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Recensione Mega Man 11

di: Ulell

Se dovessi chiedere ai player più giovani quale sia il simbolo di Capcom, molti risponderebbero dicendo Ryu (da Street Fighter) oppure Dante (da Devil May Cry). Questo perché negli ultimi anni l’azienda giapponese sembra aver abbandonato quello che per anni è stato il suo personaggio di punta: Mega Man (o Rockman, in lingua nipponica). Dopo alcune scialbe edizioni come Megaman X e comparsate nei vari Capcom VS qualcosa, ora il nostro androide preferito torna sulle console con Mega Man 11, forte di una veste grafica rinnovata ed un gameplay che richiama molto quello storico, nel tentativo di svecchiare una serie che negli ultimi tempi ha sofferto molto il passare degli anni

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Roccuman!

Partiamo dal principio: tanto tempo fa, durante la loro gioventù, il Dr.Light ed il Dr. Willy erano colleghi negli stessi laboratori che si occupavano di sviluppare androidi per aiutare gli uomini nella vita di tutti i giorni. In occasione di una riunione i due litigarono, cioè quando il Dr. Willy propose la sua nuova invenzione: il Double Gear, strumento che permetteva per brevi periodi di potenziare al massimo gli esseri bionici. Il Dr. Light intravide le potenzialità nefaste dell’invenzione e si oppose con tutte le sue forze alla sua messa in produzione, convincendo gli altri membri del consiglio che l’idea del Dr. Willy era da scartare, e costringendo quest’ultimo ad abbandonare frustrato l’azienda. Dopo molti anni, ormai invecchiato, il Dr. Willy rivive in sogno questa umiliazione, e decide di vendicarsi rapendo alcuni robot master e impiantando in loro il Double Gear. Al nostro eroe Mega Man spetta l’arduo compito di salvarli, utilizzando a sua volta il prototipo del Double Gear che il Dr. Willy lasciò all’epoca in azienda, e che il Dr. Light, pur restio, gli impianta nel corpo.

Blockman, Acidman….

Come detto, scopo del gioco sarà percorrere i vari livelli e superarne le trappole e gli avversari che li pullulano. Dal punto di vista stilistico, troviamo dei personaggi principali e Mini-Boss ben disegnati e ben congegnati, con colori vivaci e allegri, come vuole lo stile della serie. La grafica è un 3D in 2D, ovvero i personaggi sono disegnati in poligoni ma posti su dei livelli bidimensionali. La prima nota dolente di questo gioco è la poca cura che gli sviluppatori hanno posto nel disegnare i nemici, che sono praticamente sempre gli stessi con colori diversi. Anche i livelli hanno poco da offrire dal punto di vista stilistico: gli sfondi sono praticamente vuoti e sfocati, con poca caratterizzazione. Storia diversa per i Mini-Boss ed i Boss principali, tutti ben disegnati e caratterizzati. Tutta la saga di Mega Man è sempre stata famosa per la sua meravigliosa colonna sonora: purtroppo in occasione di questo Mega Man 11 ci ritroviamo ad aver a che fare con delle musiche sciape che poco si adattano al tono del gioco.

Era un fuoco, non un gioco

Per quanta poca cura sia stata posta dal punto di vista grafico del gioco, tutt’altro si può dire per i livelli, davvero complicati e complessi. Ogni ostacolo non è mai banale, e così come accadeva nei primi giochi della serie, un minimo errore di valutazione ci porterà ad una morte che ci costringerà a ricominciare il livello dall’inizio o dall’ultimo checkpoint, se saremo tanto fortunati da raggiungerlo senza morire prima. Alcune zone dei livelli sono state disegnate appositamente per sfruttare le caratteristiche del Double Gear, che grazie all’uso del tasto L1 o R1 ci permetterà di rallentare il tempo o di farci diventare più veloci, fino allo scaricarsi della barra che ne mostra l’utilizzo. In fase di energia critica, premendo entrambi i tasti avremo un power up che ci permetterà di sopravvivere un po’ più a lungo. Sarà possibile inoltre acquistare degli item dal menù di pausa che ci permetteranno di ripristinare la nostra energia, o quella del Double Gear, o ancora di farci soccorrere in caso di caduta in uno dei tanti buchi presenti negli stage e molto altro. Alcuni livelli ci esaspereranno per la loro complicatezza e anche abbassare il livello di difficoltà sarà poco utile in quanto cambierà soltanto il numero di vite a nostra disposizione e quanta energia gli avversari ci toglieranno colpendoci. Alla fine l’impressione è quella di star giocando ad un vero e proprio soulslike e non più ad un semplice Mega Man, al punto che lasciarsi prendere dalla voglia di sbattere il joypad sul pavimento sarà quasi incontrollabile. A metà di ogni livello circa incontreremo dei Mini-Boss davvero complicati da battere, con pattern di attacco variegati e difficili da scansare. Per quanto strano possa sembrare, è stato più facile battere i Robot Master e guadagnare le loro armi, come sempre accaduto nella saga.

Concludendo

Mega Man 11 è un gioco che ha tentato di rinnovarsi riuscendoci solo a metà, soprattutto dal punto di vista grafico, data la poca cura posta nel disegno dei livelli e dei nemici di basso profilo. Niente da dire sulla difficoltà, che farà impazzire di rabbia i meno avvezzi al genere, ma sicuramente renderà felici i fan della serie.