Recensione MediEvil
di: Simone CantiniÈ resuscitato! Non so perché ma questa frase mi è rimasta scolpita nel cervello sin da quando la sentii la prima volta, oramai ben 21 anni fa, non appena avviata la mia brava copia di MediEvil. Sarà stato per il doppiaggio palesemente amatoriale, oppure per il fatto che il mio cuginetto allora piccolissimo si divertisse a gironzolare in quella buffa cripta, ogni volta che veniva a pranzare a casa dei miei. Insomma, repetita juvant, o in questo caso inculcant, per dirla alla latina, visto che nonostante ne sia trascorso di tempo da quel fatidico giorno, l’incipit delle avventure di Sir Daniel Fortesque mi accompagna ancora oggi nascosto tra le pieghe della memoria. Potete, quindi, soltanto immaginare la mia gioia nel sentirle pronunciare ancora una volta, difetti di voice over compresi, anche in questa nuova incarnazione (la battuta non è voluta, giuro) di MediEvil.
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Il peso della storia
Certo che a diventare eroi ci vuole davvero poco: prendete un’epica impresa ed il mescolarsi tra la folla, quindi condite il tutto con un pizzico di casualità, ed ecco che anche il più sfortunato dei soldati, capace di cadere allo scoccare della prima freccia avversaria, può finire per diventare un vero e proprio mito. Peccato che Sir Daniel Fortesque sia conscio di questa sua bizzarra condizione, al pari dei veri eroi che riuscirono a salvare Gallowmere dalle grinfie del perfido Zarok, e che ora guardano dall’alto in basso il nostro dinoccolato protagonista. Il fato, però, ha voluto dare una seconda opportunità al prode Dan, che riportato in vita da un incantesimo del redivivo stregone, si ritroverà a costituire l’unica speranza di salvezza per il proprio regno, ancora una volta preda delle mire oscure dell’antico nemico. E ricomincia così, oggi come nel 1998, la buffa avventura di MediEvil, pronto a far rivivere in tutto e per tutto anche su PS4 le peripezie dello scheletro smascellato più simpatico di sempre. Ed in fondo, trattandosi di un semplice remake tecnico, chiedere di più al lavoro svolto dai ragazzi di Other Ocean sarebbe stato davvero troppo, visto che tanto il team quanto Sony, sin dal momento del primo annuncio, si sono subito sbrigati a sottolineare come l’esperienza di gioco sarebbe rimasta la stessa dell’originale. Il che, visto anche il successo dei recenti ritorni di Crash e Spyro, non ha certo lasciati sorpresi i fan di vecchia data, affatto spaventati dall’idea di mettersi nuovamente alla prova con un titolo oramai radicato nelle loro memorie videoludiche. Peccato, però, che spesso simili ricordi finiscano per essere sin troppo deformati da quel subdolo specchio che risponde al nome di nostalgia, capace come è di rendere più belli e memorabili episodi che, se visti spogliati di questo mistico alone, rivelano una fattura decisamente meno intrigante. Come, ahimè, è successo per MediEvil. Il titolo, difatti, se giocato al giorno d’oggi non fa nulla per mostrare il peso degli anni che si porta appresso, caratterizzati da meccaniche ludiche oramai superate e sulle quali è, adesso, abbastanza difficile chiudere un occhio. L’elemento che balza agli occhi con maggiore veemenza è senza dubbio il basilare sistema di combattimento, invero alquanto limitato e privo di una fisicità degli scontri sufficiente: sia che si sfrutti una delle armi a corto raggio, oppure una a distanza, guerreggiare con le creature ostili che popolano Gallowmere risulterà sin troppo evanescente, con un feedback dei fendenti assente che, complice anche l’assenza di un lock sul nemico di turno, renderà “scivolosi” i vari combattimenti. E per un titolo che fa degli scontri uno degli elementi cardine della progressione, non è certo un difetto da sottovalutare. Come non fa gridare al miracolo la gestione della telecamera, figlia di un’epoca dimenticata del gaming in cui la precisione non era certo il piatto forte della casa: pronti, quindi, ad una gestione a tratti schizofrenica, che mostra tutti i propri limiti soprattutto negli spazi più angusti, oltre che nelle ancora oggi affatto perfette fasi platform. E a poco serve la possibilità, inedita, di spostare la visuale alle spalle di Daniel, tenendo premuto il grilletto sinistro.
La morte ti fa bello
In mezzo a tutte queste incertezze, però, c’è anche del buono nascosto sotto la scorza antica di MediEvil, che ha nella simpatia innata di Sir Fortesque e nell’estetica generale, i suoi punti di forza maggiori. Sarà quel mix di atmosfere care a Tim Burton, sapientemente accompagnate da una colonna sonora (fedele nelle partiture ma riarrangiata con suoni moderni) che strizza non a caso l’occhio con successo ai lavori di Danny Elfman. Ma è anche la struttura stessa del gioco a rimanere fresca ancora oggi, con una mappa di gioco che si amplia man mano che andiamo avanti nell’avventura, in cui faremo la conoscenza di bizzarre creature, ed in cui non mancano i segreti, tra i quali spiccano i vari Calici dell’Eroe, particolari artefatti che se recuperati ci permetteranno di mettere le mani su nuove armi. I ragazzi di Other Ocean, comunque, pur volendo rimanere fedeli all’esperienza originale, hanno deciso di concedersi un piccolo sfizio, introducendo alcune anime che andranno a popolare i vari stage una volta terminata l’avventura. Si tratta di un espediente non certo fine a se stesso, utile soltanto ad aumentare la longevità complessiva, ma anche di un omaggio rivolto a tutti i fan storici di MediEvil, visto che recuperarle tutte renderà disponibile la versione originale del gioco: un bonus che farà sicuramente la gioia dei retrogamer. L’occasione è utilissima, oltre ai fini puramente sentimentali, anche per constatare l’impressionante fedeltà con cui il remake è stato realizzato, praticamente una copia 1:1 del materiale originale, rivisto graficamente in una chiave moderna di tutto rispetto. Il lavoro con cui dei semplici poligoni sono stati riportati a nuova vita è davvero convincente, anche se purtroppo permangono alcune incertezze nel frame rate in qualche sporadica occasione. Stona anche la presenza di qualche bug, tra i quali spicca il blocco sul posto improvviso di Sir Daniel, situazione che mi ha in un paio di occasioni costretto a riavviare il livello. Per la gioia dei puristi, vi farà piacere sapere che torna arrembante anche lo sconclusionato doppiaggio originale, chiaro esponente di un periodo storico in cui il voice acting nostrano muoveva i primi passi.
MediEvil è un remake che fa bene tutto quello che ci era stato promesso, ma non per questo può dirsi promosso a pieni voti, visto che gli sforzi compiuti da ragazzi di Other Ocean non sono stati sufficienti a rendere attuale l’avventura di Sir Daniel. Figlio di un’epoca passata, il titolo Sony è invecchiato davvero maluccio sul fronte del gameplay, sin troppo ingessato e leggero in alcune meccaniche, con solo l’innata simpatia dell’eroe di Gallowmere a tenere in piedi la baracca. Ci troviamo comunque al cospetto di un titolo venduto a prezzo ultra budget, che si porta in dote anche la versione originale (inserire anche il secondo capitolo era chiedere comunque troppo?), che di sicuro non lascerà delusi i fan della prima ora, i quali possono tranquillamente ignorare il voto ed aumentarlo a dismisura. Sono invece i novellini quelli che dovrebbero avvicinarsi con cautela al ritorno di MediEvil, visto che l’attuale panorama videoludico riesce a proporre esperienze decisamente più rifinite ed accattivanti.