Recensioni

Recensione Martha Is Dead

di: Simone Cantini

A dispetto di un portfolio non certo corposo, visto che solo tra pochi giorni, con l’uscita di Martha Is Dead, verranno raggiunti i due titoli pubblicati, i lavori dei nostrani ragazzi di LKA difficilmente riescono a non lasciare il segno in coloro che vi si avvicinano. Le nostre strade si erano incrociate ai tempi della mia recensione di The Town of Light, titolo per certi versi ancora a tratti acerbo, ma capace di bucare letteralmente lo schermo (ed il cuore) grazie ad una narrazione coraggiosa e sorprendentemente matura, in grado di toccare con coraggio temi che pensavamo abusati. E che portò la piccola di casa a spingerci a visitare in prima persona il vecchio manicomio di Volterra, che divenne nuovamente protagonista di un viaggio tanto doloroso quanto interessante. E la voglia di lasciare un segno marcato ed indelebile nell’animo dei player, trasuda anche nel nuovo lavoro dei ragazzacci toscani, che con Martha Is Dead hanno dimostrato di avere un talento non comune quando si tratta di narrare storie complesse e strazianti.

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Sorelle a metà

Campagna toscana, 1944. La giovane Giulia, figlia di una donna italiana e di un generale dell’esercito tedesco, è una ragazza appassionata di fotografia che, in una nebbiosa alba, si troverà a recuperare le sue macchine fotografiche, lasciate in attesa di catturare qualche preda, nei pressi del lago sito vicino alla masseria della sua tata. Una routine semplice e nota, che viene però sconvolta quando il cadavere di una giovane finirà per increspare la superfice dello specchio d’acqua: bastano pochi istanti, una manciata di apparentemente interminabili secondi, a far capire a Giulia che quel corpo oramai senza vita, stretto tenacemente tra le sue braccia, non è altro che quello di Martha, la sua gemella. Panico, disperazione, orrore, prima che i genitori giungano sulla scena e, complice un fortuito errore, non finiscano per credere che la figlia oramai defunta sia proprio Giulia. Da questo scambio di persona, portato avanti dalla stessa inconsapevole protagonista, prenderanno il via le circa 5 ore necessarie a giungere ai titoli di coda di Martha Is Dead, avventura narrativa che va ad ampliare in modo marcato e sensibile l’ossatura ludica sperimentata in The Town of Light (e con cui vanta anche qualche punto di contatto molto più stretto). Un titolo dal respiro sicuramente più ampio, complice un gameplay che, pur non riscrivendo le fondamenta del genere, amplifica in modo evidente il coinvolgimento attivo del player, che anche se blindato all’interno di una struttura tutto sommato lineare, si troverà concesse alcune riuscite divagazioni accessorie. A non subire fortunatamente scossoni, pertanto, è stato il comparto narrativo della produzione LKA, nuovamente capace di colpire allo stomaco, grazie ad una spietata lucidità di scrittura, che riesce a lambire tematiche delicate e complesse, senza che vi sia assolutamente alcun intento di edulcorare il tutto: il mondo in cui Giulia si troverà a muoversi, quasi in balia degli eventi, è un concentrato di spietatezza e crudeltà, in cui le atrocità di quel Secondo Conflitto Mondiale che si sarebbe esaurito di lì a poco, sembrano quasi un flebile corollario al tormento che caratterizza la vita della sfortunata ragazza. All’interno della documentazione che ha accompagnato il codice review PS5 utilizzato per la recensione, era presente un messaggio di Luca Dalcò, il fondatore e direttore di LKA, il quale si augurava che il lavoro del team non finisse per passare inosservato, come un semplice gioco qualsiasi da aggiungere alla propria ludoteca. E dopo aver terminato con estrema sofferenza questa avventura, non posso che trovarmi a rassicurare il buon Luca, dato che come nel caso della sciagurata Renee, anche la storia di Giulia ha finito per insinuarsi profondamente dentro di me, lasciandomi addosso un senso di disagio e disperazione che, a giorni dalla sua chiusura, continua di tanto in tanto a fare capolino.

