Recensione Mass Effect: Andromeda
di: Luca SaatiNon deve essere facile per una software house voltare pagina dopo aver chiuso una delle trilogie più belle della scorsa generazione di console, soprattutto se i fan hanno voglia di vivere nuove avventure con la saga in questione. In questi casi l’unica cosa da fare è ricominciare da capo, e Bioware lo ha fatto con Mass Effect: Andromeda prendendosi anche qualche rischio. Così, abbandonata la via lattea e la ciurma del comandante Shepard, eccoci nella galassia di Andromeda con nuovi protagonisti, pianeti e razze aliene. Benvenuti in Mass Effect: Andromeda.
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Una nuova casa
L’iniziativa Andromeda è stata creata con il solo scopo di trovare una nuova casa per l’umanità nel sistema di Heleus, uno dei settori che compongono la galassia di Andromeda. Dopo un lungo sonno criogenico durato oltre 600 anni, il risveglio dell’arca Hyperion non è dei migliori: Habitat-7, uno dei pianeti candidati alla colonizzazione, si presenta in condizioni tutt’altro che ottimali e spetta al Pioniere Alec Ryder, accompagnato da uno dei suoi figli che è il personaggio che andremo a controllare, scoprire cosa sta succedendo, perché i pianeti non sono più abitabili e riuscire quindi a svolgere la missione per cui l’iniziativa Andromeda è stata creata.
Preferiamo non inoltrarci oltre nella trama di Mass Effect: Andromeda per evitarvi spoiler, ma vogliamo lodare il lavoro svolto da Bioware che ha creato un universo nuovo di zecca dal grandissimo fascino, ricco di misteri, cose da scoprire e nuove razze aliene. Il lore in Mass Effect: Andromeda non manca ed è accompagnato da una scrittura eccellente, colpi di scena e personaggi ben caratterizzati. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, la caratterizzazione del protagonista è interamente nelle nostre mani grazie a un nuovo sistema di dialoghi che abbandona il classico Eroe/Rinnegato che ha caratterizzato i precedenti capitoli in favore di un sistema basato su quattro archetipi caratteriali: emotivo, logico, disinvolto e professionale. Il sistema risulta più credibile e offre una maggiore personalizzazione del proprio protagonista rispetto al passato con ripercussioni che toccano anche le scelte morali che adesso presentano diverse sfumature di grigio e non più il classico bianco o nero.
La storia non raggiunge vette di eccellenza solo a causa di una prima parte un po’ lenta e per la mancanza sul finale di quel senso di epicità che ha invece contraddistinto la trilogia originale. In generale comunque ci possiamo ritenere pienamente soddisfatti per l’inizio di una nuova saga, il finale di Mass Effect: Andromeda infatti pur chiudendo in modo molto naturale l’arco narrativo principale, lascia aperte diverse questioni e misteri che non vediamo l’ora di risolvere nei futuri e scontati capitoli.
Tanto shooter quanto RPG
L’arsenale messo a disposizione è piuttosto vasto, durante l’avventura è possibile raccogliere nuove armi, acquistarle o produrle tramite il sistema di crafting. Quest’ultimo, che coinvolge ovviamente anche le armature, richiede prima di tutto di ricercare il progetto spendendo gli appositi dati per poi passare alla fase di sviluppo utilizzando i materiali e inserire se lo desiderate alcune mod che migliorano alcune statistiche. Ogni pezzo di equipaggiamento ha inoltre un grado di rarità che va dal “Comune” fino ad arrivare a “Ultra-raro”.
Non dimentichiamoci poi della abilità, ne possiamo selezionare un massimo di tre attive da utilizzare in battaglia, e anche in questo caso i giocatori hanno la massima libertà impostando il proprio personaggio in base al proprio stile di gioco. Le abilità sono divise in tre tipi (Combattimento, Tecnologia e Biotica), ed è possibile spendere punti liberamente al loro interno ogni volta che si aumenta di livello. Ognuna delle tre macro-aree presenta le sue abilità attive e passive da sviluppare mediante un apposito albero. Da sottolineare come anche in questo caso si è assolutamente liberi di specializzare il proprio personaggio investendo i propri punti in una precisa area, o di puntare a un maggiore equilibrio spendendo punti un po’ ovunque. Investire punti un’area piuttosto che in un’altra consente di sbloccare i profili di classe che conferiscono ulteriori bonus in base alle statistiche in base a quello selezionato.
