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Recensione JoJo’s Bizarre Adventures: Eyes of Heaven

di: Simone Cantini

Le premesse erano positive, ma la prima prova sul campo di JoJo’s Bizarre Adventures: Eyes of Heaven (che trovate qua) era riuscita a raffreddare con veemenza ogni entusiasmo. Però, da bravo fan dell’opera di Araki, avevo tenuto acceso un piccolo lumicino di speranza, illudendomi che i ragazzi di CyberConnect2, dopo avermi soddisfatto con All Star Battle, sarebbero comunque riusciti a sorprendermi. E in un certo senso lo hanno fatto, anche se non nella direzione che avrei preferito.

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Riscrivere la storia

Sono un vecchio figlio del videogaming arcaico, quello che si emoziona e si aspetta sempre una bella introduzione filmata per ogni gioco che osi fregiarsi di tale appellativo. E sotto questo aspetto JoJo’s Bizarre Adventures: Eyes of Heaven mi ha deluso sin dalla prima schermata di caricamento: sarà inutile e oramai superata, ma visto che nel precedente episodio non ci era stata negata una interessante cinematica, perché non fare lo stesso anche in questo caso. Tristezza, che mi ha accompagnato sino al menu iniziale, praticamente identico a quello visto in All Star Battle. Anzi, è bene chiarire subito come questa nuova avventura dedicata alle gesta della famiglia Joestar sia un inno al riciclo più smodato: dagli asset, ai moveset, agli effetti sonori e alle musiche, tutto quanto è stato brutalmente estirpato dal precedente lavoro. Certo, almeno in game la prospettiva è stata mutata dalle due dimensioni ad una più ampia visuale tridimensionale, ma ai fan basteranno pochi minuti per riconoscere animazioni e combo già sperimentate un paio di anni fa (special di Okuyasu anyone?). Insomma, il biglietto da visita che si accompagna allo sforzo produttivo del team nipponico non è certo dei migliori. Viene, dunque, lecito chiedersi come abbiano trascorso tutti questi mesi i nostri baldi programmatori. Da questo punto di vista basta avviare il decisamente longevo story mode per avere una prima risposta alla nostra atavica domanda: come ho scritto qualche settimana fa, ci troveremo al cospetto di un arco narrativo nuovo di zecca, che va idealmente a collocarsi alla fine della terza serie ufficiale, riscrivendo e sovrascrivendo la realtà (ah ah, questa la capirete solo giocando) a cui siamo stati sino ad oggi abituati. Appare però subito ovvio come, a dispetto di una scrittura in linea con lo stile arakiano, il tutto non sia altro che un ingenuo stratagemma utile a far convivere tra loro i vari personaggi presi dalle otto serie del manga, sfidandoli ad affrontare un (semi) nuovo e potentissimo nemico. Che però non sarà presente come personaggio giocabile. No, così non si fa CyberConnect2: il cattivone finale deve essere sempre sbloccato come premio! Per quanto corposa, visto che si parla ci circa 8 ore per essere completata, la campagna scorre senza particolari sussulti, limitandosi a proporre tonnellate e tonnellate di scontri 2vs2. E a poco servono le battaglie opzionali, buone unicamente ad allungare il brodo e ad accelerare il processo di crescita dei vari personaggi, un paio di partite a poker con l’inossidabile Darby ed una assurda caccia agli adesivi utile a sbloccare alcuni oggetti dell’immenso negozio in game. Sotto questo aspetto è anni luce il videogioco datato 1999: quando si riusciva ad ovviare alla scarsa potenza delle macchine (se paragonate alle possibilità attuali) con l’impegno e la fantasia.

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I don’t underStand

Per quanto monotona sul lungo periodo, l’utilità della campagna è legata principalmente allo sblocco di tutti i personaggi che vanno a formare il ricchissimo roster che, pur cedendo anche lui alle lusinghe del riciclo più becero, non si è comunque risparmiato nel presentare una manciata scarsa di lottatori inediti (Trish!). Il problema, in questo caso, più che nella quantità è da riscontrare nel bilanciamento, un difetto che aveva già contraddistinto in negativo All Star Battle: bastano pochi minuti di gioco, difatti, per accorgersi di come alcuni combattenti siano decisamente overpowered rispetto al resto e di come altri siano praticamente inutili: provate a far scontrare tra loro Jotaro Kujo e Johnny Joestar e avrete subito una chiara idea della situazione. A complicare le cose ci si mette l’inspiegabile assenza di una qualsiasi forma di training, mancanza davvero imperdonabile dato che l’unico modo per impratichirsi con le varie mosse e capirne quindi portata e tempistica è relegato agli scontri con la CPU. Già, perché se pensavate di menare le mani assieme a qualche amico in locale fareste bene a riporre il secondo pad: il multiplayer, difatti, è presente unicamente nella sua versione online, fino a 4 giocatori, mentre coloro che disdegnano la rete potranno solo scontrarsi con avversari controllati dalla CPU. Oppure assistere a degli emozionanti scontri tra guerrieri controllati dall’IA di gioco. E a questo punto poco importa che ci siano tonnellate di oggetti acquistabili spendendo i crediti accumulati giocando, che spaziano da costumi alternativi, nuove pose di vittoria e nuovi set di effetti sonori. Insomma, a dispetto di una realizzazione tecnica che, per quanto riciclata, rimane comunque davvero gradevole, JoJo’s Bizarre Adventures: Eyes of Heaven appare come un prodotto fortemente raffazzonato, buono unicamente a sfruttare il nome del manga di Araki. E giusto per non farci mancare nulla è impossibile non citare il pessimo adattamento nostrano che, come già successo in All Star Battle, ha inspiegabilmente stravolto la maggior parte dei nomi, che invece si possono sentire in originale grazie all’ottimo doppiaggio nipponico: vedere un maschietto come Anasui ribattezzato Anastasia è davvero il colmo.

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Inutile girarci troppo attorno, se avete amato JoJo’s Bizarre Adventures: All Star Battle questo Eyes of Heaven potrebbe rappresentare un brutto colpo per tutti voi. Dopo l’ottimo debutto con i personaggi di Araki, CyberConnect2 realizza difatti un sequel decisamente inferiore al precedente titolo, presentandoci un prodotto realizzato davvero al risparmio e privo di qualsiasi guizzo capace di attirare gli sguardi dei non fan. E vista la pochezza di contenuti, anche gli estimatori del manga originale farebbero bene ad avvicinarsi con cautela a questa nuova incarnazione di JoJo, visto che potrebbero rimanere spiacevolmente scottati.