Chianti rosso sangue

Allontanando l’impalcatura da walking simulator che accompagnava l’esplorazione del manicomio di Volterra, Martha Is Dead sceglie consapevolmente di proporre un’esperienza sicuramente più giocosa, con i vari raccordi narrativi legati tra loro da momenti ludici sicuramente più complessi e riusciti. Ci troviamo al cospetto di una mappa di gioco meno blindata che in passato, che strizza in piccolo l’occhio alle produzioni open world: il fulcro del gioco sarà la fattoria in cui Giulia e la sua famiglia si troveranno a rifugiarsi per sfuggire agli attacchi dei partigiani. Da qua partiranno le varie missioni, alcune delle quali totalmente opzionali, che porteranno Giulia a giungere all’epilogo della storia. L’elementi cardine dell’esperienza sarà incarnato da una fotocamera, che la ragazza potrà sfruttare sia per immortalare liberamente la campagna toscana tratteggiata dal team, sia per venire a capo dei misteri che saremo chiamati a decifrare per risolvere l’enigma della morte di Martha. In tal senso, il lavoro svolto dai ragazzi di LKA è davvero encomiabile, dato che sono riusciti a ricostruire in modo assai minuzioso (pur al netto di qualche esplicitata facilitazione) il sistema di scatto e di sviluppo in uso all’epoca, capace di costruire una sorta di vero e proprio gioco nel gioco. E tra filtri, in grado di sbloccare anche elementi accessori, pellicole ed una vera e propria camera oscura interattiva, ci sarà davvero di cui divertirsi. A ciò si andranno ad accompagnare altri elementi, come un telegrafo funzionante, la possibilità di muoversi in bici o in barca, e tanti piccoli segreti che lascio a voi il piacere di scoprire. Quello che ne emerge, pur al netto della esigua composizione del team (parliamo di 10 persone), è un prodotto sicuramente costellato di qualche limite, ma che mette in mostra una voglia di raccontare e lasciarsi vivere che, difficilmente, può essere rintracciata in produzioni ben più gargantuesche.

Bellissima imperfezione

E poco importa, pertanto, se su console il titolo si presenti poco ottimizzato (in attesa della già promessa patch day one) ed incline a qualche bug di troppo, visto che data la bontà complessiva dell’esperienza, si finisce per chiudere più che volentieri un occhio. Le magagne riscontrate si traducono in piccoli freeze, texture non sempre in alta risoluzione, oltre a qualche glitch nelle inquadrature: niente che non sia semplicemente risolvibile in tempo con il citato update. Sono però evidenti i passi avanti, in fatto di costruzione generale degli ambienti, rispetto a The Town of Light, con una campagna toscana che (da abitante e conoscitore dei luoghi citati) non può che essere vista come coerente e riuscita. Le migliorie riguardano anche la messa in scena della narrazione in generale, che abbandona le schermate statiche in favore di una produzione che gioca tutto sulla recitazione in-engine. E per tutti coloro che, complici le notizie riportate in questi ultimi giorni, hanno timore della censura, posso dire che su console PlayStation ci limitiamo a non poter interagire direttamente con un paio di brevi sequenze che, pur essendo oggettivamente molto forti, fanno sicuramente meno paura di tante altre situazioni semplicemente sottintese. E in questo senso non si può che non tirare le orecchie a Sony per questo inopportuno eccesso di zelo. Promosso senza riserve il comparto sonoro, che può ancora una volta vantare la collaborazione di Aseptic Void (aka Davide Terreni) e di Femina Ridens (Francesca Messina), capaci di accompagnare con le loro sonorità spiazzanti le canzoni originali del periodo. Da brividi la sua versione di Bella Ciao. Potrebbe non convincere pienamente il doppiaggio nella nostra lingua, soprattutto per quanto concerne alcune parti che hanno per protagonista Giulia, ma una volta giunti all’epilogo anche il suo distacco a tratti sin troppo inopportuno, potrebbe finire per trovare la sua macabra giustificazione.

Cattivo, spiazzante, crudele, subdolo. A leggere tutte assieme queste parole potrebbe sembrare di trovarsi al cospetto dell’ultimo della classe, l’esempio cattivo da non seguire per nessuna ragione. Eppure, invece, sono proprio queste descrizioni così apparentemente negative a tratteggiare con efficacia la grandezza e la bellezza di Martha Is Dead. Con il loro secondo lavoro, i ragazzi di LKA hanno dimostrato ancora una volta di saper costruire, e soprattutto raccontare, storie dai temi mai scontati e banali, con una spietatezza capace di rapire senza riserve l’incauto giocatore. La storia di Giulia e Martha lacera l’anima del giocatore come un rugginoso paio di forbici, slabbrandone inevitabilmente i bordi, così da impedire alla ferita di rimarginarsi completamente anche a distanza di settimane. Se è vero che la componente narrativa finisca per sovrastare, sia per qualità che per originalità, la parte più ludica della produzione, gli sforzi compiuti per rendere più partecipe il player sono davvero difficili da lasciare in secondo piano. Certo, non tutto è limato ed oliato alla perfezione, ma la voglia di districare questa ingarbugliata matassa è tale da rendere decisamente sfumarti ed impalpabili i contorni di una perfezione mancata. Martha Is Dead esce solo oggi, ma la voglia di sedersi ancora una volta, per lasciarci avvolgere dalle malate atmosfere tratteggiate da Luca Dalcò e compagni è così forte, che non vedo l’ora di mettere le mani sul loro prossimo lavoro. E per certi versi invidio voi che, ancora, non vi siete lasciati rapire da questa drammatica avventura.