Recensione Hitman 3 VR: Reloaded
di: Luca SaatiHitman è, senza ombra di dubbio, una delle mie saghe videoludiche preferite. Una relazione quella con l’Agente 47 che va avanti sin dai tempi del primo capitolo uscito nel 2000 e che si è rinnovata regolarmente all’uscita di nuovi capitoli fino al più recente capolavoro della trilogia World of Assassination. Una premessa questa doverosa per farvi comprendere quanto io ami questa saga e quanto mi abbia fatto felice l’annuncio di Hitman 3 VR: Reloaded per i visori della famiglia Meta Quest.
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Un terzo della World of Assassination Trilogy
Per quanto l’annuncio di Hitman 3 VR: Reloaded mi abbia fatto felice, già dal titolo qualcosa mi ha fatto storcere il naso. IO Interactive e XR Games hanno infatti pensato su Meta Quest a un adattamento del solo capitolo finale della trilogia World of Assassination, una scelta incomprensibile se si considera che di recente è stata annunciata l’intera trilogia per Playstation VR2.
Chi, come me, conosce a memoria i risvolti narrativi dell’ultima trilogia dell’Agente 47 non avrà problemi a comprendere la storia di Hitman 3 VR: Reloaded, per tutti gli altri invece non mi resta che dire di rassegnarsi di essere considerati giocatori di serie b e di accontentarsi di un riassunto presente all’interno del gioco. Personalmente avrei preferito aspettare un po’ di più e pagare di più per ottenere il pacchetto completo o perché no iniziare dal primo capitolo e poi aspettare con impazienza l’uscita degli altri due episodi. Una scelta quest’ultima che mi sembra anche più sensata per tutti quei potenziali nuovi giocatori che non hanno mai fatto la conoscenza dell’Agente 47.
Per farla breve, 47, in compagnia di Diana, Lucas Grey e Olivia Hall è ancora sulle tracce dei soci fondatori di Providence, storica organizzazione segreta creata dai potenti del pianeta per mantenere il controllo economico. Gli eventi porteranno in questo capitolo il protagonista e i suoi soci in giro per il mondo a partire da un fatiscente grattacielo a Dubai per poi passare a una villa in Inghilterra che sembra uscita fuori da un libro giallo, una discoteca a Berlino, una città della Cina che sembra un’ambientazione cyberpunk con le sue luci al neon, un’azienda vinicola in Argentina e infine sulle montagne della Romania.
Tra una missione e l’altra ci sono delle cutscene che portano avanti la narrazione, ma, per le ovvie limitazioni dell’hardware di Meta Quest, le sequenze cinematiche sono state sostituite da delle scene statiche in stile fumetto il cui impatto lascia molto il tempo che trova e non rendono giustizia al capitolo finale di questa trilogia.
Un outfit per ogni occasione
Hitman 3 VR: Reloaded presenta due tutorial: il primo con cui familiarizzare con le peculiarità della realtà virtuale, il secondo per impratichirsi con il sistema di gioco. Se quest’ultimo è ormai carta conosciuta per i fan del gioco con 47 impegnato in due simulazioni create ad hoc prima su uno yacht e poi in una base militare di fine anni ’80, è il primo tutorial che mostra i primi problemi di questa conversione VR.
Gli elementi tipici della realtà virtuale come chiudere i pugni per colpire un nemico per stordirlo, afferrare gli oggetti e usarli come arma contundente, lo strangolamento, l’uso del cavo di fibra e la doppia impugnatura delle armi da fuoco aggiungono quel qualcosa in più all’operato dell’Agente 47. È possibile anche immagazzinare oggetti nel proprio inventario tramite i polsi. Inoltre sul proprio orologio si può consultare la mappa mappa e il travestimento attualmente in uso con tanto di indicatore che dice se quel travestimento può accedere o meno nella zona. D’altra parte però non si può chiudere un occhio dinanzi a delle mancanze inspiegabili per un gioco VR come il lancio delle armi contundenti e la ricarica delle armi che avvengono mediante la pressione di un paio di tasti e non tramite gesti contestuali, o la difficoltà nel prendere la mira con i fucili di precisione.
La vera fortuna di Hitman 3 VR: Reload è che alla base dell’esperienza di gioco c’è quel capolavoro di level design di Hitman 3. L’opera di XR Games è a tutti gli effetti una riproposizione 1:1 dell’opera che IO Interactive ha lanciato nel gennaio del 2021, con le ovvie differenze dovute dalla visuale in prima persona e dalle meccaniche VR di cui sopra. Gli scenari sandbox offrono numerose opzioni per eliminare i propri bersagli, come sempre il vero limite di questa saga è la fantasia del giocatore stesso: si possono seguire le storie contestuali della missioni per seguire un approccio più lineare e guidato, dare sfogo al Rambo che è in ognuno di noi e uccidere qualsiasi cosa si muova, appostarsi in un punto con il fucile da cecchino e chi più ne ha più ne metta. Alla fine di ogni livello c’è anche il classico riepilogo con il punteggio e lo sblocco di nuovo equipaggiamento e opzioni per iniziare una missione così da rigiocarla sfruttando nuovi approcci.
Lato contenutistico, come detto inizialmente, è Hitman 3 senza altri contenuti aggiuntivi, manca anche la modalità roguelike Freelancer, aggiunta al gioco base con un aggiornamento a inizio 2023, che si sarebbe adattata molto bene a questa conversione VR del gioco. La longevità si attesta sulle circa 8 ore per un primo playthrough ma considerando il fattore rigiocabilità si può andare ben oltre.
Una pelata non così lucida
La vera nota dolente di Hitman 3 VR: Reloaded che rovina del tutto l’esperienza di gioco è il comparto tecnico. Capisco che l’opera di IO Interactive possa essere complessa da gestire per un dispositivo come Meta Quest per via dei tanti elementi che muove su schermo e per la grandezza delle sue mappe, ma offrire in questa versione una grafica da PS2 mi sembra un po’ troppo esagerato.
Visivamente il gioco è superficiale con muri frastagliati da cui si intravedono tutti i pixel, gli interni oscurati fin quando non ci si avvicina a sufficienza e i personaggi che dalla distanza diventano delle macchie sfocate. Sarebbe stato molto più saggio da parte degli sviluppatori puntare su un’estetica in cel-shading per non appesantire troppo il gioco piuttosto che prendere l’opera originale e abbassare i dettagli oltre il minimo indispensabile. Come se non bastasse il gioco è pieno di problemi tecnici tra cali di framerate e bug sparsi un po’ ovunque, e l’interfaccia dei menù è praticamente presa pari pari dal gioco originale senza un reale adattamento alla realtà virtuale.
Not so Silent Assassin
Hitman 3 VR: Reloaded è il classico esempio di una riedizione realizzata con pigrizia e superficialità. A livello contenutistico si limita a riproporre i contenuti dell’originale Hitman 3 senza prendere in considerazione i contenuti aggiuntivi e soprattutto il resto della trilogia a contrario di quanto verrà fatto presto su Playstation VR2 facendo sentire i giocatori di Meta Quest dei giocatori di serie B. Come se ciò non bastasse ci sono delle gravi mancanze in termine di gestualità e precisione per la realtà virtuale, per non parlare poi di un comparto tecnico disastroso. Insomma non basta la qualità intrinseca di Hitman 3 a fare di questo Hitman 3 VR: Reloaded qualcosa con cui valga davvero la pena di passare il proprio tempo o di spendere i propri soldi.