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Recensione Mantis Burn Racing

di: Federico Lelli

Passato agli onori della cronaca più come il primo gioco a supportare il 4K e i 60fps nativi su Playstation Pro che per meriti propri, Mantis Burn Racing di VooFoo Studios, va ben approfondito per diverse ragioni.

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Micro Machines?

Non nascondiamoci dietro un dito: tutti i racing con visuale dall’alto si scontreranno sempre con la memoria del racing su licenza di Codemasters che primeggiava sia nella sua versione in 2D per Snes e Megadrive che in quella successiva in 3D per Playstation e Nintendo 64. Nel mio caso visto che si tratta di un genere che amo particolarmente il paragone diretto continua verso quelli che ritengo i capisaldi del genere, con Mashed e Motorstorm RC come titoli tra i più recenti a portare questa bandiera.

Recuperando gameplay e concept datati il panorama indie si ritrova spesso a proporre questo genere di giochi, purtroppo altrettanto spesso con risultati mediocri, per non dire pessimi. Quello che sembra un genere semplice pone infatti quasi tutte le sue basi sulla risposta dell’auto e sulla guidabilità generale dei mezzi, spesso completamente fraintesa da molti sviluppatori.

Mantis Burn Racing fortunatamente ha fatto i compiti e non sbaglia sulle basi: le diverse auto (da sbloccare e comprare avanzando nella carriera) hanno ognuna un feeling unico ma sono tutte accomunate da quel tipo di guida arcade che prevede lunghe derapate in curva e controsterzi per controllare al meglio l’auto. La presenza di upgrade meccanici ci aiuta inoltre a personalizzare ulteriormente la risposta dell’auto, anche se in linea di massima si tratta semplicemente di riempire tutti gli slot disponibili per massimizzare le prestazioni dell’auto.

L’assenza di armi e power-up rende le gare abbastanza tradizionali: l’unico modificatore in campo, il nitro che si ricarica da solo, può essere usato a proprio piacimento con la pressione di un bottone.

La Carriera si sviluppa in stagioni, ognuna strutturata con un percorso dove l’avanzamento è a volte inibito dal numero di ingranaggi che abbiamo vinto. Gli ingranaggi ci vengono regalati completando i 3 obbiettivi di ogni gara, che possono essere dei tempi prestabiliti, la quantità di metri percorsi in derapata o gli elementi distrutti in pista. Anche il tipo di eventi è abbastanza tradizionale per un gioco di corse, con le solite gare contro i bot (fino ad un massimo di 7), i time trial contro il nostro fantasma e i campionati composti da una serie di gare. La IA fa il suo dovere anche se non si capisce bene quanto debba essere competitiva e sembra molto spesso tarata verso il basso, visto che a volte può dare molto filo da torcere, altre volte ci abbandona al nostro destino di primi senza opporre resistenza.

Purtroppo è quando parliamo di piste che il titolo non brilla per varietà: pur offrendo tre tipi di ambiente differenti (un polveroso canyon, una città portuale, una metropoli notturna) avere solo otto tracce da percorrere stanca presto, soprattutto quando anche la varietà degli eventi scarseggia. Nell’idea degli sviluppatori probabilmente sono le diverse auto da sbloccare ad offrire la varietà richiesta dal giocatore ma, anche mettendo in conto i modelli di guida differenti, gli incentivi per andare avanti sono pochi.

Il multiplayer, sia locale che online, ne guadagna grazie all’esperienza tipica del genere (soprattutto se spalla a spalla) e ad un livello di sfida maggiore che possono offrire gli avversari umani.

Dal punto di vista tecnico Mantis Burn Racing non delude almeno per la resa delle piste: stupendamente modellate e piene di dettagli; discorso diverso per le auto, con modelli decisamente più spartani che contrastano come un pugno in un occhio davanti alla bellezza delle tracce. Tutto questo ben di dio inoltre si fa sentire abbastanza in fase di caricamento che, per un gioco “semplice” come dovrebbe essere un racing con vista dall’alto, sembra anche troppo lungo. Niente da dire sulla musica, ogni pista ha la sua canzone strumentale dedicata ma siamo dalle parti del loop midi come qualità.

Mantis Burn Racing non entra nell’olimpo dei migliori ma fa molti passi nella direzione giusta, se avesse più contenuti (già promessi tramite DLC) sarebbe sicuramente un’acquisto molto più consigliato, rimane sicuramente una buona scelta per chi cerca un’esponente valido di questo genere di giochi.