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Recensione Max Mustard

di: Simone Cantini

Sì, lato VR l’assenza di un gioco dedicato ad Astro Bot pesa tantissimo, data la bellezza e la bontà di quel Rescue Mission che, sul primo visore di casa Sony, rappresentò una vera killer application. Il disappunto nel sapere che il gioco dedicato al robottino, uscito poche settimane fa, sarebbe stato presente in sola versione flat, non ha fatto che inasprire la situazione. La lezione di Team Asobi, però, non è certo passata inosservata agli occhi dei ragazzi di Toast Interactive, che hanno realizzato la loro personalissima versione del titolo in questione, che si è concretizzata nell’ottimo Max Mustard.

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L’unione fa la forza

Sono uno della vecchia scuola, nato e cresciuto ai tempi dei fosfori verdi e degli 8-bit, quindi non mi aspetto mai chissà quali elaborate trame all’interno di un platform. Ed in tal senso Max Mustard rimane decisamente fedele al mio credo, presentandoci un esilissimo pretesto narrativo prima di lasciare spazio ai salti e all’azione: tutto ha inizio quando un gigantesco polipo robot rapisce i tenerissimi Mudpup, creaturine puccettose che più puccettose non si può. In loro soccorso giungerà allora il buon Max, una sorta di avventuroso ranger, che contando anche sul nostro aiuto diretto dovrà attraversare una serie di piccoli stage, suddivisi in 4 distinte macrosezioni. Tra un livello e l’altro, giusto per aggiungere un pizzico di contesto in più, avremo la possibilità di leggere alcune lettere indirizzate al nostro eroe, piccole aggiunte che a poco servono nell’economia generale.

Tra salti e pistole

Vista la natura di Max Mustard, l’assenza di una sceneggiatura solida non è certo un difetto, soprattutto in virtù dell’eccellente gameplay e dell’azzeccatissimo level design che accompagna la progressione ludica. La struttura, come detto, è suddivisa in piccoli livelli a scorrimento frontale, in cui noi prenderemo il controllo di Max, che potrà saltare e schiacciare gli avversari come Mario ci ha insegnato decenni fa, oltre a poter planare per qualche secondo grazie ad un comodo jetpack, proprio come il metallico Astro. Di tanto in tanto, in suo soccorso, giungeremo in prima persona anche noi giocatori, grazie alla possibilità di impugnare delle peculiari armi in determinate situazioni.

Strizzando anche l’occhio a Moss, quello che si crea è un connubio avatar/giocatore davvero riuscito, che sposa alla perfezione la struttura dei vari livelli, sempre tutti diversi tra loro e dotati di caratteristiche e meccaniche peculiari ad ogni sortita. Quello che emerge è un platform davvero piacevolissimo e sorprendente da giocare, che può contare su di una precisione dei comandi alquanto invidiabile, sia quando si controlla Max, sia quando saremo noi stessi ad agitare le mani in prima persona. La summa dell’esperienza si avrà in occasione degli scontri con i giganteschi boss, che metteranno alla prova le nostre doti collaborative. A spezzare un minimo la situazione ci penseranno anche alcuni livelli bonus, che ci permetteranno di scatenarci in rapidissime sezioni di tiro al bersaglio, ma anche di dedicarci alla raccolta sfrenata di monete, che potremo poi investire nello shop presente nell’hub di gioco, presso cui acquistare una serie di potenziamenti per Max Mustard.

Bellezza virtuale

Tutto, però, sarà sempre mirato alla liberazione dei Mudpup presenti negli stage, necessari anche per poter sbloccare le porzioni più avanzate della mappa di gioco. In tal senso ci sarebbe da tirare un pizzico le orecchie al team relativamente al tasso di sfida generale, invero mai provante, anzi a tratti sin troppo permissivo. Tolto questo piccolo sassolino, le circa 5 ore necessarie a giungere alla fine dell’avventura scorrono via agilissime, grazie anche ad una realizzazione tecnica davvero impeccabile, che fa della pulizia e del character design i suoi due principali punti di forza. Il mondo in cui si muove Max Mustard è coloratissimo e molto bello da vedere, grazie anche alla cura realizzativa riversata nei confronti di tutti i personaggi che si muovono sullo schermo (Max è davvero delizioso da vedere). Lo stesso sonoro è risultato accattivante al punto giusto, grazie ad un mix di brani sempre calzanti ed ottimamente orchestrati. Manca solo quel guizzo ulteriore in grado di renderlo un capolavoro a 360°, ma l’esperienza complessiva è comunque ad un solo passo dall’eccellenza assoluta.

Siete fan di Astro Bot e non avete digerito l’assenza di un gioco dedicato a PSVR2? Beh, poco male, visto che Mac Mustard è riuscito in modo egregio a non far rimpiangere l’assenza del robot di casa Asobi. E lo ha fatto per mezzo di un’esperienza platform curatissima sotto ogni punto di vista, tanto bella da vedere quanto sorprendente e divertente da giocare. Dotato di un carisma invidiabile, oltre che impreziosito da alcune trovate ludiche alquanto pregevoli, la produzione Toast Interactive paga solo lo scotto di una difficoltà non troppo pronunciata, che non è comunque riuscita ad intaccare minimamente la bontà di un gioco VR che ogni possessore di un headset virtuale non dovrebbe assolutamente lasciarsi scappare.