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Recensione Megaton Musashi W: Wired

di: Simone Cantini

Immaginate solo per un attimo la scena: siete un bambino sul finire degli anni ’70, ed oltre a Tom & Jerry, produzioni Disney e di Hanna e Barbera non avete mai visto altro, per ragazzini, in TV. Ecco, pensate allora che impatto possa aver avuto l’essere travolti dall’ondata di anime robotici che, da Goldrake in poi, finirono per monopolizzare l’attenzione catodica di questa generazione. Inutile, pertanto, sottolineare come con l’avvento del videogaming casalingo, il desiderio di vivere in prima persona simili avventure fosse palpabile, sebbene mai soddisfatto a dovere dalle modeste (di allora) possibilità tecnologiche. Per questi (e tanti altri) motivi mi sono goduto il non proprio irresistibile Il Banchetto dei Lupi, ignaro di cosa mi avrebbe invece riservato il più corposo Megaton Musashi W: Wired.

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Terra in pericolo, di nuovo…

La storia dietro a Megaton Musashi W: Wired è abbastanza complessa, visto che parliamo di un gioco che vide la luce per la prima volta nel 2021. Fortemente voluto dal CEO di Level-5 Akihiro HIno, che ne ha anche curato la sceneggiatura, il titolo è uscito originariamente solo in Giappone come progetto crossmediale, grazie anche alla presenza di una serie animata dedicata, ed è giunto in occidente giusto pochi mesi fa. La storia alla base del tutto prende pienamente spunto dai citati anime robotici, e vedrà la Terra messa a ferro e fuoco da una razza aliena decisa a conquistare il nostro pianeta. Inutile dire come l’ultima speranza di difesa sia costituita da una serie di giganteschi mech che, nemmeno a farlo apposta, saranno pilotati da un gruppo di adolescenti, le cui fila si andranno ad ingrossare con il procedere delle vicende.

Per quanto prenda il via in modo alquanto canonico e, a tratti prevedibile, la sceneggiatura si snoderà in maniera sempre più convincente (pur al netto di qualche marchiana ingenuità), dando vita ad un plot ben più maturo e complesso di quello che le premesse iniziali lascerebbero supporre. Ricco di sottotrame, pronte a riunirsi in prossimità del finale, e di uno sviluppo che non lesina benvenuti e continui cambiamenti di prospettiva, lo script scivola agile per una trentina di ore, mantenendo sempre desta l’attenzione del giocatore, grazie anche ad un cast che, per quanto stereotipato, vanta una buonissima caratterizzazione. E così, tra echi di Evangelion, Gundam, Generale Daimos e gli anime nagaiani (anche per meri motivi estetici, di cui parlerò a breve), si finirà per rimanere piacevolmente coinvolti da questa drammatica lotta per la sopravvivenza tra Terrestri e Draktor.

Il mech è mio e lo gestisco io!

Lo confesso, al netto di un core gameplay tutto sommato molto semplice, che si può definire un mix tra action e visual novel, Megaton Musashi W: Wired sembra godere nel vomitare costantemente addosso al giocatore un numero davvero impressionante di meccaniche e concetti ludici. A cadenza regolare, fin quasi al termine dell’avventura, la produzione Level-5 introduce sempre nuovi elementi da metabolizzare, utili a mantenere desta l’attenzione del giocatore. La progressione si può considerare idealmente divisa in due distinti tronconi: nel primo controlleremo di volta in volta i vari personaggi, all’interno di sezioni puramente narrative realizzate in 2D, che alterneranno dialoghi alla raccolta di risorse e collezionabili, oltre al completamento di semplici quest accessorie, utili prevalentemente ad approfondire la lore generale ed il background di parte del cast.

La prospettiva cambia non appena si scende letteralmente sul campo di battaglia e prendiamo il controllo del nostro gigantesco mech, momenti in cui Megaton Musashi W: Wired si trasforma in un action vero e proprio. Il focus si sposta all’interno di semplici mappe, in cui dovremo eliminare le forze aliene tramite un esile set di combo, armi corpo a corpo e ranged, oltre ad un impressionante quantitativo di abilità speciali in grado di dare vita a spettacolari attacchi, in perfetto stile anime. Al netto di una struttura molto semplice e comunque incline alla ripetitività, il gioco si mantiene sempre fresco proprio in virtù del continuo ampliamento delle possibilità di offesa offerte al giocatore, grazie anche alla natura in salsa looter shooter che permea il tutto: al termine di ogni sortita, difatti, verremo ricompensati da un nutrito numero di armi e parti opzionali per i nostri robot, caratterizzati da vari livelli di rarità.

