Recensione Lost in Random
di: Simone CantiniLa penisola scandinava si conferma sempre più come una fucina di talenti videoludici, capaci di spaziare dalle grandi produzioni in stile Avalanche, a quelle più contenute (almeno sino all’avvento di Returnal) firmate Housemarque. Tra coloro che si sono sempre destreggiati all’interno del range delle creazioni medio-piccole, un posto di spicco spetta sicuramente agli svedesi ragazzi di Zoink!, capaci di dare vita ad esperienza dotate di un look ed un feeling sicuramente peculiare (basti pensare a Stick it to The Man!), che trova oggi la sua più complessa ed ampia conferma nell’interessantissimo Lost in Random.
accettare i cookie con finalità di marketing.
Random Rules!
Che bel regno quello di Alea, una terra suddivisa in 6 differenti distretti ed a capo del quale troviamo una spietata regina, accompagnata dal suo fidato dado nero. Il cubico sodale non ha di certo un ruolo accessorio, dato che ogni decisione presa dalla sovrana viene decisa da un suo lancio, così come la sorte dei bambini che hanno appena compiuto i 12 anni di età. È a questo punto che l’orrida Tata Fortuna si reca nel luogo natio del fortunato, del quale sarà determinato il luogo di crescita proprio grazie al dado di cui sopra. Ed è proprio in uno di questi fatali giorni che la piccola Odd viene separata dalla sorella Even, finendo relegata proprio al fianco della spietata regnante. Un anno passa, ed alcuni inquietanti sogni non la vogliono smettere di tormentare la ragazzina rimasta a Primagora, che spinta dal desiderio di riabbracciare la sorella, decide di mettersi in viaggio con lo scopo di riportarla a casa. Il viaggio verso Sest’Incanto, però, non sarà certo semplice, ben presto Even potrà unire le forze con il simpatico Dicey, forse l’unico dado uscito indenne dalla guerra sanguinaria che, anni prima, la regina aveva scatenato su quelle terre oramai ridotte in rovina. Cupo e grottesco, il mondo in cui è ambientata la storia di Lost in Random sembra essere preso di peso dall’immaginario burtoniano, di cui è impossibile non riconoscere l’evidente ispirazione a partire da atmosfere e personaggi. Una fiaba dark sorretta da una narrazione capace di mescolare elementi comici e drammatici in modo sicuramente intelligente e riuscito, oltre che capace di tratteggiare una lore indubbiamente sfaccettata e ben più profonda di quanto si possa immaginare. A metà strada tra un Coraline, un Nightmare Before Christmas e le fiabe dei fratelli Grimm (la versione originale, non quella edulcorata che i più conoscono), il viaggio di Even saprà stupire e sorprendere in più di un’occasione, grazie anche ad un cast di comprimari convincente, ed una caratterizzazione generale sempre puntuale. Un’odissea lunga circa 15 ore, che si perde un poco nelle ultime fasi, invero un po’ troppo in odor di filler, ed alcune missioni secondarie trascurabili, ma che ha nel suo gameplay il proverbiale asso nella manica, o meglio (visto che parliamo di dadi), il suo doppio 6.
Tra dadi e spade
Ad un’esplorazione dei vari ambienti che risulta alquanto classica e lineare, segno evidente della volontà di proporre un’avventura fortemente story driven, Lost in Random accompagna un sistema di combattimenti invero decisamente originale, capace di mescolare elementi di deck building ad un’azione più serrata. La fionda in possesso di Even, difatti, ben poco potrebbe contro le minacce che popolano i 6 reami di Alea, ed è proprio per questo che entrerà ben presto in gioco l’aiuto di Dicey. Oltre ad una serie di carte, il cui numero e varietà potrà essere ampliato proseguendo nell’avventura. Durante gli scontri, a patto di aver accumulato una determinata dose di cristalli (che potremo ottenere dai nemici tramite l’improvvista arma di cui sopra), accumuleremo nella nostra mano un determinato numero di carte, il cui potere potrà essere evocato pagando un determinato costo. Potremo pagare tale pegno lanciando il nostro fidato compagno a sei facce, con la riserva spendibile che sarà indicata dal numero ottenuto. Inizialmente non andremo mai oltre il 2, dato che il buon Dicey ha perso gli altri puntini, ma proseguendo nell’avventura, e recuperando gli oggetti in questione, saremo in grado di avere sempre più cariche a nostra disposizione, con conseguente aumento delle possibilità di offesa e difesa. Queste ultime varieranno anche in base alla struttura del nostro mazzo, che potremo comporre liberamente sfruttando le carte ottenute completando le varie missioni, ma anche spendendo il denaro nel negozio di Max: l’unica accortezza sarà quella di non poter superare le 15 carte attive. La varietà delle possibilità offerte è sicuramente ampia, sebbene non soverchiante, e tra armi, pozioni, bombe, potenziamenti vari e molto altro ancora, ognuno potrà trovare la combinazione più adatta al proprio stile. Inizialmente servirà un po’ di pratica per riuscire a comprendere e domare tale meccanica, ma una volta che avremo preso confidenza con il tutto, sarà davvero un piacere combinare tra di loro gli effetti più disparati. Questo mix da vita a combattimenti sempre stimolanti, che riescono a raggiungere l’apice negli scontri con i boss, mai banali e scontati, sebbene anche le schermaglie più elementari riescano a presentare un tasso di sfida da non sottovalutare, anche a livello di difficoltà standard. Peccato solo per una telecamera che tende a fare le bizze, soprattutto nelle aree più strette, oltre ad un sistema di lock non sempre reattivo. A spezzare la monotonia del tutto, inoltre, ci pensano anche sezioni in stile board game, che pur non rifuggendo alla lotta come elemento risolutore, sono in grado di mettere sul piatto alcune interessanti varianti, che vi invito a scoprire.
Rielaborare con stile
Laddove si può davvero essere poco critici nei confronti di Lost in Random, è per quanto concerne la mera realizzazione tecnica generale, capace di contare, come già detto, su di uno stile azzeccatissimo e ben strutturato. Il character design generale, così come il world building, non possono farea meno di rimanere impressi nella memoria, seppur in presenza di una pulizia generale non sempre eccellente, ma è comunque bene ricordare che, nonostante il tutto sia distribuito da EA, parliamo pur sempre di una produzione di uno studio indipendente. Eccellente, senza riserve, il comparto sonoro, che può vantare un doppiaggio in lingua inglese veramente sontuoso (ascoltate il tutto in cuffia!), ed a cui si accompagna una soundtrack che pare uscita direttamente dalla mente di Danny Elfman. Ovviamente il tutto è localizzato nella nostra, lingua, che fa sempre piacere.
Lost in Random segna, senza ombra di dubbio, un netto passo avanti per quanto riguarda le ambizioni produttive di Zoink!, così come la complessità generale del lavoro del team. L’avventura di Even, difatti, è la più longeva e strutturata tra quelle partorite dal team svedese, oltre che un nuovo esempio di quello che è il folle stile creativo dello studio. Di sicuro non mancano alcune imperfezioni, figlie di un processo di produzione non certo in grado di rivaleggiare con titolo a budget più elevato, ma al netto di ciò l’esperienza generale è risultata appagante e divertente, seppur un po’ troppo dilatata in quanto a monte ore. Una prova comunque convincente, capace di sancire un nuovo inizio per quello che sarà il futuro di Zoink!, che si è dimostrato in grado di reggere il peso di un lavoro sicuramente più complesso e gravoso di quanto fatto in passato.