Recensione Mare
di: Simone CantiniTre è il numero perfetto per antonomasia, e guardando alla carriera di Fumito Ueda viene davvero difficile muovere qualche obiezione a questo assunto. Al designer giapponese, difatti, è bastato un trittico di produzioni memorabili per lasciare una indelebile impronta nel panorama videoludico globale, al punto che le opere ispirate alla sua peculiare visione ludico/artistica sono oramai una vera e propria costante del medium. Uno stile unico e particolare che ritroviamo citato in molteplici aspetti anche in Mare, produzione che ad anni dal suo debutto ufficiale è da pochissime ore sbarcata anche su PSVR2. Ovviamente portandosi in dote gli echi dei topoi tipicamente uediani (si può scrivere? Vabbè, oramai l’ho fatto…).
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Sulle ali del vento
C’è una terra lontana e fiabesca, nella sua desolante solitudine, al centro del mondo di Mare. Una landa silenziosa e misteriosa in cui saremo chiamati a controllare il volo di un uccello meccanico, unico elemento vivente assieme ad una ragazzina, in cui ci imbatteremo dopo pochi istanti di gioco. E sarà questa metallica creatura il nucleo portante del gameplay e del racconto che, simile ad un muto guardiano (l’ultimo?), si prenderà cura della giovane, guidandone i passi all’interno di un dedalo di architetture diroccate. Un simbiotico rapporto che non può fare a meno di richiamare con veemenza quando vissuto in ICO e The Last Guardian, in cui i silenzi ed il senso di protezione la faranno da padroni in questo piccolo viaggio (parliamo di circa 3 ore complessive di durata) colmo di mistero ed elementi appena accennati.
Sui tuoi passi
Mare è un puzzle game dal gameplay estremamente rarefatto, che si incanala in maniera perfetta all’interno dell’atmosfera che si respira lungo i 7 capitoli che ne caratterizzano la durata. Tanto per essere chiari sin dal principio, se amate l’esperienza frenetiche e movimentate, fareste bene a lasciar perdere il lavoro firmato in solitaria Rui Guerreiro, che fa dei momenti dilatati e del gameplay minimale i suoi maggiori punti di forza. Nel gioco dovremo semplicemente spostare il nostro avatar volante da un punt0 di atterraggio all’altro, così facendo ci faremo seguire dalla ragazzina che ci accompagna, che dovremo guidare all’interno di questo onirico labirinto. Di tanto in tanto potremo interagire con alcuni meccanismi, che attiveremo per mezzo di scariche elettriche proiettabili premendo il trigger del Sense Controller, magari accompagnando il tutto con delle gesture per ruotare o spostare determinati elementi.
Tutto qua, chiaro e semplice, anche se non così banale come potrebbe sembrare alla sola lettura di queste parole: la chiave sarà tutta nell’esaminare l’area di gioco, così da capire in che direzione converrà spostarci per proseguire, trovandoci talvolta costretti a tornare sui nostri passi (volanti) per raggiungere i vari punti di snodo. O magari per riuscire a far raccogliere alla nostra giovane compagnia delle piccole statue feline, che saranno indispensabili per poter assistere al vero finale di Mare, che nella sua conclusione standard rimane sempre alquanto criptico.
Echi di un lontano passato
Per quanto semplice nelle sue fondamenta, Mare scivola via senza intoppi, complice anche la sua brevità, a patto di apprezzare le esperienze più compassate. Al di là di un gameplay minimale ma anche molto personale, a colpire nel segno è la direzione artistica generale che, per quanto palesemente debitoria nei confronti dei lavori di Ueda, riesce davvero a bucare lo schermo. Lo stile essenziale e impreziosito da una grafica low poly sicuramente d’impatto, si sposa con un design generale che lascia trasparire tutta la desolazione e l’abbandono di questo mondo in rovina. Sentimenti che aiutano a corroborare il legame con la ragazzina che ci accompagna, che come vuole la tradizione si esprimerà per mezzo di un linguaggio per lo più incomprensibile, ma che ricorda in molti aspetti lo spagnolo. Rarefatta ed essenziale, ma non meno calzante, la soundtrack composta da Tony Gerber, che con i suoi suoni delicati rende assai più palpabile il senso di smarrimento e la desolante atmosfera generale.
Tenendo fede alle sue palesi fonti di ispirazione, Mare propone mix tra avventura e puzzle game dal ritmo rilassato e compassato, in cui è l’atmosfera generale a fare la voce grossa. Semplice nelle sue meccaniche, quasi essenziale, il lavoro di Rui Guerreiro punta forte sul sense of wonder e smarrimento figli della sua ambientazione, che trasuda tutto l’amore nei confronti della visione artistica e ludica di Fumito Ueda. Un titolo che rifugge la frenesia e l’azione, in favore di un approccio più ragionato ed esile, che nella sua ridotta durata ha il pregio di costruire un mondo affascinante e misterioso al punto giusto. Un titolo da consigliare a chi è in cerca di un’esperienza onirica e sognante, a patto che metta in disparte la voglia di azione più sfrenata.