Recensione Kerbal Space Program
di: Federico LelliNato e cresciuto sul mondo PC, dove ha raccolto un discreto seguito, Kerbal Space Program atterra anche sulle console.
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Nello spazio nessuno può sentirti spingere i bottoni
Kerbal Space Program non è un gioco, è uno degli strumenti che vi permetterà di allunare con successo e di portare il vostro modulo nello spazio, il tutto all’interno di una simulazione che considera una lunga serie di variabili fisiche e meccaniche.
Partiremo quindi con il progettare il nostro razzo, sonda o aereo, selezionando personalmente i singoli pezzi (da scegliere tra una lunghissima serie di componenti) fino al posizionamento dettagliato che avranno nel veicolo, in modo da bilanciare i carichi al meglio. In questa fase avremo inoltre la possibilità di determinare le funzioni del nostro mezzo come il rilascio dei serbatoi ad una certa altitudine o l’apertura dei paracaduti ad un’altra (funzioni che comunque saranno solo suggerite in fase di volo, lasciandoci piena libertà di cambiare idea all’ultimo secondo).
Proseguiamo verso la fase di volo che, a partire dal conto alla rovescia potrebbe portarci direttamente in orbita o a toccare il satellite della terra o, più frequentemente, a schiantarci. In questa sezione di gioco controlleremo tutte le funzioni del mezzo, aiutati dalle indicazioni della base e dei sistemi.
Capirete subito che davanti a un progetto così ambizioso ci siano delle scelte da fare, la prima che ci troviamo davanti è il tipo di modalità: quelle disponibili sono Scienza, Carriera e Sandbox.
La prima sembra la più consigliata per chi inizia: i fondi illimitati e gli avanzamenti tecnologici bloccati ci invogliano a proseguire ed esplorare in modo da guadagnare i punti scienza per continuare ad avanzare verso missioni sempre più intraprendenti.
La seconda aggiunge all’equazione anche un minimo di logica gestionale, perché ci metterà a capo di tutta l’agenzia spaziale. In questa modalità saranno i clienti a offrirci incarichi particolari, portatori di punti scienza e ulteriori crediti per espandere la base.
L’ultima, come il nome lascia intendere, è quella più libera: con tutti i componenti sbloccati e l’agenzia completa ci permette di creare gli obiettivi che vogliamo e sperimentare senza limiti.
Non manca ovviamente una corposa parte di tutorial, che nel caso di Kerbal Space Program ci fa affrontare delle missioni, complete o parziali, per prendere dimestichezza con il sistema di gioco e con i controlli.
Sono proprio questi, i controlli, il primo grande dubbio di chi gioca: il titolo, già complesso nella sua forma originale con mouse e tastiera, sembra infatti entrare a fatica nella mappatura per controller e risulta ancora più macchinoso; la stessa interfaccia, portata pigramente da quella del PC, presenta caratteri troppo piccoli e mantiene l’evidente utilizzo del puntatore del mouse (controllato però in maniera abbastanza scomoda dallo stick) per i menù.
Il titolo in generale è un inno al masochismo e richiede una preparazione che è decisamente specifica e settoriale: portare a compimento anche uno solo dei task essenziali senza la guida del gioco è spesso una questione più adatta ad un ingegnere aerospaziale che ad un semplice appassionato e non saranno rare le occasioni in cui perderete l’equipaggio per un piccolo errore di calibrazione o per una mossa sbagliata dei controlli già abbastanza instabili.
La difficoltà, che potrebbe essere letta come una nota negativa, è in realtà anche la nota più positiva del gioco: grazie alla precisione della fisica e della meccanica del gioco, con estrema dedizione e dopo diversi fallimenti, arrivare finalmente ad agganciare l’orbita perfetta ci lascia sicuramente molto più appagati e con un notevole senso di realizzazione.
La realizzazione tecnica non raggiunge fasti particolari, premiando più il motore simulativo del gioco che i modelli e l’esecuzione artistica, ma è una scelta comprensibile se pensiamo anche alla grande quantità di componenti in gioco. Dove invece non possiamo chiudere un occhio è nella lunga serie di bug che affligge l’esperienza, alcuni dei quali anche invalidanti per il giocatore.
Kerbal Space Program non è un gioco, non è per tutti e la sua conversione su console non è esattamente un lavoro certosino ma riesce a dare lo stesso feeling della controparte già uscita su PC. Se siete al terzo anno di Fisica e la vostra maglietta preferita è quella della Nasa sicuramente vi darà del filo da torcere, in caso contrario potete tornare a guardare le stelle e a sognare.