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Recensione Lost Records: Bloom & Rage
di: Simone CantiniNell’esistenza di ognuno di noi c’è sempre stata (o forse ci sarà) un’estate indimenticabile, una di quelle in grado di segnare per sempre, in maniera indelebile, la vita di coloro che avranno avuto la fortuna (o la sfiga, a seconda dei casi) di sperimentarla in prima persona. Un luogo neppure poi tanto comune che, dalla letteratura al cinema, si è reso protagonista di un cospicuo numero di opere, finendo per far debordare il suo suadente fascino anche all’interno del mondo del videogaming. E quella calura adolescenziale vissuta dalle protagoniste di Lost Records: Bloom & Rage appartiene proprio a questa categoria, una stagione di cambiamento e crescita che, nel bene e nel male, difficilmente potrà essere scrollata via come se niente fosse.
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Ricordo di un’estate
Ai ragazzi di Don’t Nod, fossero anche quelli del nuovo studio di Montreal, è sempre piaciuto molto giocare con le linee temporali, fin dai tempi del loro debutto con Remember Me, passando per la serie che li ha portati alla ribalta, ovvero Life Is Strange. E Lost Records: Bloom & Rage si incunea alla perfezione nel pedigree della casa di sviluppo, presentandoci una narrazione che scorre in parallelo tra due distinti periodi: un 2022 post pandemia Covid e, per l’appunto, una rocambolesca estate datata 1995. A fungere da ideale filo conduttore delle vicende troveremo Swann, in principio un’adolescente come tante altre, non certo la più popolare del mazzo, da sempre vista come la “stramba” di turno per le sue particolari passioni.
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Il gioco si apre con la nostra protagonista, divenuta una quarantenne indipendente, che si trova a tornare nella città di Velvet Cove, dopo aver ricevuto la chiamata dell’amica di un tempo Autumn. Il motivo di questa rimpatriata è da ritrovare in un misterioso pacchetto ricevuto da quest’ultima, e che fa un esplicito riferimento agli accadimenti che segnarono per sempre l’estate del 1995. Sarà l’occasione per riannodare i ricordi di Swann, Autumn, Nora e Kat, un quartetto di outsider che, quasi per caso, finì per intrecciare in maniera indissolubile le proprie esistenze nella calura di quel tumultuoso periodo di ribellione giovanile. E Lost Records: Bloom & Rage, in questo suo primo capitolo denominato proprio Bloom (la seconda e ultima “cassetta”, Rage, sarà resa disponile come aggiornamento gratuito il prossimo 15 aprile), scorrerà saltando di continuo tra presente e passato, prendendosi tutto il tempo necessario ad immergerci in questo improvviso incontro tra giovani smarrite.
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Una storia che rincorre con efficacia i topoi narrativi cari a Don’t Nod e che pesca a piene mani all’interno di un immaginario assai codificato, che spazia da Stand By Me a IT, passando immancabilmente per Stranger Things. A cavallo tra innocente quotidianità adolescenziale, in cui è forte il fisiologico ed umano desiderio di trovare (finalmente) il proprio posto nel mondo, ed un mistero che si insinua poco alla volta in maniera subdola all’interno delle vicende, il racconto di Lost Records: Bloom & Rage si prende tutto il tempo necessario a coinvolgerci nel proprio mondo. Indugiando forse un po’ troppo prima di colpirci allo stomaco, almeno in apparenza, ma trovando infine la sua brava giustificazione alle circa 5-6 ore necessarie ad arrivare allo spiazzante cliffhanger. È a questo punto, quando il gioco ci accompagna ai titoli di coda e si comprende il perché di questo continuo indugiare, che non possiamo che maledire i ragazzi del team, ansiosi di veder arrivare quanto prima il 15 aprile.
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Motore, azione!
