Recensione It Takes Two
di: Luca SaatiCome si fa a non voler bene a Josef Fares? Indimenticabile il suo “F**k the Oscars” ai The Game Awards, ma soprattutto per il suo voler preservare quei videogiochi di una volta, quelli che si giocano insieme sul divano per intenderci. Non è cosa da poco considerando che l’avvento di internet e l’evoluzione delle infrastrutture online ha cambiato, e sta cambiando tutt’ora, l’intera industria videoludica e soprattutto le abitudini dei giocatori. Il creatore di Brothers: A Tale of Two Sons e A Way Out è tornato sulla scena videoludica con It Takes Two, nuova opera sviluppata da Hazelight in partnership con l’etichetta EA Originals che cerca di unire una storia che si rifà alle classiche favole a un gameplay da vivere in compagnia di un amico.
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Separati in casa
Cody e May sono una coppia in piena crisi e ormai prossimi al divorzio. Il rapporto tra i due sembra ormai irrecuperabile e la figlia Rose di questo se ne rende conto. Per questo motivo tenta un ultimo gesto disperato: lancia un incantesimo sui genitori trasformandoli in bambole di pezza. Cody e May finiscono così in un mondo fantastico dove fanno la conoscenza del più grande esperto d’amore, il Dr. Hakim. Quest’ultimo metterà i due alla prova facendogli affrontare le prove più disparate e salvare così la loro relazione. I due protagonisti scopriranno sotto una nuova prospettiva i luoghi della loro vita: si passa da un giardino trasandato, alla stanza dei giochi della figlia, alla location della loro prima vacanza e così via. In questi luoghi Cody e May affronteranno diverse prove alla scoperta di loro stessi, delle loro passioni e di un rapporto ormai perduto.
Non aspettatevi plot twist improvvisi o una storia sorprendente, quello di It Takes Two è un racconto così semplice e tradizionale da risultare sin dalle prime battute molto prevedibile. A dirla tutta non è che ci aspettassimo qualcosa di diverso visti i toni scanzonati e ironici del racconto che ci ricorda una favola.
Insieme è meglio
Come A Way Out, anche It Takes Two è un titolo da giocare esclusivamente in cooperativa con un altro giocatore. Sarà possibile scegliere la co-op locale o online, quest’ultima attivabile inviando a un amico l’invito per scaricare una versione gratuita del gioco. Inspiegabilmente lo schermo sarà sempre diviso in due anche quando si gioca online, una scelta che non condividiamo a pieno poiché in rarissime occasioni vi ritroverete a dover vedere cosa fa il vostro compagno per coordinarvi. Sarebbe bastato inserire uno script in grado di attivare lo split-screen in quei precisi momenti, oppure affidare questa opzione alla semplice pressione di un tasto.
It Takes Two ricorda a tutti gli effetti quei puzzle/platform 3D che tanto andavano in voga all’epoca di PS2 come Ratchet & Clank, Jak & Daxter, Sly Cooper. A ogni capitolo Cody e May sbloccano un potere il cui utilizzo simultaneo consente loro di raggiungere zone altrimenti inaccessibili o di sconfiggere i nemici. In uno dei primi livelli ad esempio Cody può lanciare o chiamare a sé dei chiodi come se fossero il martello di Thor o l’ascia di Kratos in God of War mentre May può utilizzare un martello per arrampicarsi e dondolare su quei chiodi; in un livello successivo Cody è in possesso di un’arma in grado di lanciare una sostanza che esplode solo quando May decide di fare fuoco. Questi sono solo alcuni piccoli esempi di come It Takes Two spinga i giocatori a collaborare in ogni circostanza, preferiamo non andare oltre per non rovinarvi la sorpresa, ma possiamo dire con sicurezza che questo aspetto è sicuramente quello più riuscito dell’opera di Hazelight Studios.
I continui cambi si rivelano sia un pregio che un limite dell’esperienza di gioco. L’aspetto negativo è che vi è una ripetizione della medesima struttura a ogni capitolo che possiamo riassumere in sblocco del nuovo potere, tutorial per capirne il funzionamento, fase in cui le nuove abilità iniziano a esprimere il loro potenziale, fine livello e ripetere di nuovo. Insomma proprio nel momento in cui un potere inizia a dare il meglio di sé e merita meccaniche di gameplay più profonde, il gioco puntualmente decide di fare reset e di ricominciare da capo con un nuovo potere tutto da scoprire. L’aspetto positivo di tutto ciò è la varietà di situazioni che affronterete passando in un batter d’occhio da un platform 2D o 3D, a un puzzle, uno shooter in terza persona o addirittura un action con visuale dall’alto in stile Diablo.
Altalenante anche tutto questo mix di generi e situazioni visto che ci sono livelli che ci hanno stupito in negativo e non vedevamo l’ora che finissero quanto prima, e altri che invece avremmo gradito goderci un po’ più a lungo. E qui arriviamo all’altro problema del gioco: la longevità. Le 10 ore scarse per arrivare ai titoli di coda sono infatti eccessive. Sembra quasi strano dirlo dopo essere sopravvissuti all’epoca dei giochi che duravano 6 ore, ma se con It Takes Two arriviamo sfiniti ai titoli di coda un motivo ci sarà. Unite quei già citati momenti di gioco meno brillanti a un plot altamente prevedibile e allungato inutilmente in alcuni punti ed ecco che 10 ore di gioco si rivelano eccessive.
Mi si sono ristretti i genitori
L’Unreal Engine 4 muove It Takes Two che offre una grafica semplice e colorata che fa il suo lavoro senza infamia e senza lode. A dare lustro al comparto grafico ci pensa però una direzione artistica particolarmente ispirata. C’è molto di Toy Story (in un livello ci sono anche i giocattoli) con i protagonisti rimpiccioliti che esplorano l’ambiente domestico fino ad arrivare alla riscoperta dei loro sogni in ambientazioni più oniriche. Più sottotono solo le cutscene ambientate nel mondo reale che perdono molta della qualità della parte giocata a causa di una modellazione poligonale e un’espressività dei personaggi molto deludente. Ottimo il doppiaggio in inglese (i testi sono in italiano) e anche l’accompagnamento sonoro si difende abbastanza bene con alcune vette di eccellenza nei livelli finali.
Commento finale
It Takes Two è come una grande altalena: un gioco con diversi pregi che vengono però oscurati dai suoi difetti. Se da un lato è davvero apprezzabile il mix di generi e la varietà di situazioni, dall’altra non possiamo chiudere un occhio sulla mancanza di profondità delle meccaniche di gameplay e su di una storia che non riesce a reggere per tutta la durata dell’avventura di Cody e Mary. It Takes Two si rivela quindi quella classica esperienza che un genitore può giocare insieme al proprio figlio o che può intrattenere per qualche serata una coppia di fidanzati o di amici alla ricerca di un titolo leggero, scanzonato e senza troppe pretese.