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Recensione Kona II: Brume

di: Luca Saati

Sarà che l’ho giocato di recente, ma non pensavo che il primo Kona fosse uscito ben sette anni fa. Da allora il team si è tenuto impegnato tra conversioni del gioco su altre console e una versione VR, ma era arrivato il momento di proseguire la storia del Detective Carl Faubert nel deserto innevato del Canada con un sequel intitolato Kona II: Brume che sin dai primi momenti dimostra come i ragazzi di Parable abbiano acquisito più consapevolezza dei loro mezzi.

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Terrore nella Bruma

Kona II: Brume è ambientato pochi attimi dopo la fine del primo capitolo con il Detective Carl Faubert su una piccola barca a motore in fuga dagli orrori vissuti nella zona del lago Atamipek. Sebbene all’inizio del gioco ci sia un breve recap degli eventi precedenti che rende Kona II: Brume giocabile senza aver vissuto la storia del primo capitolo, il mio consiglio è di recuperarlo comunque per meglio comprendere la lore e considerando anche i due spicci a cui ormai si trova durante i vari deals sugli store digitali.

L’indagine del detective lo porta in un villaggio minerario nel nord del Québec dove una strana nebbia, la bruma appunto, ha creato scompiglio isolando il luogo e rendendo più aggressiva la fauna, oltre a causare una serie di visioni nel protagonista.

Sin dai primi momenti Kona II: Brume non fa niente per nascondere un’anima spiccatamente horror rispetto al predecessore con un’ambientazione all’interno della villa del ricco industriale William Hamilton, la cui morte è stata oggetto di indagine nel primo capitolo. In questa fase di residentevilliana memoria, si inizia a scoprire una storia fatta di intrighi, tradimenti e tanto sangue che peggiorerà (per il protagonista, non per il giocatore che invece verrà catturato e immerso in questo mondo) col passare del tempo andando sul sovrannaturale. Presto arrivano anche i primi combattimenti,  i primi puzzle ambientali e le visioni del protagonista che creano ancora più suspance e aggiungono quell’ulteriore dose di mistero che rende la storia ancora più interessante da scoprire nelle circa 6-8 ore per arrivare ai titoli di coda, una longevità che dipenderà più dalla vostra abilità con i puzzle e dalla voglia di catturare tutte le foto per riempire il diario degli appunti.

Le varie parti che compongono il gameplay dell’opera dei ragazzi canadesi di Parable alternano alti e bassi: sicuramente il mix tra esplorazione e puzzle è la componente più riuscita tra chiavi da trovare, indizi da scoprire e la ricerca di altri oggetti utili per avanzare; il combattimento invece mostra il fianco a un gunplay molto elementare che neanche si sforza nel proporre diverse tipologie di minacce che si pongono d’avanti al protagonista.

E poi c’è il survival che merita un discorso più approfondito. Ci sono gli elementi classici del genere come la raccolta di risorse utili per accedere ad alcune zone dello scenario, e la gestione delle munizioni, dei kit di pronto soccorso e delle batterie per la torcia, sebbene sul lungo periodo il gioco abbondi di questi oggetti. La gestione della salute psicologica del primo capitolo è sparita del tutto, mentre la gestione del freddo è sempre presente seppur meno invasiva. Non ho mai rischiato di far morire di freddo il protagonista poiché non si devono più raccogliere fiammiferi, accendifuoco e rami per accendere un fuoco dato che in questo secondo capitolo l’unica cosa di cui c’è bisogno sono i rami, sempre presenti nei pressi di un accampamento. La sensazione è che il team di sviluppo abbia voluto alleggerire il peso di questi elementi sul gameplay in favore di una fruizione dell’avventura più scorrevole.

Ed effettivamente Kona II: Brume avanza in modo molto più piacevole concentrandosi più sull’atmosfera per generare quel senso di inquietudine nel giocatore, piuttosto che sfruttare quegli elementi che rallentavano eccessivamente la progressione. Resta però quell’amaro in bocca al solo pensiero di cosa poteva essere l’opera di Parable se solo gli sviluppatori fossero riusciti a bilanciare al meglio questi elementi survival.

Kona II: Brume fa sicuramente un enorme passo in avanti dal punto di vista tecnico se confrontato con il suo predecessore. Va comunque preso per quello che è, ovvero un titolo indie sviluppato da un piccolo team che non ha di certo la pretesa di settare nuovi standard per questa generazione. L’ambientazione, in combinazione con l’effetto della neve, regala qualche scorcio piacevole nella sua semplicità. Proprio per questo resta incomprensibile come mai il gioco fatichi a tenere i 60 fps, ma per fortuna visti i ritmi blandi non viene mai compromessa l’esperienza di gioco. Degna di nota la componente audio con effetti sonori e musiche che in combinazione contribuiscono a immergere il giocatore nell’ambientazione. Molto buono il doppiaggio in inglese (ci sono i sottotitoli in italiano) con la voce del protagonista che fa da narratore che accompagna per tutto il corso dell’avventura.

Commento finale

Kona II: Brume mette in mostra la crescita dei ragazzi di Parable discostandosi in parte dai walking simulator arricchendo l’esperienza di gioco con un po’ di action e una maggior spinta sulla componente survival horror. Peccato che proprio gli sviluppatori sembrano non credere pienamente nelle loro capacità con alcuni elementi solo abbozzati che se sviluppati bene avrebbero permesso a questa serie videoludica di fare quel balzo in avanti che merita. Il risultato finale è quello di un’avventura con una storia intrigante e ben narrata, piacevole da giocare, ma con alcuni evidenti limiti di gameplay.