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Recensione Lunark

di: Salvatore Agostino

Ormai le produzioni indipendenti, i così detti indie games, hanno preso piede da tanto tempo e coprono una grande fetta del mercato videoludico a tal punto da rappresentare un vero e proprio genere che ormai è difficile considerare di nicchia.
Nel corso degli anni ne sono usciti tanti, anche molto diversi tra loro: alcuni decisamente poco riusciti, altri invece, come The Binding of Isaac hanno avuto un successo tale da diventare dei veri e propri fenomeni sia in termini di vendite che in approvazione del pubblico giocante.

Proprio per questo motivo in questo mare di titoli indie non è facile per un nuovo gioco restare a galla senza affogare ma devo dire che Lunark, è riuscito nell’ardua impresa seppur con qualche sbavatura.

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Una nuova avventura…

Lunark è un platform cinematografico in 2D, che ha come protagonista Leo, un ragazzo con doti atletiche fuori dal comune ma rifiutato dal resto della società poiché considerato ‘diverso’ a causa di una sua particolare patologia che lo fa invecchiare precocemente come si evince anche dalle chiazze bianche sui suoi capelli.

Leo si guadagna da vivere lavorando per un uomo di nome Gideon. La sua avventura inizia quando quest’ultimo gli affida il compito di recuperare uno speciale artefatto, importante per le sue ricerche scientifiche. Ben presto questo semplice incipit, lo porterà a fare i conti con il suo destino imminente e a ritrovarsi coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui.

Sulla trama di gioco non ci viene detto molto, ma molti aspetti più o meno interessanti verranno fuori solo se il giocatore deciderà di parlare con i numerosi NPC sparsi qua e là.

Durante le sue scorribande Leo potrà contare, oltre che sulla capacità di saltare, rotolare, correre, aggrapparsi e arrampicarsi, anche su due strumenti: una pistola a surriscaldamento; che dopo un tot. di colpi sparati richiederà qualche secondo per ricaricarsi e che sarà potenziabile grazie ad alcuni collezionabili nascosti nel gioco, e degli scudi; oggetti consumabili che permettono al nostro eroe di parare un danno subito.
Oltre a questo, nascoste molto bene nei livelli di gioco, sono presenti delle conchiglie, che se raccolte a gruppi di 3 e consegnate a uno strano personaggio daranno la possibilità a Leo di incrementare la sua vita massima, rappresentata in maniera molto classica da dei grossi cuori rossi in alto a sinistra dello schermo.

…ma dal gusto retrò

Lunark ha senza alcun dubbio subito l’influenza di grandi classici degli anni ’80 e ’90 , uno su tutti Another World il titolo del 1991 sviluppato inizialmente per Amiga, ma anche i celebri Prince of Persia e Abe’s Oddysee.

Artisticamente è caratterizzato da una grafica in pyxel art ben fatta che si destreggia molto bene tra le numerose e varie ambientazioni dei livelli e da musiche ed effetti sonori incalzanti ed ‘ambient’ che incidono molto sull’atmosfera di gioco e rimandano, appunto, a produzioni passate.

Le movenze di Leo sono caratterizzate da un’estrema lentezza: ci sarà impossibile per esempio fare più salti in rapida successione o girarci in maniera scattante, trovandoci spesso a optare per un approccio più riflessivo anche in situazioni piuttosto concitate.
Questo particolare potrà sicuramente scoraggiare molti giocatori abituati a produzioni moderne, ma è senza dubbio frutto della volontà degli sviluppatori di ricreare dinamiche di giochi di altri tempi, riproducendo un feeling di comandi retrò.
In Lunark infatti, anche per questi motivi si muore tanto e spesso: ci vuole senza dubbio un po’ di tempo e pratica per padroneggiare questo sistema di comandi, ma la soddisfazione finale, per chi avrà la pazienza di provare e riprovare, sarà impagabile.

Il girone infernale dei videogiocatori: l’eterna punizione

Voluto o no dagli sviluppatori, ci sono alcune volte in cui Lunark diventa veramente frustrante, anche per i giocatori più pazienti e volenterosi.
Controllando Leo infatti, si avverte un fastidioso seppur lieve ritardo tra la pressione di un tasto e l’effettiva esecuzione dell’azione (imput-lag), portandoci spesso a morti decisamente ingiuste.
Capiterà molto spesso, per esempio, di cadere da una sporgenza perché si è premuto il tasto di salto troppo presto o troppo tardi, oppure di beccarsi un colpo da un nemico poiché lo scudo si attiverà in ritardo rispetto al nostro comando.

Oltre a ciò, seppur all’inizio da questo punto di vista il gioco risulta clemente, più si va avanti con l’avventura e più i checkpoint saranno posizionati inspiegabilmente, a distanze siderali l’uno dall’altro, costringendoci a ripetere più e più volte la stessa sezione di gioco, come se ci trovassimo nel girone infernale dei videogiocatori, vittime di una punizione continua.

Se non altro tutti questi innumerevoli tentativi e game over contribuiscono ad aumentare la longevità del titolo che per una prima run, considerando appunto quanto appena detto, ci vedrà impegnati per circa 7 o 8 ore.
E le altre run? Beh, se si considera che ci saranno sparsi qua e là e ben nascosti come accennato all’inizio, dei collezionabili funzionali ad aumentare le caratteristiche del nostro eroe e della nostra arma e che una volta finito un livello non si potrà tornare al precedente, verrebbe da pensare che il titolo abbia una certa rigiocabilità.
Purtroppo, però, non esiste alcun ‘new game plus‘ e non viene data al giocatore la possibilità di selezionare un capitolo specifico una volta visti i titoli di coda.

Considerazioni Finali

La canadese Canari Games con questo suo primo progetto, nato da una campagna kickstarter di successo, ha lasciato sicuramente il segno.
Lunark ha un’atmosfera veramente affascinante; livelli di gioco molto variegati tra loro; sezioni platform ben congegnate intervallate da alcuni puzzle di semplice esecuzione ma ben riusciti e una storia ben scritta che non manca di offrire anche qualche colpo di scena.

Insomma Lunark è un gioco vecchio stampo caratterizzato da una difficoltà abbastanza elevata ma si fa giocare volentieri, a patto di passare sopra ad alcuni problemi tecnici che rendono l’esperienza un po’ frustrante, soprattutto per i giocatori meno navigati abituati dalle produzioni odierne che molto spesso ci facilitano fin troppo le cose.