Recensione Horizon Zero Dawn Remastered
di: Marco LicandroAll’annuncio dell’ennesimo remastered, devo ammettere che io stesso alzai un sopracciglio. Che motivo c’è – mi chiedevo – di rimasterizzare un gioco PS4, quando di suo riesce già a garantire un dettaglio grafico eccellente ed un gameplay di primordine, ed essendo i titoli PS4 compatibili per girare su PS5? Specie se parliamo di un tripla A esclusivo Sony quale Horizon Zero Dawn, saga riuscitissima e senza bisogno di presentazioni, nata dalla volontà di Guerrilla Software di staccarsi completamente dalla serie di Killzone.
Fu quindi provando direttamente con mano che tutti i dubbi e le perplessità si azzerarono.
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Chiamiamolo “Remakered”
Nonostante il nostro cervello possa rifiutare di accettarlo, sono passati già sette anni dall’uscita di Horizon Zero Dawn. La community ha generato ondate di contenuto virtuale, tra fotografie di gioco, fanarts e cosplay, tanto che Aloy è al giorno d’oggi una eroina conosciuta nell’ambito videoludico al pari di Lara Croft o Bayonetta. I paesaggi di gioco hanno sorpreso tutti per la quantità e qualità di dettagli su schermo, proposti grazie a stratagemmi tecnici dove il motore grafico nascondeva ciò che non veniva visualizzato dal giocatore, così da poter utilizzare al meglio le risorse.
Tuttavia parliamo pur sempre di un titolo rilasciato da tempo, che osannava una risoluzione a 1080p, e con i suoi difetti in ambito di gameplay o animazioni, e che con il tempo rimane sì un bel vedersi ma viene superato dalla qualità visiva e sonora di Horizon Forbidden West. Ed è qui che entra in gioco Nixxes, esperta società olandese specializzata in video game design, che mettendo mano al titolo lo ha rimasterizzato sotto ogni aspetto.
Una moltitudine di cambi
Dal punto di vista sonoro, Horizon Zero Dawn Remastered offre oltre 10 ore di dialoghi ri-registrati. Il mix audio supporta la tecnologia Tempest 3D AudioTech e un rendering in Dolby Atmos, per un suono più avvolgente e realistico, con tanto di interventi di ottimizzazione generali. Questo si nota soprattutto nei villaggi, o in aree aperte dove sono presenti corsi d’acqua.
Dal punto di vista visivo, c’è da perdersi per rendersi conto di tutte le differenze dall’originale.
A colpo d’occhio vi è sin da subito un effetto “wow”, poiché nonostante tutto sia più o meno come ve lo ricordiate, ogni paesaggio o volto sembrano più definiti, il mondo più ricco di dettagli, più appariscente, e sicuramente più bello a vedersi e da giocare.
Questi cambi si notano e si sentono, senza bisogno di fare confronti tra le immagini, anche perché vi è uno shift abbastanza profondo nel colour-grading dei livelli, ora privi di quelle tonalità monocromatiche che cambiavano a seconda del luogo, donando un aspetto più naturale e selvaggio, ma al contempo più colorato, all’intero mondo di gioco.
L’ammontare di cambiamenti è così vasto che io stesso ho fatto fatica ad elencarli. Sono state effettuate modifiche al motion capture, e le animazioni esistenti sono state riutilizzate in maniera creativa. È presente un numero molto più elevato di oggetti e personaggi su schermo, rendendo tutto più vivo e autentico, anche grazie alle texture riviste e ad una risoluzione stavolta in 4K, come ci aspettiamo ormai da un titolo di questa generazione.
L’illuminazione poi è nettamente superiore, cambiando addirittura gli effetti atmosferici come le nuvole, la nebbia, i riflessi, cosa che mi ha portato più e più volte in modalità foto per catturare il momento. Questo è chiaramente un lavoro molto più elaborato di quello al quale siamo abituati nell’ambito dei remastered, dove spesso e volentieri il team fa semplicemente il compitino di creare un porting HD di quanto già esistente, senza metterci mano, e praticamente chiuderla lì, tanto che per il trattamento dato ad Horizon ho dovuto coniare un nuovo termine, Remakered, a metà tra remake e remastered.
