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Recensione Monument Valley III

di: Marco Licandro

C’è poco da fare: se avete passione per i mobile games, conoscerete sicuramente l’incredibile gemma di Ustwo Games che prese il mondo alla sprovvista nel 2014. Caratterizzato da un design e musiche molto al di sopra degli standard del tempo, il titolo forniva un’avventura ad enigmi giocando con la prospettiva, in maniera non troppo diversa da quanto fece Echochrome su PSP, entrando di suo in una nicchia premium dedicata al solo smartphone.

Dieci anni più tardi, esordisce con il terzo capitolo della saga, e nel 2025 questo esce su console e supporto a schermo 16:9 con il titolo di Monument Valley III, che ho giocato e analizzato per voi.

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Arte

Sin dai primi istanti il titolo offre le stesse emozioni e visuali che hanno caratterizzato la serie, impattando immediatamente il giocatore con scorci visivi che sembrano illustrate a mano, e figure geometriche complesse eppur sinuose. In un lento sfarfallio di colori ed armonie cromatiche, il gioco offre paesaggi e percorsi in sintonia con la musica, la quale reagisce alle azioni e ai movimenti del giocatore. Pura arte.

In questa nuova avventura accompagneremo Noor nella sua ardua impresa di recuperare la luce perduta del faro, fonte di vita, senza la quale il mondo sta lentamente spegnendosi e cadendo nell’oscurità.

Come vuole la struttura classica della serie, il gioco sarà diviso in dieci capitoli, più un DLC non ancora uscito. The Garden of Life sarà infatti l’undicesimo capitolo, che originalmente doveva essere incluso al lancio, ma che verrà reso disponibile nell’inverno di quest’anno assieme a, dice l’editore, un update più vasto.

Impossibile, eppur reale

Ogni schermata di gioco è un possibile sfondo del desktop. L’aspetto artistico del titolo è mozzafiato, con figure geometriche irrealizzabili nella realtà, e rese possibili in-game grazie a giochi di prospettiva, la quale renderà possibile un cammino altrimenti improponibile. Il giocatore cadrà vittima di svariati enigmi atti a confondere il cervello, grazie non solamente a strutture complesse e movibili, quanto anche a interazioni che portano a risultati inaspettati, che non mancano di sorprendere ed incantare.

La creazione di un’apposita versione widescreen offre un comparto cinematografico ad un titolo inizialmente pensato per smartphone, e che fa la sua splendida figura sulla vostra console, indipendentemente dal fatto che questa sia portatile o da salotto. Nel nostro caso, abbiamo ricevuto un codice per Nintendo Switch, la quale riesce con successo ad eseguire con massime prestazioni il titolo, sia in modalità portatile che sulla tv.

In portatile, specialmente su una Switch modello OLED, i colori vivi e la brillantezza dello schermo regalano un’esperienza appagante e piacevole agli occhi. Su Switch 2, tramite retrocompatibilità, le performance rimangono eccellenti, sfruttando forse anche di più la risoluzione una volta connessa alla TV, mostrando l’immagine in tutto il suo splendore. 

Una colonna sonora impeccabile

Composta da Todd Baker e Lucie Treacher, la soundtrack del titolo non è solamente una meraviglia uditiva, ma accompagna ed eleva la qualità del gioco, reagendo spesso ai tocchi, ai movimenti, alle interazioni di gioco, agendo come un tutt’uno con l’esperienza del gameplay. Questa dà un tocco meditativo e rilassante ad un titolo che nonostante tutto si conclude con semplicità, e alquanto rapidamente. Nel mio caso, il gameplay è durato all’incirca un’ora, un po’ deludente ma al contempo incredibilmente soddisfacente, brillando per qualità, anziché per quantità.

Anche una volta concluso il titolo, la voglia di riprovare quelle emozioni è tanta da iniziarlo da capo, nonostante questo non abbia una grande rigiocabilità, per ragioni intrinseche allo scopo del puzzle, che punta più a sorprendere che a far scervellare il giocatore.

Senza tocchi

Essendo un gioco per smartphone, l’esperienza del titolo è stata inizialmente pensata per essere utilizzato con le dita, toccando e strisciando sullo schermo, indicando così la via ed azionando leve e pareti movibili. Nell’adattamento da touch screen a controller, Ustwo ha pensato di utilizzare un puntatore, senza però che questo si muova ovunque sullo schermo. Con un sistema facile da utilizzare, questo pallino nero o bianco, modificabile nelle preferenze, si ancora automaticamente ai percorsi e si muove rapidamente verso ingranaggi e prese sulle pareti, aiutando così il giocatore a raggiungere il suo obiettivo, senza simulare così un mouse.

Nonostante la buona riuscita di questo, vi sono fasi in cui il sistema di controllo diventa comunque lento e macchinoso, in particolare quando il puzzle richiederà al giocatore di alternare costantemente Noor e gli ingranaggi, anche per pochi passi, terminando in un ping pong di movimenti a volte goffi ed imprecisi, che avrebbero potuto sfruttare qualche metodo più funzionale, come l’utilizzo dell’analogico sinistro per muovere Noor, e quello destro assieme ad un grilletto per trovare ed azionare gli oggetti su schermo.

Poca longevità e qualche svista

Una piccola gioia contenuta in una o due ore di gioco, a seconda di quanto tempo voglia investirvi il giocatore, grazie anche alla modalità foto a fine capitolo, e tutte le catture che vi verrà voglia di fare ogni manciata di secondi. Un po’ deludente la comparsa di alcuni bug proprio ad inizio gioco, come la visualizzazione repentina di un testo che dovrebbe apparire successivamente in maniera sinuosa, o un traballio della nave mentre ci muoviamo sull’acqua, che data la durata del titolo avrebbero potuto essere rivisti e corretti prima dell’uscita, ma nulla di particolarmente grave.

Proprio per la bellezza del comparto grafico, avrei apprezzato un effetto surround più curato, ed un suono direzionale basato sulla posizione della barca o delle onde, anziché ascoltarlo in maniera generica ovunque. Piccoli dettagli che avrebbero probabilmente aumentato il valore percepito, ma che non intaccano assolutamente la bellezza del gameplay.

In conclusione

Monument Valley III torna in formato widescreen, proponendo un’esperienza artistica di prim’ordine, nonostante una durata complessiva forse troppo breve per poter essere premiato a dovere. Deludente la mancanza del promesso DLC al lancio, che invece arriverà indicativamente in inverno 2025 assieme ad un corposo update ancora non specificato. Nonostante tutto, ci sentiamo di consigliarlo calorosamente.