al punto da entrarci dentro e ritagliarsi un glorioso posticino nel nostro cuore. Che poi è quello che mi era successo solo pochi anni fa, quando divenni amico della piccola Quill, e con lei mi imbarcai nell’impresa di voler salvare il suo regno in pericolo. Un compito assai più lungo del previsto, che mi sono ritrovato a riprendere in consegna con piacere anche oggi, a pochi giorni dal lancio di PlayStation VR2, grazie alle versioni native per il nuovo visore Sony di Moss e Moss: Book 2.
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La coppia che non scoppia
Con Moss i ragazzi di Polyarc erano riusciti a costruire una delle esperienze più esaltanti per la precedente versione del PSVR, come avevo già avuto modo di raccontarvi nella mia recensione, pubblicata in occasione del lancio originale. Seppur non certo innovativa in quanto a meccaniche di base, l’inizio delle avventure della dolcissima Quill era riuscito a rapirmi senza riserve, complice quel rapporto diretto che il team statunitense era riuscito ad instaurare tra il giocatore, avatar quasi onnipotente in grado di vedere ogni cosa, e la nostra delicata ma combattiva roditrice. Un platform/adventure, quello giocato nel 2018, capace di fare della sua visuale in terza persona un vero punto di forza, capace di rendere giustizia all’impostazione virtuale in maniera differente da quello che sarebbe stato lecito aspettarsi: rendere immersiva un’esperienza di tale portata, rinunciando volutamente ad una proposta in soggettiva era compito assai ostico, ma proprio in virtù del ruolo ricoperto all’interno dello storytelling (e gameplay) dal player, il risultato finale era risultato dannatamente convincente. E così, tra sezioni platform, enigmi ambientali e combattimenti, in cui comunque il nostro compito attivo non veniva mai messo in discussione, le vicende che ci portarono a sconfiggere il letale e gigantesco serpente Saffrog scorsero via tra stupore e divertimento, lasciandoci spasmodicamente in attesa di quel sequel anticipato proprio in chiusura. E che vide la luce proprio lo scorso anno, ma che purtroppo non avevo avuto modo di testare, complice l’abbandono, in seguito al passaggio a PS5, del DualShock 4 e della sua lightbar, indispensabile anche solo per poter avviare il gioco. Ed è per questo motivo che ho benedetto non poco la release delle versioni native PSVR2 dei due titoli sviluppati da Polyarc.
Ed il 3?
Moss: Book 2 parte esattamente dove si era concluso il precedente episodio, non prima però di aver rinfrescato i ricordi dei più smemorati, grazie ad un esaustivo riassunto delle vicende già giocate. Giusto una manciata di minuti, prima di entrare di nuovo in simbiosi con la nostra Quill, e dare così il via alla ricerca dei 5 cristalli necessari a debellare la minaccia che incombe sul regno. Per riuscirci, come quasi 5 anni fa, sarà necessario superare indenni i numerosi ostacoli che ci si presenteranno davanti, e che potranno essere oltrepassati soltanto collaborando con la candida topolina. Sostanzialmente i fondamenti ludici non sono stati stravolti in questa seconda installazione, e dato che il tutto funzionava alla perfezione già in avvio di storia, non deve essere necessariamente visto come un difetto. A sparigliare un pizzico le carte, pertanto, ci pensano due nuove armi (martello e chakram), ognuna protagonista anche grazie a qualche enigma dedicato. Per il resto, ad attenderci troveremo la solita dose di scontri e puzzle ambientali, nella risoluzione dei quali avremo il consueto ruolo attivo, dato il modo in cui potremo manipolare in prima persona alcuni elementi dello scenario. Torna anche il backtracking, utile sia per mere ragioni di narrativa, che per poter raccogliere i vari collezionabili, molti dei quali verranno resi accessibili solo in seguito al reperimento di peculiari abilità, come la possibilità di far fiorire e manipolare vari rampicanti. La stessa longevità si attesta su valori analoghi a quanto giocato in precedenza, con circa 5 ore necessarie a giungere ai titoli di coda (con piccolo spoiler dell’inevitabile terzo capitolo, che non vedo l’ora di poter spolpare), che ovviamente potranno essere un pizzico dilatate in caso si voglia recuperare tutti i collezionabili. A subire un drastico cambiamento, pertanto, sarà il comparto tecnico di Moss e Moss: Book 2, che potranno beneficiare del boost estetico garantito dal PSVR2. Questo si traduce in una pulizia dell’immagine eccellente che, complice il foveated rendering (la tecnologia che riduce il calcolo computazionale nelle zone non osservate direttamente dal player) riesce a rendere ancora più affascinante lo stile artistico scelto dal team. Geometrie e texture ne escono fortemente migliorate, elementi in grado di aumentare giocoforza il senso di immedesimazione del player. Quest’ultimo aspetto viene ulteriormente incrementato dall’adozione dei due controller presenti assieme al visore, che si traduce in un’interazione più precisa ed immediata, un elemento non certo da sottovalutare.
Le versioni PS5 di Moss e Moss: Book 2 escono fortemente corroborate dall’apporto garantito loro da PlayStation VR2, capace di rendere il mondo in cui si muove la battagliera Quill ancora più affascinante e vibrante. Sicuramente meno invasivo l’impatto in termini di gameplay che, al netto della doppia possibilità di interazione garantita dai due controller che accompagnano l’headset, è rimasto completamente invariato. Così come a non essere modificata è la bellezza dell’esperienza, che ancora una volta è risultata essere coinvolgente e divertente proprio come in occasione delle release originali. L’unico difetto è da riscontrare nell’assenza dell’update gratuito per chi possiede già le vecchie versioni, a cui si aggiunge l’attesa che ci separa dal terzo episodio di questa bellissima IP.