Un gameplay immutato
Nel bene e nel male, Horizon Zero Dawn remastered rimane fedele a quanto già presente nel titolo originale. Se l’avete già giocato e l’avete amato, rigiocarlo sarà una piacevole riscoperta, ma senza nessuna aggiunta significativa dato che, nonostante alcuni miglioramenti a livello di collisione e di animazioni, il titolo si gioca allo stesso modo, per via di un cambio prettamente relativo all’immagine e al suono.
Questo però non significa che il cambio non sia notevole ed impattante, visto che la qualità ed attenzione ai dettagli sono quelli che spesso definiscono un gioco e lo rendono unico. Senza sbilanciarmi troppo, oserei dire che se inizialmente il titolo non faceva per voi, questa potrebbe essere un’occasione ottima per rimetterci mano e dargli un’ulteriore possibilità. In particolare, è importante far notare che i possessori del gioco originale possono aggiornare al remastered per soli 10 euro, mettendo mano alla versione completa e rifinita del titolo, che include tra l’altro l’espansione The Frozen Wilds.
Che il team olandese abbia fatto un eccellente lavoro sul fronte grafico e sonoro non vi è alcun dubbio. Addirittura le vibrazioni sono state riviste, per essere sfruttate a pieno dal pad DualSense, creando un titolo che sembra essere uscito appositamente per PS5 e PS5 Pro, dato che quest’ultima è anch’essa supportata e ottimizzata per avere dettaglio grafico e frame rate elevati. Tuttavia avrei voluto vedere un leggero cambio anche per quanto riguarda la telecamera, spesso e volentieri ancora troppo vicina alla protagonista, in particolare nella parte iniziale del titolo dove su una TV da 55” Aloy appare enorme, per via di questa visuale tanto ravvicinata, generando una sensazione di motion sickness che non avevo riscontrato in altri giochi, ma che almeno nel remastered sembra in qualche modo venire a meno.
Il movimento della telecamera così come quello di Aloy rimangono molto rapidi e scattanti, ottimo sicuramente nelle zone vaste per individuare rapidamente i nemici e le aree dove dirigerci, ma disarmante nelle zone ristrette, dove ci ritroveremo a spostare costantemente la telecamera per vedere ciò che viene nascosto dalla protagonista, coprendo buona parte della visuale.
Anche nella modalità foto avrei voluto vedere qualcosa di più, specialmente dopo questo boost grafico così importante che praticamente forza il giocatore a cimentarsi in qualche scatto virtuale. La visuale rimane infatti sempre troppo ancorata al personaggio, non permettendo di allontanarsi per più di pochi metri da esso, rimanendo in questa piccola sfera invisibile. Spesso e volentieri il movimento verrà addirittura bloccato, non permettendo proprio il cambio di camera, e rendendo lo scatto identico ad un banale screenshot.
Nonostante la quantità e qualità di oggetti a schermo, ad un occhio esperto è chiara la presenza di una nitidezza troppo elevata, distinguibile per via di riflessi bianchi nei contorni dell’erba o degli alberi, generando un effetto simile a quando nelle foto si esagera con l’impostazione di dettaglio, cosa che mi ha fatto desiderare la possibilità di poterlo addolcire un po’ dalle opzioni di gioco.
Avremmo voluto quindi vedere qualche quality of life improvement, dato lo splendido lavoro dal punto visivo, ma pare che il team abbia voluto dare il massimo affinché Horizon sembri in tutto e per tutto allo stesso livello qualitativo del seguito, senza mettere mano al gameplay, e questo comunque va bene, esattamente perché stiamo parlando appunto di un remastered e non di un remake, nonostante visivamente possa assomigliargli.
In conclusione
L’avventura di Aloy verso la scoperta, in questo mondo post-apocalittico dominato da macchine, non è mai stata così bella da vedere. Il team Nixxes ha centrato il segno, grazie ad un lavoro esteso e minuzioso che porta il titolo quasi allo stesso livello qualitativo del seguito, rendendolo a tutti gli effetti la miglior versione possibile di Horizon Zero Dawn, espandendo e migliorando quanto già esistente, con migliorie presenti anche nel comparto sonoro e nel supporto al DualSense. Se non avete mai giocato la saga, questo è il momento perfetto per farlo, e per chi già possiede il titolo originale, consigliamo vivamente l’upgrade.