Recensione Mika and the Witch’s Mountain
di: Simone CantiniC’è stato un periodo in casa The_WLF, quando la piccina della famiglia era ancora piccina per davvero (sigh), che non passasse giorno senza che in TV girasse il DVD di Kiki – Consegne a Domicilio, magari anche più volte di seguito. Una consuetudine che ci ha accompagnato per un bel po’ e che, confesso, a pensarci oggi suscita un leggero velo di malinconia. Il perché di questa pippa emotiva puramente personale? Beh, la recensione di Mika and the Witch’s Mountain, che proprio con l’eroina tratteggiata su pellicola da Hayao Miyazaki, ha davvero moltissimi punti in comune.
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Veniamo giù dal monte…
Manco a farlo apposta, giusto per rimarcare quanto scritto poco sopra, la protagonista di Mika and the Witch’s Mountain è proprio una strega, o aspirante tale che dir si voglia, che per poter completare il proprio addestramento si avventura sin sulla cima del monte Gaun, per incontrare la fattucchiera Olagari. Nulla di così eclatante, se non fosse che la megera in questione decide di attuare un processo formativo dai tratti spartani, scaraventando la piccola Mika giù dal monte, intimandole di risalire con le proprie forze per completare il proprio addestramento.
La ragazzina si ritroverà, quindi, nei pressi del villaggio di Orilla, con la propria scopa volante ridotta in frantumi e senza un soldo in tasca per poterla riparare. Senza perdersi d’animo, Mika deciderà di farsi assumere dalla compagnia di consegne locali, rimasta senza il proprio corriere di fiducia. Inizia così un’avventura dai toni fanciulleschi e leggeri, una vera e propria fiaba di formazione che, nel corso di 4 giorni virtuali, vedrà l’aspirante strega attraversare il classico processo di crescita personale. E lo farà intrecciando il proprio lavoro con le storie degli abitanti dell’isola, delicati frammenti di quotidianità mai troppo complessi, ma che contribuiscono a rendere estremamente piacevoli le tre ore scarse necessarie a giungere ai titoli di coda.
Mika Porter Bridges
Se la presenza di Kiki aleggia sin dal principio sulla sceneggiatura di Mika and the Witch’s Mountain, c’è un’altra presenza ingombrante che emerge all’interno del lavoro del team: sto parlando di Death Stranding, le cui meccaniche di consegna, in forma estremamente ridotta, andranno ad accompagnare il core gameplay del titolo. Il gioco, come prevedibile, ruoterà tutto attorno al lavoro di corriere di Mika, che per ogni incarico dovrà prestare molta attenzione al pacco di turno, ognuno caratterizzato da accortezze particolari. Tra urti da evitare, acqua da schivare e tempi di consegna da rispettare, ciascun viaggio rappresenta una piccola sfida per la streghetta in erba, e ci chiederà di sfruttare al meglio la peculiare conformazione dell’isola, dotata di percorsi sempre differenti che si sbloccheranno man mano che potenzieremo la nostra fidata scopa.
Partiremo con un mezzo di trasporto estremamente limitato, in grado solo di sollevarsi a pochi centimetri dal suolo, ma finiremo per mettere le mani su di un bolide capace di sfrecciare a velocità sempre più sostenute, oltre che in grado di sfruttare le correnti ed i magici portali catapulta presenti sull’isola. Una mappa, questa, che sebbene non certo grandissima, nasconde anche piccoli segreti da scovare, come statuette da scambiare con costumi alternativi e decorazioni per la scopa. Non manca anche un set di circuiti da corsa, da completare rigorosamente entro i tempi limite, utili per allungare un pizzico la risicata giocabilità. Non parliamo di un’offerta particolarmente corposa, ma quello che Mika and the Witch’s Mountain mette sul piatto è risultato comunque molto godibile, pur nella sua semplicità.
A rendere l’esperienza ancora più gradevole, ci pensa il comparto tecnico della produzione, che può vantare un colpo d’occhio sicuramente accattivante, per quanto assai essenziale dal punto di vista squisitamente tecnico. Il mondo di gioco è estremamente colorato e ben costruito, forte di una grafica in cel-shading che, pur non stupendo per complessità, è risultata davvero piacevole alla vista. Lo stesso character design, che strizza più di un occhio al mondo dello Studio Ghibli, funziona a dovere (davvero azzeccati i piccoli intermezzi animati in stile cartoon), così come il comparto audio, che vanta un set di musiche azzeccate e piacevolissime da ascoltare. A completare il tutto ci pensa la localizzazione testuale nella nostra lingua, che per un piccolo titolo come questo è un bonus che non mi sento mai di sottovalutare.
È una piccola e deliziosa fiaba quella raccontata da Mika and the Witch’s Mountain, che nel corso della sua durata alquanto condensata, riesce a mettere sullo schermo un’esperienza tutto sommato divertente, per quanto non certo molto varia. Il percorso di crescita della piccola Mika ibrida in modo alquanto funzionale il core gameplay di Death Stranding, calandolo all’interno di un mondo che pare preso di peso dall’estro dello Studio Ghibli. Quello che emerge è un piccolo e delizioso gioco a base di consegne, non certo sorprendente nella sua costruzione, ma sicuramente molto gradevole da vedere oltre che davvero ben realizzato nel suo insieme. Sicuramente da provare, anche se non dovete aspettarvi chissà quale assurda complessità.