Il loro reperimento va ad impattare su quella che è, senza dubbio, la più stratificata meccanica di gioco che, pescando a piene mani da Armored Core, ci permetterà di assemblare in prima persona ogni singolo aspetto del nostro arsenale bellico. E tra parti del corpo, schede madri da modificare per mezzo di uno skill tree gargantuesco e feature sempre nuove, ci si può letteralmente perdere all’interno di questa peculiare sezione, che può seriamente soverchiare il giocatore in quanto a profondità e possibilità. Fortunatamente, per chi cerca un approccio più snello, non mancano opzioni automatiche in grado di semplificare l’assemblaggio grazie a dei preset. Ed è in questi momenti che, per chi è nostalgico come il sottoscritto, Megaton Musashi W: Wired regala più di un colpo al cuore, grazie alla presenza di alcuni componenti che omaggiano serie storiche come Goldrake, Mazinga Z, Getter Robot, Combattler e Vultus V. Pur presentandosi unicamente come richiami estetici, privi quindi di sottotrame dedicate, queste parti potranno essere recuperare tramite alcune delle numerosissime missioni di combattimento secondarie, capaci da sole di triplicare agilmente il monte ore di gioco.

Come se non bastasse, Megaton Musashi W: Wired presenta anche un riuscito comparto multiplayer, che permetterà ai giocatori di affrontare in compagnia le sortite più ostiche, oltre che di partecipare a match classificati e non, utili sia per scalare le classifiche globali che per mettere mano sulle ricompense a tempo che caratterizzano le varie stagioni di gioco. Il quadro generale, pertanto, risulta essere quanto mai generoso, con gli unici DLC attualmente disponibili a pagamento che si limitano ad introdurre skin e nuovi personaggi per il navigatore di bordo, così da lasciare tutto quanto serve per giocare e divertirsi alla semplice progressione. Naturalmente non è tutto perfetto, visto che si potrebbe avere qualcosa da ridire sul bilanciamento generale, dato che per quasi metà dell’avventura il livello di difficoltà si attesta su livelli alquanto blandi (per poi salire improvvisamente). La stessa varietà degli scontri è rivedibile, visto che non presentano moltissime differenze, ma finiscono per assomigliarsi un po’ tutti in quanto a struttura.

Lo stesso fronte tecnico presta il fianco a più di una critica, soprattutto per quanto riguarda i combattimenti, a causa di una grafica ai limiti della sufficienza, capace di risultare inferiore in più di un frangente anche al bistrattato (e già citato) Il Banchetto dei Lupi: a scenari quanto mai spogli e caratterizzati da texture davvero mediocri, si contrappongono unicamente i vari mech (alleati e nemici), decisamente più curati e rifiniti del resto. Discorso diverso per le sezioni narrative, più accattivanti e meglio realizzate del resto, così come piacevoli sono le sequenze animate che, di tanto in tanto, sottolineano particolari momenti della trama. Per lo meno il frame rate è sempre impeccabilmente ancorato ai 60 frame al secondo (almeno su PS5, dove ho provato il tutto). Nulla da eccepire sul fronte sonoro, grazie ad un impeccabile voice over in lingua giapponese per ogni linea di dialogo presente, e ad una soundtrack efficace e calzante. E si può solo applaudire per la presenza di una totale localizzazione testuale nella nostra lingua che, per un prodotto di nicchia come questo, non può che rappresentare un vero plus.

Siete cresciuti a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 e avete una vera infatuazione per gli anime robotici? Beh, allora Megaton Musashi W: Wired non è che la più riuscita e convincente realizzazione di quel sogno covato sin da bambini, visto il modo in cui il titolo Level-5 riesce a trasformare una serie mecha in un longevo e divertente videogioco. Nulla vi vieta di entrare in guerra come i Draktor anche se amate soltanto perdervi in millemila elementi di personalizzazione ed assemblare il robot dei vostri sogni, vista la mole impressionante di possibilità che il titolo presenta. Forte di una sceneggiatura ben più intrigante delle sue premesse e di un gameplay solido e stratificato, per quanto un po’ ripetitivo nelle sue fondamenta, Megaton Musashi W: Wired è comunque una produzione generosissima di contenuti, un vero atto d’amore nei confronti di un filone capace di caratterizzare in maniera ancora oggi marcatissima l’immaginario dell’animazione giapponese. Un gioco che, almeno fino a qualche anno fa, sarebbe stato impensabile vedere esportato in occidente e che merita tutta la vostra attenzione.