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Recensione Mortal Kombat X

Se siete grandi amanti dei picchiaduro o la vostra passeggiata preferita ha sempre come meta il banco del macellaio del supermercato più vicino, prestate un po' d'attenzione alle righe che seguono perché ci potrebbe essere qualcosa di molto interessante per voi e i vostri gusti sadici. Se invece siete capitati qui per caso, odiate il genere dei picchiaduro con ogni cellula del vostro organismo e la vista del sangue vi fa svenire, vi consigliamo di leggere comunque perché potreste essere le prossime vittime del vostro migliore amico, sempre pronto a bullarsi di voi con il joypad in mano. Finalmente, è arrivato tra le nostre grinfie Mortal Kombat X perPS4 e Xbox One, l'ultimo nato di una nobile stirpe che da mesi promette scintille e...sbudellamenti di ogni sorta.

di: Giovanni Manca

Se siete grandi amanti dei picchiaduro o la vostra passeggiata preferita ha sempre come meta il banco del macellaio del supermercato più vicino, prestate un po’ d’attenzione alle righe che seguono perché ci potrebbe essere qualcosa di molto interessante per voi e i vostri gusti sadici. Se invece siete capitati qui per caso, odiate il genere dei picchiaduro con ogni cellula del vostro organismo e la vista del sangue vi fa svenire, vi consigliamo di leggere comunque perché potreste essere le prossime vittime del vostro migliore amico, sempre pronto a bullarsi di voi con il joypad in mano. Finalmente, è arrivato tra le nostre grinfie Mortal Kombat X perPS4 e Xbox One, l’ultimo nato di una nobile stirpe che da mesi promette scintille e…sbudellamenti di ogni sorta.

Oh, dei!

Ok, non è che parliamo proprio di una sorpresa dell’ultimo momento, l’hype per questo nuovo titolo di NetherRealm Studios era davvero alto, non tanto per la fama del brand ma soprattutto per l’eccellente Mortal Kombat di ormai quattro anni or sono, in grado di rilanciare alla grandissima una serie qualitativamente in netto calo. Il team di Chicago capitanato dal quel pazzo di Ed Boon (dopo 25 anni non si è ancora stancato di menare colpi) partiva certamente da delle basi solide ma il rischio di rovinare le attese era alto, soprattutto perché primo capitolo realizzato avendo come punto di riferimento le nuove piattaforme. Tamarro, cafone e violento come poche cose controllabili con un pad, la trama dello story mode non poteva certo andare contro questi assiomi imprescindibili della serie: durante la vostra avventura non fatevi domande, lo screenplay mica è realizzato da Hermann Esse, non cercate di dare un senso agli eventi, non pensate come se vi trovasse nella realtà. Il senso della storia è proprio quello di avere poco senso, gli eventi si susseguono e accavallano ad un ritmo esagerato e il tempo per farsi troppe domande non c’è: “ma se sono degli dei, perché per imporsi sulla terra devono organizzare un torneo e prendersi a calcioni?”. Appunto, sono degli dei, fanno quello che gli gira per la testa, domande inutili. Vediamo però di delineare il canovaccio senza spoilerare troppo e rovinarvi così le sorprese: dopo la dipartita di Shao Kahn è il turno del dio Shinnok attaccare con le sue armate Earthrealm, aiutato dai poteri di Quan Chi, stregone che lo aiutò a divenire il padrone assoluto del Netherrealm, il mondo delle anime maledette in cui era stato confinato da Raiden. Il potere di Quan Chi è quello di riportare in vita, sotto il suo controllo, i guerrieri uccisi durante la guerra contro Kahn e farli combattere contro le forze di Raiden; nel prologo, il dio del tuono riesce ad intrappolare Shinnok nel suo amuleto ma Quan Chi riesce a scappare. Gli eventi cruciali della nostra storia si spostano in avanti nel tempo di venti anni, con tutti i personaggi un po’ più vecchi, sposati, divorziati e con prole assetata di sangue pronta, ovviamente, a combattere al ritorno di Quan Chi. Se quello che abbiamo raccontato vi sembra pazzamente incasinato, sappiate che non è nulla confronto a quello che vi si scatenerà sullo schermo: è Mortal Kombat e a noi piace così. Lo storymode di Mortal Kombat non ha eguali nel mondo dei picchia picchia, introduce il giocatore ai personaggi e alle meccaniche di gioco, è stimolante ma comunque non lo abbiamo trovato perfetto. La narrazione spesso e volentieri si adagia a cute scene veramente troppo lunghe a volte intervallate da noiosissimi quick time event tutto a svantaggio del ritmo di gioco quando siamo chiamati agli scontri classici; questo ritmo blando (ancora, non ci riferiamo al ritmo della narrazione ma a quello del gioco) è enfatizzato dall’umore del giocatore che si cimenta con Mortal Kombat: “ok, raccontami un paio di cose ma fammi subito pestare a sangue quella faccia da tonto!”.

