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Recensione LEGO Horizon Adventures

di: Simone Cantini

Ok, lo abbiamo capito che Horizon è ormai un brand importante in casa PlayStation, al punto da lasciar cadere nel dimenticatoio una serie che, confesso, mi piacerebbe molto rivedere come Killzone. Ecco, nonostante questo appeal interno (ma anche esterno, diciamolo) vedere due produzioni legati alla saga di Aloy debuttare a pochissimi giorni di distanza l’uno dall’altro fa davvero strano. Va bene che l’eccellente remaster di Zero Dawn non si può considerare una vera new entry, ma la vicinanza con LEGO Horizon Adventures non sarà a tratti controproducente?

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Zero Dawn, once again

Quasi come a voler sottolineare questo suo particolare legame con il fratello maggiore rivisto e corretto, LEGO Horizon Adventures ci presenta il medesimo canovaccio narrativo che ha accompagnato il debutto sugli schermi di Aloy. Ovviamente declinando il tutto tramite la consueta, e a tratti davvero spassosa, lente deformante propria delle produzioni videoludiche legate ai mattoncini danesi. Preparatevi, pertanto, a ripercorrere l’epopea che ha portato la giovane guerriera Nora a divenire la salvatrice di questa selvaggia Terra futuristica, per quanto in forma decisamente più condensata ed asciutta, oltre che permeata da qualche piccola libertà aggiuntiva che la porta, in alcuni momenti, a distaccarsi un poco da quanto tracciato dal titolo Guerrilla.

6 ore che scorrono via tutto sommato agevoli, complice una struttura meno complessa di quanto ci si potesse aspettare, anzi, anche alquanto sacrificata e striminzita in tal senso. Il primo aspetto critico che salta all’occhio una volta presa confidenza con LEGO Horizon Adventures, difatti, è la sua smaccata e ferrea linearità, che ha portato il lavoro di Studio Gobo a sacrificare tutti quei segreti, in odor di backtracking, che hanno da sempre caratterizzato le iterazioni blocchettose di casa Traveller’s Tales. Il che è dovuto anche alla presenza di soli 4 personaggi giocabili (Aloy, Varl, Teersa ed Erend) che, seppur differenziati in quanto a caratteristiche di combattimento, non andranno a modificare in alcun modo l’esplorazione degli stage: dite addio alla necessità di dover tornare sui propri passi, magari dopo aver sbloccato un determinato individuo, per superare passaggi inizialmente inaccessibili, anche fosse soltanto per mettere le mani su alcuni mattoncini premio.

Dritto per dritto

Si tratta di un limite alquanto evidente, che viene ulteriormente amplificato dalla prevedibilità del level design, che ci porterà a visitare stage dalla struttura praticamente sempre identica: a piccole porzioni esplorative, in cui potremo solo costruire strutture accessorie e rinvenire mattoncini extra, si affiancheranno zone più ampie, in cui saranno gli scontri con i nemici a farla da padroni. A variare la formula ci pensano le sortite nei Calderoni e la rincorsa ai Collolungo, anche se alla fine della fiera le differenze con il resto saranno davvero minime.

Lo stesso hub principale di gioco, ovvero Cuore della Madre, scorre via quasi indolore durante il suo processo di ricostruzione: tolte le prime strutture, che ci permetteranno di accedere ai power up condivisi dal cast, gli abiti per gli stessi e la bacheca delle missioni secondarie, tutto il resto avrà soltanto un valore puramente estetico, elemento che spegne gli entusiasmi nati dalla ricerca dei mattoncini dorati necessari ad erigere tutti gli edifici. Mattoncini che, tra l’altro, saranno quasi tutti recuperabili semplicemente portando a termine le missioni dello story mode. I restanti potranno essere ottenuti dando la caccia alle macchine leggendarie, in pratica scontri con miniboss più agguerriti del solito e che saranno disponibili da un certo punto in poi. Oltre a caratterizzare l’unico stimolo in chiave endgame.

A caccia di macchine!

Se a livello strutturale ci troviamo al cospetto di un esile compitino, cosa resta di buono, allora, in LEGO Horizon Adventures? Beh, i combattimenti risultano sempre piacevoli e divertenti, anche se sacrificano in maniera massiccia l’elemento stealth tipico della serie (implementato davvero male). Alle differenti armi uniche per ciascun personaggio, si accompagnano strumenti di offesa secondari e gadget, in grado di garantire differenti modalità di approccio: tutto è in parte preso dalla serie regolare, come trappole e frecce elementali, ma non mancano anche alcune piacevoli new entry.

Un altro punto a favore della produzione Gobo è, senza dubbio, il comparto tecnico della produzione, che almeno su PS5 si attesta su livelli davvero molto buoni, presentandoci una grafica ben realizzata ed altamente dettagliata: la rese delle macchine è assai eccellente, così come la qualità di ambienti e filmati, sempre piacevoli ed impreziositi dal doppiaggio che può vantare il cast originale, qua impegnato in una performance ovviamente più scanzonata. Presenti anche due differenti modalità di visualizzazione, ovvero il classico binomio qualità/prestazioni, con il primo che porta il frame rate ad abbandonare i 60 fotogrammi, in favore di una pulizia della scena maggiore. Buono anche il sonoro che, oltre all’ottimo voice over in italiano, presenta una soundtrack azzeccata, che non può mancare di omaggiare anche i temi originali del brand.

Con LEGO Horizon Adventures Sony, Guerrila e Studio Gobo ci regalano un’esperienza alquanto essenziale, forse davvero troppo essenziale. Per quanto piacevole e semplice da metabolizzare, l’avventura a mattoncini di Aloy manca di tutte quelle chicche che da sempre contraddistinguono le produzioni videoludiche targate LEGO. Di sicuro un titolo che potrebbe avvicinare i giovanissimi alla saga Guerrilla, ma che difficilmente riuscirà ad emozionare e coinvolgere a dovere l’utenza più adulta e smaliziata. Per non parlare di un prezzo di commercializzazione che appare davvero fuori target per essere considerato azzeccato. Ecco, se si sacrifica Killzone per produzioni simili, qualche rammarico non può che sorgere. Almeno speriamo che l’operazione serva a far nascere kit LEGO dedicati, come fu a suo tempo per il Collolungo.