Recensione Humanity
di: Simone CantiniTra i giochi che hanno caratterizzato la mia adolescenza, un posto speciale è senza dubbio occupato da Lemmings, il rompicapo sviluppato dai furono DMA Design (oggi Rockstar North), che specialmente nella sua incarnazione Amiga fu capace di portare via interi pomeriggi a me e ai miei compagni di scorribande digitali. C’era un che di ipnotico e liberatorio nel tentare di portare in salvo il maggior numero possibile di quelle creaturine dal vestito blu, chissà perché mosse da irrefrenabili istinti suicidi, proprio come i loro omonimi corrispettivi animali. Sensazioni che, complice un gameplay tutto sommato molto vicino al classico degli anni ’90, ho riscoperto giocando ad Humanity, il puzzle game sviluppato da tha ltd. che, proprio come nel lavoro dei DMA Design, metterà alla prova le nostre doti di capobranco videoludico.
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Bau, arf, slap
Si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo, ed il protagonista del gameplay di Humanity sembra volercelo ricordare in maniera assai veemente: nel titolo sviluppato da tha ltd. in collaborazione con Enhance (l’azienda con a capo Tetsuya Mizuguchi), difatti, andremo ad impersonare un candido e luminoso Shiba Inu, involucro canino in cui si è andata a reincarnare una non meglio precisata anima. Sollecitati e guidati da una misteriosa voce, proveniente da uno sferico nucleo colorato, verremo subito informati del ruolo che andremo a ricoprire in questo asettico ed essenziale mondo, che rappresenta l’universo teatro delle vicende di Humanity: il nostro compito sarà quello di guidare verso l’uscita la moltitudine di esseri umani che andranno a comparire nei vari livelli, evitando ostacoli e minacce. Un compito tutto sommato molto semplice ed intuitivo, almeno sulla carta, inizialmente assai agevole da portare a termine ma che, stage dopo stage, ci richiederà di spremere a dovere le nostre meningi, dato il moltiplicarsi di variabili ed imprevisti che renderanno assai complicato andare dal punto A al punto B. A collegare il tutto troveremo una storia sibillina e filosofica, dal gusto criptico squisitamente giapponese, che pur rappresentando un semplice collante tra i vari livelli, non mancherà di incuriosire il giocatore. Per quanto assai essenziale ed eterea, in perfetto allineamento con la caratterizzazione del mondo di gioco, questo viaggio nei meandri dell’evoluzione umana riesce ad andare oltre l’essere un mero compitino, buono solo ad inanellare qualche blanda linea di dialogo. Il che, vista la tipologia di gioco in questione, non è certo un male.
Cane guida
È comunque evidente come in Humanity sia il gameplay a fare la parte del leone e, nonostante il concept di base sia estremamente semplice, la creatura partorita dal designer Yugo Nakamura riesce a mettere sul piatto una serie di meccaniche in grado di ribaltare continuamente la situazione. Fondamentalmente, al di là di tutte le divagazioni ludiche, sfrutteremo il nostro avatar canino per disseminare l’area di gioco di simboli, ognuno rappresentante un comando differente. Inizialmente potremo soltanto impartire cambi di direzione per la nostra colonna di umani, ma man mano che andremo avanti ci verranno concessi nuovi poteri, come la possibilità di saltare, fermarsi, imbracciare armi e molto altro. In tal senso la progressione del tasso di difficoltà è davvero ben calibrata, con i vari livelli che si prendono il loro tempo per introdurre il player alle varie possibilità. Ognuno dei vari atti in cui è suddivisa la campagna principale sarà caratterizzato da dei precisi leitmotiv, con porzioni che, ad esempio, ci richiederanno di pianificare in anticipo tutte le varie istruzioni, a tempo congelato, per poi dare il via all’azione senza più avere possibilità di intervenire. Oppure, come nel caso delle parti finali, ci ritroveremo ad agire in perfetto stile RTS, dosando e posizionando in modo efficace le nostre forze in campo. A movimentare ulteriormente la situazione, inoltre, ci penseranno i Goldie, dei giganteschi umanoidi dorati che dovremo far raggiungere dai nostri umani, per condurre anche essi verso l’uscita, e che svolgeranno una duplice funzione, sia pratica che accessoria. La prima accezione si rivelerà fondamentale in ottica di progressione, dato che ciascun segmento narrativo ci richiederà di portarne in salvo un certo numero prima di poter proseguire. La seconda funzione, invece, sarà legata allo sblocco di skin per gli umani, oltre che di opzioni ludiche supplementari, come l’avanzamento veloce del tempo, oppure peculiari statistiche: maggiore sarà il numero di Goldie complessivi che riusciremo a salvare, tante più saranno le ricompense ottenute. In totale il gioco presenta 90 differenti livelli, suddivisi tra stage principali e sfide accessorie, e per completarli tutti mi ci sono volute quasi 12 ore, ma non è certo in questo lasso di tempo che si esaurirà l’esperienza di Humanity. Il gioco, difatti, presenta anche un interessante editor interno, tramite il quale sarà possibile creare e condividere le nostre personalissime creazioni. Al momento della recensione, la galleria di livelli condivisi si limitava a proporre le migliori creazioni realizzate durante la fase di beta testing, ma già dopo pochi giorni il catalogo ha preso a rimpolparsi di new entry. È logico supporre, pertanto, che non appena il gioco verrà lanciato ufficialmente, sarà lecito aspettarsi un quantitativo spropositato di contenuti user generated, così da avere sempre qualche elemento con cui giocare.