Le torri dell’amore

E certo, l’amore per il sangue e le bistecche, che pensavate, e nelle torri se ne trovano in abbondanza. Si sa che l’uomo è intimorito da quello che non conosce, dunque ci avventuriamo nelle “torri tradizionali”, per poi esplorare quelle definite “viventi”; Klassica, la modalità arcade di Mortal Kombat in cui dobbiamo avere la meglio su 10 personaggi, “prova la tua fortuna”, modalità simile ma contro sette nemici con modificatori casuali,”senza fine” e “sopravvissuto”, in cui l’unico limite è rappresentato non dal numero degli avversari ma dalla nostra barra di energia vitale, “prova la tua forza” in puro stile button mashing in cui dobbiamo spaccare con una mossa di karate elementi sempre più resistenti, come legno, mattoni e metalli (anche un teschio a dirla tutta!). “Torri viventi” è invece una modalità scalata alla torre in continuo cambiamento dal momento che è strutturata in base a determinate scadenze di tempo aggiornate online: “come schegge”, una torre contro cinque avversari diversa ogni ora, “scontro finale”, 8 avversari per una torre di 1 giorno, “mortal kombat 1”, una torre da scalare entro una settimana. Mancano purtroppo due novità che furono introdotte nel 2011, il tag mode e soprattutto “La Torre delle Sfide”, una modalità molto impegnativa soprattutto per le interessanti e stimolanti sfide che proponeva. Personalmente era la modalità di gioco che avevo più apprezzato, vuoi perché lo story mode una volta finito va in soffitta, vuoi perché le classiche torri le giocavo ormai da mille anni. Peccato, è una scelta che ci ha deluso non poco nonostante il tavolo sia apparecchiato con altre importanti modalità di gioco.

Chi c’è, c’è, chi non c’è lo pagherò (forse) ma comunque lo pesto!

