Recensione Island Time VR
di: Simone CantiniAlla fine ho trovato la forza di scrivere queste poche righe, il corpo oramai stremato dai morsi di una fame che si fa sempre più opprimente e letale. Il sole, giunto al suo zenit, batte implacabile sulle mie emaciate membra, mentre il suono della risacca si va sempre più confondendo con la voce di Carl. Sono trascorsi solo pochi minuti da quando la mia nave si è rovinosamente schiantata contro gli scogli che contornano il piccolo mondo di Island Time VR, ma sembrano essere stati più che sufficienti per sancire la mia prematura dipartita. Onde, a voi affido le mie ultime memorie di sciagurato naufrago digitale.
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In alto mare
Ed è così che la mia avventura in compagnia di Island Time VR si conclude, un manciata scarsa di istanti dopo aver dato il via alla produzione firmata Flight School Studio. Semplicissimo nella sua struttura, così come nella messa in scena, il titolo destinato al PlayStation VR non è altro che un survival game, in cui dovremo ingegnarci per sopravvivere il più possibile una volta arenati sulla microscopica isoletta che funge da palcoscenico. Per farlo dovremo semplicemente scoprire come combinare efficacemente i pochi mezzi di sostentamento che, inizialmente, avremo a nostra disposizione: un piccolo tronco, un paio di pietre focaie ed una ristretto numero di canne di bambù. Una semplice dotazione, che starà noi cercare di sfruttare nel modo migliore, così da accendere un fuoco, recuperare nutrienti noci di cocco e, perché no, tentare di catturare e cucinare i succulenti pesci che sguazzano allegramente a pochi centimetri dal nostro visto. Il tutto mentre il caustico Carl, una via di mezzo tra il Defoeiano Venerdì ed il cinematografico Wilson, sottolineerà con veemenza ogni momento della nostra avventura. Una vera e propria lotta contro il tempo e la fame, che potremo sempre tenere sotto controllo grazie ad un implacabile orologio da polso, che sarà in grado di aggiornarci tempestivamente in merito al nostro stato di salute. L’idea è tutto sommato carina e ben realizzata, ma purtroppo finisce per esaurirsi anche essa in un lasso di tempo estremamente ristretto, a causa di una profondità ludica pressoché inesistente. Il senso di scoperta, che è un po’ alla base di produzioni del genere, finisce difatti per decadere già dopo pochissime partite: è sufficiente comprendere ed assimilare il ristretto numero di azioni basilari necessarie alla nostra sopravvivenza per sprofondare in un loop sempre uguale a se stesso. Manca, in definitiva, un vero e proprio senso di progressione capace di dare un senso ai vari tentativi, una sorta di incentivo che ci spinga a migliorare il nostro record di sopravvivenza, oppure che ci invogli a sperimentare nuove soluzioni. Non è esagerato dire che Island Time VR riesca ad offrire al giocatore tutto quello che ha in serbo in poco più di una trentina di minuti, il che rappresenta un limite non certo marginale per una produzione che fa del trial and error uno dei suoi cardini.
Futile sopravvivenza
I limiti della produzione Flight School Studio, inoltre, non si fermano alla mera struttura ludica, ma finiscono per debordare anche all’interno della gestione dei controlli. Questi sono legati all’impiego di una coppia di Move che, al solito, andranno a replicare il movimento delle nostre mani, l’unica fonte di interazione che avremo a disposizione, dato che saremo confinati all’interno di una posizione statica al centro del piccolissimo lembo di sabbia che funge da stage. Il problema principale di questa impostazione risiede nel fatto che, spesso, gli oggetti con cui potremo interagire finiranno per scivolare fuori dal raggio di azione delle periferiche, situazione che porta a repentini game over indipendenti dall’abilità del giocatore. Si tratta di un inconveniente invero alquanto fastidioso, tanto più se consideriamo il ristrettissimo campo di azione concesso da Island Time VR. È dunque sul versante puramente stilistico ed estetico che la produzione riesce a dare il meglio di se, grazie ad uno stile cartoon molto pulito ed accattivante, che ha nella caratterizzazione del loquace Carl la sua punta di diamante. Decisamente scarno tutto il resto, vista la totale assenza di una qualsiasi opzione di gioco, presentazione e tutorial, così come spiace constatare la mancanza di una qualsiasi forma di classifica online, invero una scelta inspiegabile per un titolo che fa del mero raggiungimento del tempo migliore il suo unico stimolo alla rigiocabilità.
Island Time VR parte da premesse sicuramente interessanti e, per certi aspetti, originali nel parco delle produzioni dirette alla realtà virtuale. Peccato che il tutto finisca per arenarsi bruscamente, proprio come il nostro alter ego, contro una realizzazione contenutistica decisamente approssimativa e avara di stimoli capaci di titillare la rigiocabilità. Tutto si esaurisce in un lasso di tempo sin troppo condensato, lasciando rapidamente spazio ad una ripetitività priva di interesse e sorprese, che neppure il simpaticissimo Carl è in grado di mitigare. Un’occasione malamente sprecata da parte dei ragazzi di Flight School Studio.