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Recensione Kena: Bridge of Spirits

di: Luca Saati

Ci sono voluti quasi tre anni, ma finalmente anche i giocatori di Xbox possono mettere le mani sul vincitore del premio miglior indie del 2021 ai The Game AwardsKena: Bridge of Spirits di Ember Lab arriva sulle piarraforme di Microsoft con piccoli contenuti cosmetici esclusivi e con l’Anniversary Update uscito nel 2022 che include il New Game+, una serie di sfide aggiuntive e una serie di funzioni d’accessibilità.

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Spiriti perduti

Kena è una giovane guida spirituale alla ricerca del sacro santuario di montagna. Nel tragitto si ritrova in un villaggio che scopre essere non solo abbandonato, ma anche colpito da una corruzione maligna che si sta pian piano estendendo al resto del mondo. Chi abitava queste terre o è morto, o si è trasformato in uno spirito con delle questioni in sospeso che vagano diffondendo sempre di più la corruzione. È proprio qui che Kena, in quanto guida spirituale, può aiutare questi spiriti accompagnandoli nel loro percorso per ritrovare la pace e purificare queste terre con l’aiuto dei Rot, delle piccole e tenere creature che incontra all’inizio del suo viaggio.

Un viaggio che mi ha intrattenuto per una decina di ore a cui se ne possono aggiungere un’altra manciata se si aggiungono i vari collezionabili. Quello di Kena: Bridge of Spirits è un racconto dai toni fiabeschi piuttosto tradizionale ma caratterizzato da un mondo affascinante e personaggi coinvolgenti. Durante il viaggio per liberare il villaggio dalla corruzione, la protagonista aiuta diverse anime a superare i ricordi traumatici della loro vita. I flashback distribuiti regolarmente permettono di conoscere meglio il passato dei personaggi, creando un legame emotivo con il giocatore. Vista l’enfasi con cui Ember Lab ha costruito le storie dei comprimari, appare a tratti inspiegabile la superficialità con cui la stessa protagonista sia sviluppata. Ci sono accenni al suo passato, ma manca quella cura e quell’emotività che invece caratterizza le anime perdute che si incontrano nel corso dell’avventura. Nonostante ciò, il rapporto che si crea con gli altri personaggi nel loro viaggio e l’addio dolceamaro che si dice a quelli aiutati a andare avanti contribuiscono a rendere Kena: Bridge of Spirits un’avventura emozionante.

Sembrano Pikmin ma non lo sono

Kena: Bridge of Spirits è una classica avventura che mescola sapientemente elementi action, puzzle e platform. Dopo un prologo molto lineare, Kena: Bridge of Spirits apre le porte del suo mondo, sebbene la struttura di gioco non sia propriamente open world. Siamo più dalle parti di un God of War come struttura con una zona centrale collegata alle aree che compongono la mappa con sentieri e piccole diramazioni che portano alla scoperta di piccoli extra come nuovi oggetti cosmetici, potenziamenti, punti di meditazione per aumentare la salute massima e nuovi Rot.

Quest’ultimi svolgono un ruolo centrale nel gioco poiché a essi è innanzitutto legato il livello della protagonista. Più se ne raccolgono e più il livello è alto con la conseguente possibilità di sbloccare nuove abilità spendendo l’apposita valuta del gioco. Un sistema tutto sommato tradizionale, ma nella realtà dei fatti una volta aperto il menù dedicato ai potenziamenti ho notato quanto il tutto sia molto limitato con solo una manciata di abilità attive o passive sbloccabili. Avrei certamente preferito una maggiore varietà che avrebbe a sua volta reso molto più personalizzabile lo stile di combattimento della protagonista in base ai propri gusti. Per come è impostato il piccolo skill tree, si può arrivare tranquillamente a fine gioco con tutte (o quasi) le abilità sbloccate.

Il gioco mi ha spronato a sufficienza ad esplorare il mondo, peccato però che l’esiguo skill tree ha costretto gli sviluppatori a scendere un po’ a compromessi con le ricompense e dopo aver trovato l’ennesimo baule che contiene le monete per acquistare gli elementi cosmetici mi è quasi venuta voglia di lanciare il controller dentro la TV. Ad aiutare la ricerca di extra c’è una maschera che la protagonista può indossare per attivare una sorta di detective mode di Batman che evidenzia le parti importanti dello scenario. Peccato che l’uso della maschera spezza completamente il ritmo dell’esplorazione poiché passa alla visuale in prima persona e blocca i movimenti di Kena.