Una squadra di ventiquattro personaggi potrebbe sembrare bella ricca ma trattandosi di Mortal Kombat è evidente che le assenze siano numerose e ciò fa presagire una valanga di DLC che in poco tempo potrebbero cambiare le prospettive di parecchi videogiocatori, almeno in relazione al personaggio da usare. Ci sono otto nuovi soggetti poco raccomandabili che fanno parte del roster, tra cui citiamo per sintesi solo quelli che ci son piaciuti di più, come Cassie Cage (figlia di Johnny e Sonia Blade), Erron Black (un mercenario esperto in armi da fuoco” e Kung Jin, parente di Kung Lao, fenomeno con arco e frecce. La grandissima novità però in questo Mortal Kombat X è l’introduzione di tre stili diversi per ogni singolo personaggio selezionabili prima di ogni incontro, ed è una variante che è molto al di là rispetto ad opzioni simili che in passato abbiamo visto in altri picchiaduro. La scelta dello stile incide sul set di mosse e sulle special in modo tale da cambiare di molto l’approccio ad ogni personaggio: se con Scorpion, scegliendo il “ninjutsu” possiamo attaccare con due spade rinunciamo all’uso del fuoco dello stile “fuoco infernale”, con “Inferno” avremmo invece potuto invocare un alleato demoniaco. Ogni stile ha le sue peculiarità di attacco e di difesa e la varietà così proposta diversifica notevolmente un roster che altrimenti sarebbe stato, come abbiamo detto, un po’ scarno. Il rischio era quello di faticare a trovare un bilanciamento ottimale ma possiamo affermare che il risultato raggiunto è ottimo, a parte qualche eccezione che potrebbe essere limata da patch future. Pollice assolutamente su, applausi a scena aperta.
Il gameplay è retaggio delle solide basi del predecessore ma il sistema di controllo è più preciso e reattivo e non poteva essere altrimenti perché i ritmi e la velocità sono decisamente più elevati; schema vincente non si cambia insomma ma ci sono comunque due novità non di poco conto che incidono sulle tattiche e sulla scelta di determinate mosse: l’indicatore della “stamina”, sotto quello dell’energia vitale, e quello in basso allo schermo relativo a quello che possiamo definire “special power” diviso in tre step. La “stamina” si consuma quando si usano gli scatti all’indietro, la corsa e i breaker, si rigenera in poco tempo ma non tenerla sott’occhio quando si abusa di queste mosse può essere fatale. Il secondo indicatore invece serve per potenziare una mossa speciale (ad esempio Scorpion lancia due catene anzi che una) usando un solo step di energia, eseguire una breaker (se siamo vittime di una combo) con due step, scatenare la fighissima mossa X-ray premento i due grilletti quando l’indicatore è pieno (tre step di energia). E’ una novità che aumenta la tatticità dell’incontro, non sempre la scelta che a noi sembra la più scontata è quella che farà il nostro avversario o al contrario, la scelta che una volta ci ha portato al successo la volta successiva potrebbe essere per noi mortale. Un’altra novità arriva direttamente dall’ultimo fighting game di Netherealm, Injustice: Gods Among Us, ovvero una limitata interattività ambientale con alcuni oggetto dello scenario che ogni personaggio può sfruttare a suo vantaggio, ad esempio usando delle piattaforme per spostarsi velocemente nell’altra parte dello schermo o come improvvisate armi d’accatto. Ovviamente non può essere un vero Mortal Kombat senza le sue famigerate mosse finali, Fatality e Brutality e anche questa volta la serie non si smentisce proponendo una dose violenza davvero esagerata riuscendo comunque a rinnovarsi, basti citare la selfie fatality di Cassie Cage, di cui tutto si può può dire tranne che non sia al passo con i tempi. Alcune sono discretamente complesse da realizzare, altre molto semplici, ma va sottolineato come sia possibile acquistare delle “scorciatoie” nella Kripta per eseguirle premendo solo due tasti simultaneamente.

La Kripta d’oro

Tutti i crediti guadagnati durante le fasi di gioco si possono spendere vagando per la Kripta alla ricerca dei suoi segreti nascosti; si tratta non solo di oggetti fine a se stessi come posso essere gli artwork ma anche costumi e agevolazioni per eseguire velocemente le mosse più complesse, come le fatality che abbiamo citato. La Kripta si esplora muovendosi con una visuale in prima persona e ci ha favorevolmente colpito per la sua complessità e per alcune sorprese improvvise che nulla hanno a che vedere con i tesori nascosti e che presentano alcune affinità con lo story mode. Entrerete nella Kripta molte più volte di quelle che avreste mai pensato, non solo perché si tratta di un divevertissement che stacca con la natura del gioco principale ma anche perché le mosse acquistate, una volta usate, si consumano e per riottenerle la visita spendacciona è necessaria.

