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Recensione Lost in Random: The Eternal Die

di: Simone Cantini

Il caso, il destino, la casualità o se preferite l’alea, sono tutti termini che abbiamo imparato a conoscere qualche anno fa grazie ad una particolare produzione firmata dal defunto team scandinavo Zoink. Un’avventura che giocava le proprie carte attorno alla peculiare natura del regno di Alea (nomen omen), costruito attorno a quello che può essere definito un semplice tiro di dado, e che scopriamo oggi in una nuova veste grazie allo spin-off che risponde al nome di Lost in Random: The Eternal Die. Un nuovo capitolo che cambia decisamente le carte in tavola, proponendoci un gameplay che pare proprio sposare alla perfezione il concetto di fato che si respira nel brand.

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Prigione cubica

Salutati Even e Dicey, i protagonisti della precedente installazione, Lost in Random: The Eternal Die ci porterà ad interagire con la regina Aleksandra e il suo fidato dado Fortune, che dovranno sfuggire alle grinfie del perfido Cavalier Tormento, responsabile della loro prigionia all’interno del sinistro Dado Nero. Risucchiati entrambi all’interno di questa mutevole prigione, i due dovranno farsi strada attraverso stanze in continuo mutamento, intrecciando il loro cammino verso la libertà con un nutrito numero di bislacchi personaggi.

Un viaggio che poterà la regina a riprendere il possesso dei propri ricordi, oltre a fornire un aiuto a coloro che, come lei ed il suo compagno, hanno finito per soccombere alla crudeltà del Cavalier Tormento. Al centro della produzione troviamo una narrativa sicuramente più frammentata del precedente capitolo, legata giocoforza alla struttura ludica attorno a cui il team di sviluppo ha deciso di dare vita all’esperienza. Ciò nonostante, il racconto riesce comunque ad intrattenere a dovere, grazie soprattutto al bizzarro cast che lo anima, non disdegnano anche di proporre diverse sorprese run dopo run.

Nuove stanze

Cosa c’è di più casuale e affatto prevedibile di un roguelike in ambito videoludico? La risposta è quanto mai scontata, pertanto non stupisce che Lost in Random: The Eternal Die scelga consapevolmente di approcciarsi ad un genere simile. La struttura della produzione ricorda in parte il celebratissimo Hades, seppur in forma decisamente più snella e contenuta: ad ogni run la mappa di gioco verrà generata in maniera casuale, con Aleksandra e Fortune che dovranno superare un dedalo di stanze, prima di giungere all’uscita.

A complicare l’incedere, ci penseranno le trappole e le minacce che si celeranno al loro interno e che, se superate, ci consentiranno di mettere le mani su potenziamenti o tesori da investire in caso di sconfitta. L’azione è molto frenetica e riuscita, con la nostra regina che potrà contare su di un semplice combat system all’arma bianca, a cui si affiancherà la possibilità di attivare un attacco ranged scagliando Fortune contro i nemici. In aggiunta, potremo contare su di una carta, che andrà a conferire un’abilità bonus, accessibile all’inizio di ogni sortita (e che potremo cambiare in corso d’opera qualora ci dovessimo imbattere in peculiari altari).

Un sistema tanto semplice quanto funzionale ed intuitivo, che genera scontri sempre divertenti e rapidi. La peculiarità di Lost in Random: The Eternal Die, pertanto, è rappresentata dal meccanismo di potenziamento in-game, che fornisce al tutto un pizzico di benvenuta strategia. Tutto ruoterà attorno a peculiari reliquie colorate che dovremo posizionare all’interno di una scacchiera, e che dovremo combinare in serie di tre prima di poterle attivare. Dato lo spazio contenuto a nostra disposizione, scegliere con oculatezza i perk migliori per il nostro stile farà sempre la differenza, ma nulla ci vieterà di sovrascrivere le nostre decisioni al bisogno.

Il sistema è più difficile da spiegare che da utilizzare, anche se richiede un pizzico di pratica prima di poter essere compreso a dovere, ma è risultata una scelta decisamente originale ed azzeccata, in grado di conferire a Lost in Random: The Eternal Die quel guizzo in più. Naturalmente, trattandosi di un roguelike, simili progressi si azzereranno ad ogni sconfitta, ma il gioco presenta anche un sistema di power up permanente, che potrà essere attivato dall’hub principale.

Qua, una volta salvati determinati NPC, avremo modo di spendere le due valute reperibili in-game per potenziare l’arma in nostro possesso (o acquistarne altre), ma anche di accedere a bonus passivi, anche in questo caso upgradabili a piacimento. Le possibilità, anche in questo caso, sono davvero generose, ed il loro impatto è facilmente avvertibile run dopo run, così da rendere meno sfiancante la fisiologica necessità di morire prima di poter avere la meglio dei 4 biomi (con altrettanti boss) in cui è suddivisa l’avventura.

Mi manda Tim

La struttura ludica di Lost in Random: The Eternal Die funziona a dovere, ma è innegabile come sia nel curioso e particolare meccanismo di potenziamento che risiedono i maggiori pregi della produzione. Il gameplay in quanto tale, difatti, si è rivelato alquanto essenziale e prevedibile, ma non per questo da buttare via, soprattutto anche ai bizzarri power up che investono le caratteristiche di Fortune, in aggiunta a minigiochi in cui è possibile imbattersi nel corso delle run. Un plauso va rivolto ai boss, invero assai particolari e molto ben costruiti.

Un altro degli indubbi punti di forza di Lost in Random: The Eternal Die è, senza ombra di dubbio, da ritrovare nell’azzeccatissima direzione artistica che, seppur sacrificata dalla natura procedurale dell’esperienza, riesce a riproporre le atmosfere burtoniane che si respiravano nel precedente lavoro. A fare la voce grossa è il character design, che è riuscito ancora una volta a tratteggiare un cast di personaggi squisitamente bizzarri, capaci di bucare lo schermo con la loro contorta e grottesca simpatia. Molto buono il voice over in lingua inglese (sottotitolato in italiano), mentre è risultato un po’ anonimo l’accompagnamento musicale. Si fa invece apprezzare la presenza di un selettore della difficolta che, nonostante una curva molto docile dell’esperienza, riesce a rendere il titolo adatto davvero a chiunque.

Pur non riscrivendo le regole del genere, anzi, pescando a piene mani da uno dei suoi massimi esponenti, Lost in Random: The Eternal Die riesce comunque a proporre un’esperienza roguelike dotata di una precisa e forte personalità. Se la progressione ed il gameplay in generale risultano essere assai in linea con le comuni aspettative, a sparigliare con successo le carte ci ha pensato l’azzeccato e riuscito meccanismo di potenziamento, capace di infondere al tutto un benvenuto alone di strategia. Colpisce anche l’estetica, capace di tratteggiare un universo burtoniano davvero risuscito ed affascinante. Un titolo sicuramente consigliato a chi è in cerca di un’esperienza roguelike piacevole ed accessibile, ma che non per questo rinuncia a mettere in mostra la propria personalità.