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Recensione MLB The Show 24

di: Simone Cantini

Ho sempre avuto un rapporto contrastato con il mondo del baseball, sin da quando mi innamorai alla follia dell’anime Mister Baseball (Dokaben come è noto in patria nipponica) quando andavo ancora alle scuole elementari, nel lontanissimo avvio della ottava decade dello scorso secolo. Un rapporto odio/amore nato dal mio desiderio di cimentarmi in questo sport così lontano da noi, ma che aveva sin da subito generato in me una fortissima curiosità, ma che purtroppo mi vide presto costretto ad abbandonare i sogni di arrivare al Koshien, dato che nel mio paesello non esisteva neppure una scuola dedicata, figuriamoci un campo. E allora non potevo fare altro che sfogarmi con Star League Baseball che girava sul mio C64, illudendomi di poter un giorno lanciare realmente una curva o segnare un home run. Poi il tempo è passato, lo sport è diventato un mero ricordo e gli anni si sono accumulati, ma per fortuna l’intrattenimento virtuale è riuscito a compiere passi da gigante, regalandoci ancora una volta la più completa simulazione del batti e corri presente sulla piazza, grazie a MLB The Show 24.

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Diventerò una star!

Difficile cambiare quando si tratta di una serie sportiva oramai punto di riferimento del genere, a maggior ragione se la formula trovata risulta in grado di appassionare a dovere. E proprio per questo motivo MLB The Show 24 si limita a perfezionare ulteriormente quanto visto nel corso del tempo, mantenendo pressoché inalterata la sua struttura di fondo. A spiccare in primis è la rinnovata modalità single player (Road to the Show), che racconterà la storia del nostro personalissimo giocatore, che potremo creare da zero anche modellandolo su di una nostra foto (tramite l’app per smarphone dedicata). Un percorso che ci porterà dalla prima selezione scolastica al draft, passando per il primo ingaggio nelle serie minori, per poi fare il nostro agognato debutto nella Major League.

Funzionale e comunque divertente, la modalità in questione permetterà per la prima volta di impersonare anche un personaggio femminile, fungendo quasi da ideale trait d’union con la Negro League, una delle modalità accessorie che, per mezzo di missioni dedicate, ci permetterà di interpretare alcune delle figure più leggendarie di questo particolare campionato che ha caratterizzato gli inizi dello scorso secolo. E tra queste figurerà anche Toni Stone, la prima donna a prendere parte al torneo. Una serie di step che, nella sua seconda iterazione presente nel pacchetto, vedrà al centro della scena lo storico capitano dei New York Yankees Derek Jeter, le cui vicende chiudono questa sezione chiamata Storylines.

Il campionario delle opzioni ludiche non si esaurisce certo qua, dato che torna in pompa magna anche l’apprezzatissima Diamond Dynasty, ovvero il FUT in salsa batti e corri, che per mezzo di bustine e ricompense in-game ci permetterà di dare vita alla squadra dei nostri sogni, che potremo poi far scontrare tanto con l’IA quanto con le formazioni degli altri giocatori sparsi per il globo. A sorprendere in positivo, visto il periodo fatto di publisher sempre più famelici di denari aggiuntivi, è il modo tutto sommato onesto con cui il gioco ci permette di ottenere anche le ricompense più agognate, senza che si avverta mai la necessità di spendere ulteriori Euro: mica male. A chiudere il cerchio ci pensano le immancabili modalità rapide che, sia in locale che online, ci permetteranno di dare vita ad incontri con avversari in carne ed ossa (o la CPU). Torna anche l’apprezzato Franchise, che ha stavolta introdotto la possibilità di prendere il diretto controllo dei giocatori durante le fasi più salienti del match. Per il resto ci ritroviamo al cospetto di una versione migliorata del pacchetto presente nella scorsa iterazione, che anche in MLB The Show 24 si è rivelato estremamente ricco e completo, capace di appassionare tanto l’esperto, quanto chi si avvicina per la prima volta alla creatura di San Diego Studio.

Everybody’s baseball

Sul fronte del puro gameplay, MLB The Show 24 dimostra ancora una volta come bastino poche messe a punto per rendere ancora più performante una macchina quasi perfetta, ed in tal senso il team in forza a Sony si è limitato ad un benvenuto lavoro di rifinitura. A partire dal sistema di gestione di lanci e battute, con queste ultime che potranno essere gestite secondo tre differenti impostazioni, in grado di assecondare sia chi è in cerca di un’esperienza più arcade, sia chi desidera avere il pieno controllo di traiettorie e lettura delle palle. Anche la fase difensiva è stata ripensata nei suoi controlli, offrendo al giocatore varie possibilità di gestione dei lanci vero le basi, che potranno sia essere legati ai pulsanti frontali del pad che alla stessa levetta analogica. Interessante la gestione della fisica, sempre più accurata e convincente, così come è da apprezzare il bilanciamento automatico della difficoltà di gioco, che in maniera dinamica andrà a tarare l’abilità avversaria in base alle nostre performance sul diamante. La stessa IA alleata si assesta su buonissimi livelli, anche se talvolta, soprattutto sugli esterni, sembra essere un po’ troppo performante, riuscendo in recuperi clamorosi anche quando in condizioni reali sarebbe davvero impossibile, persino giocando ad alti livelli.

Il grido della folla

Luci ed ombre, invece, animano il comparto tecnico che, a dispetto di un colpo d’occhio davvero impressionante in certi aspetti e di un buonissimo set di animazioni, non lesina momenti in cui il tutto appare decisamente sottotono. Nel dettaglio mi riferisco ad alcune porzioni dei campi da gioco, caratterizzate da geometrie e texture sin troppo elementari, così come sono rivedibili determinate caratterizzazioni dei giocatori, capaci di spaziare dal perfetto al non proprio azzeccato. Questa altalenante attenzione della resa visiva dei personaggi è particolarmente evidente nella modalità Road to the Show, con il nostro alter ego che, a seconda della personalizzazione, metterà in scena un bizzarro campionario di movenze ed espressioni facciali. A lasciare soddisfatti senza appello è il fronte sonoro di MLB The Show 24, che può vantare un audio semplicemente stratosferico, grazie ad un commento audio sempre puntuale ed incisivo (ahinoi solo in lingua inglese) e tutta un’effettistica di primissimo livello. L’ultimo neo che mi sento di sottolineate, considerando che parliamo di una produzione first party Sony (per quanto multipiattaforma), è la totale assenza di una qualsiasi localizzazione testuale nella nostra lingua, mancanza che può rendere assai più ostica la comprensione di alcune meccaniche di gioco illustrate all’interno dei vari tutorial.

MLB The Show 24 si conferma ancora una volta come la simulazione di baseball più completa e appagante sul mercato. Un’esperienza ricca di contenuti, con una modalità carriera avvincente, un comparto online solido e una varietà di opzioni per tutti i gusti. Il gameplay è stato ulteriormente raffinato, con un sistema di lanci e battute più profondo e una fisica di gioco sempre più realistica. Il comparto tecnico è di altissimo livello, con un sonoro eccellente e una grafica che, pur con qualche sbavatura, sa regalare momenti di grande impatto visivo. L’unica vera mancanza è la totale assenza di una localizzazione in italiano, che limita l’accessibilità del gioco a un pubblico più ampio.