Dulcis in fundo troviamo la parte esplorativa che ricorda tantissimo un altro titolo di Bioware, ovvero Dragon Age: Inquisition. Tramite la mappa galattica presente sulla Tempest, la navicella spaziale del pioniere, è possibile passare da un pianeta all’altro: la superficie esplorabile è circoscritta a un’area ristretta dove possiamo utilizzare il Nomad, veicolo ATV a disposizione per spostarsi rapidamente. Ognuno dei pianeti esplorabili offre un buon numero di cose da fare a partire dalla colonizzazione, missioni, avamposti nemici, risorse da raccogliere e scannerizzare, e molto altro ancora. Da sottolineare che non tutti i pianeti sono esplorabili, la maggior parte infatti andranno semplicemente analizzati dalla tempest per raccogliere risorse. Purtroppo come in Dragon Age: Inquisition, anche in Mass Effect: Andromeda troviamo un gran numero di fetch quest che, pur spingendo a esplorare i pianeti, alla lunga risultano ripetitive. Le missioni principali e quelle legate ai personaggi che ci accompagnano durante l’avventura sono invece di ottima qualità. Come per qualsiasi RPG, la longevità varia molto in base a quanto vi dedicherete alle quest secondarie, noi abbiamo finito la storia e arrivati a una percentuale di completamento del 91% con il timer arrivato a poco meno di 58 ore di gioco.
Orde ad Andromeda
Già ai tempi di Mass Effect 3 in molti si chiedevano della reale utilità di un comparto multiplayer in un’esperienza concepita per il singleplayer. Eppure il multiplayer del terzo capitolo della saga ha saputo ritagliarsi la sua schiera di fan spingendo Bioware a insistere apportando in Andromeda le dovute migliorie a una modalità che già all’epoca era piuttosto solida. In sostanza il multiplayer di Mass Effect: Andromeda consiste in match cooperativi in cui un massimo di quattro giocatori collaborano per affrontare orde sempre crescenti di nemici in mappe dalle dimensioni contenute con la presenza di obiettivi ogni tre ondate. A disposizione troviamo la bellezza di 25 personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche uniche e il proprio skill tree con un sistema di progressione che riprende quello visto nel singleplayer anche se in forma ridotta. I personaggi non sono disponibili tutti dall’inizio, infatti vanno sbloccati trovando l’apposita carta nelle casse ottenute con le missioni Apex e gli incarichi giornalieri. Oltre alle carte dedicate ai vari personaggi, nelle casse troviamo armi, potenziamenti a uso singolo e molto altro da utilizzare durante le partite. Il multiplayer è inoltre strettamente legato al singleplayer grazie alla possibilità di schierare delle squadre tattiche alle apposite missioni. Se la percentuale di riuscita è troppo bassa e non ci sentiamo di rischiare il fallimento, possiamo scendere direttamente in campo attivando il matchmaking e ottenere, in caso di completamento dell’operazione, ricompense da utilizzare sia nel singleplayer che nel multiplayer. Sulla carta il multiplayer di Mass Effect: Andromeda ha tutte le carte in regola per divertire i giocatori presentandosi ancora più solido, divertente e vario rispetto a quanto visto nel suo predecessore. Come sempre il suo futuro dipenderà anche dal supporto di Bioware, al momento sono infatti presenti solo cinque mappe e ci sarà assolutamente bisogno di nuovi contenuti prossimamente.
Frostbite nello spazio
Come in tutti i giochi targati Electronic Arts, anche Mass Effect: Andromeda fa uso del Frostbite Engine le cui prestazioni alternano alti e bassi. Critiche che non colpiscono tanto la qualità visiva, anzi, visto che l’impatto è sicuramente buono grazie a una direzione artistica di ottimo livello che ci mostra pianeti molto curati e affascinanti accompagnati da un altrettanto buona modellazione poligonale, illuminazione e texturizzazione. Purtroppo però ci sono anche tanti problemi dovuti probabilmente da un lancio prematuro e di conseguenza dal poco tempo a disposizione degli sviluppatori in fase di polishing. Troviamo quindi animazioni poco curate, caricamenti lenti delle texture, effetti di pop-in e stuttering eccessivo anche se è doveroso precisare che il frame rate si comporta bene nella maggior parte delle occasioni pur presentando qualche calo nei momenti più concitati. Ottimo il comparto sonoro grazie a un doppiaggio in inglese di livello che può vantare la presenza al doppiaggio di Natalie Dormer, attrice nota per il suo ruolo di Margaery Tyrell nella serie TV Game of Thrones. Bella anche la colonna sonora che alterna musiche orchestrali e musica elettronica. Segnaliamo la presenza dei sottotitoli in italiano seppur la loro dimensione poteva essere un po’ più generosa.
Commento finale
Mass Effect: Andromeda è un ottimo primo capitolo di una nuova saga capace di fare la felicità sia dei fan storici che di quelli nuovi che per un motivo o per un altro non hanno avuto la possibilità di giocare la trilogia di Shepard. Il merito è di un universo ricco di fascino, una trama coinvolgente e il gameplay migliore della serie. Peccato solo per quella mancanza di epicità nella storia e per i problemi tecnici che impediscono alla nuova creazione di Bioware di raggiungere una valutazione più alta. Il nostro consiglio è quindi quello di intraprendere il viaggio del Pioniere e scoprire le meraviglie di Andromeda.