Rot svolgono un ruolo fondamentale anche nelle tre componenti chiave del gioco ricordando per certi versi i Pikmin di Nintendo. Nelle fasi puzzle e platform possono ad esempio attivare le leve, spostare piattaforme o spostare delle statue e piazzarle nei punti chiave per risolvere un enigma. Ci sono poi le abilità della protagonista che danno ulteriore profondità a queste fasi: con l’arco ad esempio può colpire degli interruttori a forma di cristalli o degli speciali fiori a cui aggrapparsi quasi come se utilizzasse un rampino; più avanti c’è anche una bomba che può attivare piattaforme o ingranaggi. Sicuramente il puzzle platform è la parte più ispirata e meglio riuscita dell’esperienza di gioco.

Il combattimento è piuttosto tradizionale con la possibilità di combinare attacchi leggeri e attacchi pesanti rispettivamente con il dorsale e il grilletto destro del pad, una schivata con il tasto B e attivare uno scudo con il dorsale sinistro, quest’ultimo se premuto al momento giusto può attivare un parry. Ci sono tante tipologie di nemici che richiedono approcci particolari e che sfruttano le varie abilità della protagonista. Se inizialmente quindi ci si può limitare a combinare i due tipi di attacchi, più avanti arco e frecce risulteranno fondamentali per alcuni avversari, così come la bomba che può far uscire allo scoperto il punto debole di un nemico corazzato. I boss in particolar modo sono ben congegnati e sono in grado di alzare quel tanto che basta il livello di sfida (ho giocato a livello Difficile).

In tutto questo poi ci sono i Rot: gli esserini all’inizio di un combattimento scappano per la paura, ma si fanno coraggio mano a mano che Kena effettua attacchi. L’indicatore di coraggio è indicato nella parte inferiore sinistra dello schermo e ogni tacca consente di richiamare i Rot per fare un’azione come bloccare i nemici o attivare i fiori curativi presenti nel campo di battaglia. Inoltre si possono sbloccare alcune abilità che consentono alla protagonista di infondere dei potenti attacchi con i Rot. L’uso delle creature aggiunge un velo di strategia al combattimento poiché in alcuni momenti diventa fondamentale capire se sacrificare i Rot per un attacco o per recuperare salute. Insomma il combattimento ha una base tutto sommato semplice e molto godibile, ma nasconde al suo interno una certa profondità, peccato per un timing della parata con cui non sono mai andato particolarmente d’accordo a causa di un’animazione troppo lenta.

Un mondo corrotto

Il mondo di gioco è sicuramente uno dei punti di forza dell’esperienza di gioco. Quello creato dai ragazzi di Ember Lab è un mondo ricco di dettagli caratterizzato da ambienti lussureggianti e splendidi, con una vegetazione vibrante e una bellezza naturale abbondante. Le cutscene sono splendide confermando l’abilità degli sviluppatori nell’animazione, con modelli di personaggi affascinanti e eccellenti animazioni che contribuiscono alla qualità visiva del gioco. Inoltre, l’eccellente colonna sonora completa perfettamente l’atmosfera suggestiva del gioco, con brani cupi e melodie drammatiche. Complessivamente, Kena è uno dei giochi più belli degli ultimi tempi, grazie al suo mondo unico e alla sua grafica a tratti stupefacente. Il tutto gira a 60 fps in modalità Performance senza nessuno scatto, e vista comunque la qualità grafica e i tanti elementi presenti su schermo non è così scontato. C’è anche una modalità Qualità che aumenta la risoluzione a patto di scendere a compromessi con i 30 fps.

Guida spirituale

Per essere un’opera prima di uno studio che fino a poco fa era specializzato nella creazione di corti animati e spot pubblicitari, Kena: Bridge of Spirits mi ha stupito per il suo essere un videogioco a tutto tondo con ogni componente ben amalgamata all’interno di un’esperienza solida, divertente, coinvolgente e anche emozionante, nonostante non faccia niente per rinnovare il panorama delle avventure 3D.