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Recensione Mindcop

di: Simone Cantini

Come sarebbe facile la vita degli investigatori se potessero leggere senza problemi la mente dei sospettati. Pensateci anche solo per un istante: in un lampo si potrebbero risolvere i casi più intricati, semplicemente con uno schiocco di dita, così da assicurare alla giustizia i malfattori. Un’ipotesi interessante, che poi è alla base di Mindcop, avventura poliziesca di tipo non lineare che, proprio attorno a questo concetto, ha costruito buona parte del suo gameplay. Però, non tutto è così semplice e bello come si potrebbe pensare…

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Nella mente del killer

Un brutale omicidio ha squassato la tranquillità di Merylin Crater Camp, che si è risvegliato macchiato dal sangue della giovane Rebecca. Un crimine che spetterà a MC e Linda, i due protagonisti di Mindcop, che avranno solo 5 giorni per riuscire a sbrogliare questa complessa matassa. Il tempo sarà il nostro principale nemico in questa caccia al killer misterioso, ma il detective che andremo ad impersonare potrà fare affidamento su di una capacità unica ed incredibile: lui è il Mindcop del titolo, ed ha la possibilità di navigare all’interno della mente degli interrogati, così da scoprirne i pensieri più nascosti. Naturalmente, come ogni potere che si rispetti, c’è un rovescio della medaglia da digerire, che stavolta risiede nel non riuscire a vedere mai il tutto in maniera chiara ed univoca, ma inquinato da possibilità e menzogne, in grado di rendere più ostica la comprensione di quanto scoperto.

Ed è attorno a questa capacità che ruotano le circa 5 ore necessarie a giungere al termine dell’avventura firmata dallo sviluppatore solitario Andre Gareis, che è riuscito ad imbastire un racconto interessante e non privo di qualche colpo di scena. Il pregio principale del suo lavoro, però, è relativo alla costruzione del duo di protagonisti, che riescono immediatamente a catturare l’attenzione del giocatore, grazie ad una caratterizzazione molto azzeccata e curata. Elementi attorno ai quali aleggiano perennemente informazioni appena accennate, ricordi sottintesi ed aspetti che lasciano intravedere una mitologia ben più complessa di quella che ci accompagna in Mindcop, al punto che, una volta giunti ad uno dei due finali disponibili, rimane la voglia di vederli nuovamente all’opera, anche solo per scavare più in profondità nell’universo creato da Gareis.

Mind games

Mindcop si sviluppa, come già detto, in maniera non lineare all’interno di un arco temporale di 5 giorni, durante i quali il nostro compito sarà quello di interrogare gli abitanti di Merylin Crater Camp ed esaminare le varie location, così da scovare indizi in grado di condurci all’assassino. Essendo una corsa contro il tempo, ogni azione che sceglieremo di intraprendere andrà a diminuire il timer che scandisce ogni giornata di indagine. Questo ci costringerà a ponderare ogni nostra azione, nel tentativo di ottimizzare le ore a disposizione: dare una controllata alla camera di uno dei sospetti, interrogare il vicino di casa o magari esplorare il bosco che circonda la cittadina? Non ci sono scelte giuste o sbagliate, né un ordine preciso da seguire, dato che saremo solo noi a decidere come e dove agire.

Elemento principe dell’indagine, però, sarà la citata possibilità del Mindcop di scandagliare la mente dei testimoni (mindsurfing). Farlo darà il via ad un piccolo minigioco in stile match-3, che se superato ci permetterà di approdare al subconscio del soggetto, dove troveremo 3 porte: una illustrerà un evento vero, l’altra una possibilità, mentre l’ultima ci svelerà una menzogna. Questo, oltre a fornire preziosi indizi sulla natura del teste, potrebbe permetterci di accedere a nuovi argomenti di conversazione, utili per scoprire tutti i misteri che coinvolgono gli abitanti di Merylin Crater Camp.

L’idea e il flow di base sono sicuramente intriganti, ma complice una progressione che, per motivi che evito di spoilerare, ci permetterà di avere un’idea precisa dell’accaduto solo in prossimità delle battute finali (tra l’altro lasciando poco spazio ad eventuali misunderstanding in merito all’identità del killer), Mindcop stupisce meno di quanto avrebbe potuto. L’indagine, difatti, giunti ad un certo punto, finisce per mettere sin troppo in evidenza quali siano gli argomenti ed i personaggi su cui insistere, sacrificando un intreccio che, soprattutto nelle prime giornate, assume contorni ben più complessi e sfaccettati di quanto sia in realtà. A dispetto dei due finali presenti, legati alla cattura o meno dell’assassino, la rigiocabilità è per caratteristiche del genere pari a zero, a meno che non si vogliano sbloccare tutti gli argomenti disponibili.

La natura di one man band di Andre Gareis non si avverte molto in quanto a realizzazione tecnica che, pur essendo molto semplice e lineare, gode di una caratterizzazione molto curata. Il character design, morbido ed essenziale, riesce comunque a bucare lo schermo grazie alla sua simpatia e ad un set di animazioni convincenti per quanto non presenti in numero abbondante. Molto buono il voice over in inglese (purtroppo non è presente nessuna localizzazione nella nostra lingua), mentre sono un po’ troppo ripetitivi, per quanto dannatamente orecchiabili, i motivetti che scandiscono le fasi di mindsurfing.

Mindcop ha il pregio di costruire un mondo intrigante e ben orchestrato, al cui interno si muove con disinvoltura una coppia di personaggi principali tratteggiati in modo eccellente. Anche le premesse di gameplay poggiano su solide basi, con la trovata del mindsurfing in grado di garantire un guizzo in più. Peccato, allora, che per quanto la progressione non sia lineare, permangano alcuni punti fermi che tendono a banalizzare in modo troppo importante la risoluzione del caso. Parliamo comunque di un titolo molto ben realizzato, oltre che proposto ad un prezzo davvero contenuto. Se amate gli investigativi, una chance consiglio di dargliela.