Il mio dominio sul mondo

Netherrealm aveva promesso di puntare molto sull’esperienza online e ciò risulta subito evidente dal momento che il pacchetto presentato da Mortal Kombat X è davvero ricco è interessante. Se connessi alla rete, ci viene subito sbattuta in faccia la nuova struttura delle Fazioni e ci viene chiesto se essere un kombattente perThe Brotherhood of Shadow, Lin Kuei, Black Dragon, Special Forces e White Lotus: una guerra di durata settimanale in cui dovremmo completare sfide sempre diverse, sia online che offline, che premieranno con dei punti non solo i singoli giocatori ma soprattutto le fazioni di appartenenza in modo da primeggiare su tutti i giocatori del globo appartenenti alle altre fazioni. Le modalità di gioco sono costituite dai classici match singoli (classificati e non, privati), a squadre, un interessante “re della collina”, gestite da un sistema di matchmaking che durante il nostro test si è comportato egregiamente nonostante la linea da noi utilizzata non sia proprio il top. Per dovere di cronaca diciamo anche che il test è stato effettuato dopo la release del gioco e il pesante aggiornamento di quasi 3 Gb: ne abbiamo preso e ne abbiamo dato ma tutto è quasi sempre filato liscio come l’olio, senza episodi di latenza gravi. Il gioco presenta anche la possibilità di creare o entrare in delle stanze, che è possibile filtrare in base alle modalità di gioco ma non in relazione al tipo di connessione, opzione che avrebbe fatto davvero comodo per evitare di entrare in stanze praticamente ingiocabili.

La bellezza li fa brutti

Primo Mortal Kombat per PS4 e Xbox One, scontato che l’attesa spasmodica dei fan fosse dovuta anche alla curiosità della capacità di Netherrealm sulle nuove piattaforme. Unreal Engine 3 si dimostra ancora una volta molto versatile e il risultato finale è più che soddisfacente, soprattutto su PS4 dove si raggiunge una risoluzione più elevata mentre dal punto di vista del framerate le differenze non sono così marcate, in entrambe le piattaforme si viaggia a sessanta fotogrammi per secondo, fatta eccezione in alcune fasi di gioco: in particolar modo, abbiamo notato un certo calo di fluidità nelle cut scene dello story mode, dove il motore sembra un po’ soffrire a causa delle zoomate e dei repentini cambi di inquadratura. Nulla comunque che pregiudichi la giocabilità. Anche la qualità delle texture evidenzia qualche calo di qualità nelle inquadrature ravvicinate ma è durante le fasi di gioco vero e proprio che si apprezza il lavoro del team di sviluppo: modellazione poligonale dei protagonisti ricca di dettagli, corpi che si riempiono di ferite e sangue in seguito ai colpi ricevuti, animazioni fenomenali, effetti speciali spettacolari e fondali molto evocativi e quasi sempre splendidi. Una nota di riguardo all’effetto dell’acqua in un paio di scenari che non può lasciare indifferenti anche i più distratti. Discreto il doppiaggio in italiano, certamente sono stati fatti molti passi in avanti rispetto allo scandaloso predecessore, la recitazione é buona ma si deve lavorare ancora sulla caratterizzazione. 

Mortal Kombat neXt

Le attese non sono state vane e il lavoro di Netherrealm Studios si dimostra di altissimo livello facendo di Mortal Kombat X il miglior fighting game per PS4 e Xbox One. Non è che ci volesse molto vista la concorrenza fantasma ma qualsiasi altro picchiaduro esca in futuro dovrà essere estramamente curato se non vorrà uscire con le ossa rotta dal confronto. Mortal Kombat X non è un titolo perfetto, lo story modo è divertente ma fatica a prendere ritmo, sono scomparse alcune modalità interessanti, tecnicamente ha margini di miglioramento ma il livello raggiunto sotto tutti i punti di vista è davvero alto, le novità introdotte sono azzeccate e sopratutto il gameplay raggiunge vette mai toccate dalla serie. Se non vi fidate provatelo appena potete, altrimenti meritereste una bella babality!

  • Story mode lungo e divertente

  • Gameplay veloce e reattivo, adatto a tutti

  • Tre stili di kombattimento per ogni kombattente

  • Tutto volto allo spettacolo truculento

  • La Kripta, le Fazioni e la modalità online

  • Le torri viventi

  • Ottima realizzazione tecnica, tutto a 60 fps (quasi sempre)

 

  • È scomparsa “la torre delle sfide”

  • Alcune cut scene dello story mode e il ricorso al QTE rovinano l’esperienza di gioco

  • Mancano molti personaggi che ci verranno venduti come DLC