Se avete già sperimentato i precedenti lavori di Don’t Nod, ad eccezione del citato Remember Me e del sottovalutatissimo Banishers: Ghost of New Eden, non vi sorprenderà assolutamente l’approccio ludico presente in Lost Records: Bloom & Rage. Quella che ci troveremo davanti, al solito, sarà un’avventura di stampo fortemente narrativo, in cui a farla da padroni saranno dialoghi a scelta multipla, che serviranno a dare forma alle vicende al centro della produzione. Pur senza impatti significativi a livello macroscopico, dato che la storia ha una sua ossatura ben definita, il modo in cui ci relazioneremo con il mondo nei panni di Swann aprirà piccoli spiragli sulla crescita della ragazza e sulla natura delle relazioni che intreccerà con le amiche. Con tanto di riepilogo finale delle decisioni prese, sia a livello personale che globale.
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A spezzare il ritmo di questo flow consolidato ci pensa una delle passioni di Swann, ovvero la sua anima da videomaker. In qualsiasi momento del gioco, almeno nelle sezioni datate 1995, sarà sempre possibile imbracciare una videocamera, con la quale riprendere particolari ambientali, ma anche immortalare su pellicola le nostre amiche. Oltre ad aprire la strada ad un corposo numero di frammenti collezionabili, tali meccaniche ci permetterà anche di dare vita ed editare (seppur in maniera molto limitata) dei personali videoclip, utili per scavare ancora più in profondità nel background del nostro cast tutto al femminile. L’idea funziona e, pur senza stravolgere più del necessario le nostre aspettative, fornisce un pizzico di carattere in più a Lost Records: Bloom & Rage.
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Il suono dei ricordi
Proprio la sua natura narrativa, ad assecondare la sceneggiatura troviamo una regia sempre puntuale, che si accompagna ad un comparto tecnico che, al netto di qualche macroscopica sbavatura (texture che si caricano in palese ritardo e frame rate non proprio al top), restituisce un colpo d’occhio assai pregevole. Il dettaglio generale è notevole, con una resa dei volti dei vari personaggi che, a seconda delle situazioni, appare quanto mai corposo e convincente. E poi c’è la chicca del filtro che simula la resa video delle vecchie VHS, che invade lo schermo ogni volta che impugniamo ed utilizziamo il nostro camcorder.
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Di primissimo ordine il comparto sonoro, che ad un voice over impeccabile ed azzeccato (ho trovato solo un po’ fuori fuoco la voce di Kat) abbina una soundtrack sontuosa, capace di sottolineare sempre con una puntualità ed efficacia maniacale i momenti topici del racconto. Ma d’altronde già Life Is Strange ci aveva abituato benissimo in tal senso, al punto che spiace l’assenza di una collector edition che, proprio come accaduto per le avventure di Max e Chloe, si presentava sugli scaffali con il CD della OST: ricordi di un tempo che fu e che mi manca da morire in casi come questi. E non lasciatevi spaventare dalla mole di testi e dialoghi, che tanto è tutto localizzato in italiano.
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Con Lost Records: Bloom & Rage, il neonato team canadese di Don’t Nod porta felicemente avanti lo stile della casa, ampliando e migliorando sotto quasi ogni punto di vista quanto inaugurato con Life Is Strange. Questa prima parte della storia di Swann, Autumn, Nora e Kat può sicuramente spiazzare per ritmo e svolgimento, dato il suo girare attorno a quell’apparente MacGuffin che porta le amiche di un tempo a ritrovarsi a distanza di anni. Eppure, tutto trova la sua logica e crudele giustificazione una volta che si giunge al termine di questa prima parte del racconto, e si rimane come imbambolati a fissare lo scorrere dei titoli di coda, desiderosi come non mai di sapere cosa ci aspetterà il prossimo 15 aprile. Fedele ad un modus giocandi reso celebre proprio da Don’t Nod, Lost Records: Bloom & Rage saprà farsi volere bene da coloro che apprezzano il modo di intendere il gaming della casa transalpina, che ancora una volta è riuscita a regalarci una storia da vivere e con cui emozionarsi in primissima persona. Sperando che il tutto non tradisca quanto di buono giocato una volta uscita la seconda ed ultima parte…