Virtuale a metà
Tecnicamente parlando, data la natura dell’esperienza, ci troviamo al cospetto di un titolo che fa dell’essenzialità e della pulizia il proprio mantra, pertanto ad attenderci troveremo un comparto estetico assai minimalista, ma non per questo disprezzabile. Al di là del frame rate incollato ai 60 fotogrammi al secondo, stupiscono in modo positivo gli effetti particellari che, di tanto in tanto, andranno a riempire la scena, così come intriganti sono le routine gestionali degli umani: vederli muovere all’unisono ed agglomerarsi in varie forme, offre davvero un piacevolissimo colpo d’occhio. Ipnotica e calzante con l’atmosfera è risultata essere anche la colonna sonora, realizzata dall’artista nipponico Jemapur, caratterizzata da essenziali ed magnetiche sonorità elettroniche dai toni minimalisti. Il codice review testato non era esente da qualche piccola magagna, comunque segnalata nella guida di accompagnamento alla recensione, segno evidente di come sia lecito aspettarsi a breve una patch correttiva (già confermata dal team). Si tratta di piccoli problemi che non inficiano, comunque, l’esperienza generale. Rivedibile, invece, la gestione dell’IA dei nostri umani che, soprattutto quando saremo chiamati a controllarli con il comando Segui, si lasciano spesso andare a comportamenti autonomi che, soprattutto in determinati stage, possono compromettere il buon esito del livello, con conseguente necessità di riavviare il tutto. Migliorabili, inoltre, sono le meccaniche di soluzione di alcuni stage, che sono risultate troppo ingessate e legate a situazioni non sempre leggibili con efficacia. Fortunatamente si tratta davvero di 4-5 momenti, comunque risolvibili sfruttando le pratiche soluzioni video integrate nel menù di gioco (oltre che nelle schede Attività di PS5), che possono essere consultate in qualsiasi momento qualora dovessimo ritrovarci in situazione di stallo. Decisamente accessoria la compatibilità con PSVR2, non disponibile per l’editor di livelli, che poco aggiunge all’esperienza generale che, per quanto mi riguarda, ho trovato più godibile in modalità standard.
Con Humanity tha ltd. ed Enhance ci regalano un puzzle game interessante e longevo che, pur affondando le proprie radici ludiche in un concept storico, è riuscito a proporre un’esperienza intrigante e divertente, capace come è di mettere a dura prova le capacità risolutive del giocatore. Caratterizzata da una progressione intelligente e ben calibrata, l’avventura del nostro fedele Shiba Inu mette in scena una serie di meccaniche sempre varie e stimolanti, capaci di spostare con un buonissimo ritmo il focus risolutivo. Peccato solo per un supporto VR quanto mai scolastico, oltre che per qualche piccola smussatura in ottica codice. Al di là di tutto, però, mi sento di consigliarlo a tutti coloro che amano i puzzle game, vista l’indubbia bontà dell’esperienza proposta che, tra le altre cose, sarà disponibile al day one per gli abbonati a PlayStation Plus Extra e Premium.