Recensione I Hate Running Backwards
di: Giovanni MancaCorri, scappa, spostati, spara, spostati, distruggi, raccogli, scappa, corri, corri e…muori. Tante volte, come in un loop fuori dal tuo controllo: muori e ancora muori, la prossima volta andrà meglio e sarà l’ultima. E guardati le spalle, sempre. Questo e molto altro è I Hate Running Backwards (IHRB), un divertente rogue-like in salsa shoot em up a scorrimento verticale, decisamente vintage sia nello stile grafico sia nei protagonisti utilizzabili.
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Look Back and Prey
IHRB è sviluppato da Devolver Digital e, grazie a questo, è stato possibile inserire nel roster dei personaggi utilizzabili eroi di cui detiene le licenze, come Hotline Miami, Enter the Gungeon, Bro Force, Shadow Warrior, e Serious Sam. Ognuno di essi ha delle caratteristiche diverse in relazione alla mobilità, resistenza, forza di attacco e armi disponibili ma solo quattro sono selezionabili dall’inizio, gli altri occorre infatti sbloccarli. Come abbiamo anticipato, siamo davanti ad uno sparatutto a scorrimento verticale con la caratteristica pressoché unica dei nemici che arrivano da sotto lo schermo anzi che da sopra: lo scenario si aggiorna arrivando dall’alto, il nostro eroe avanza sempre dal basso verso l’alto ma, come abbiamo detto sopra, i nemici arrivano sempre dal basso. E’ una novità interessante, decisamente spiazzante durante le prime partite ma che obbliga anche agli esperti del genere a rinnovare le proprie tattiche di gioco. La formula è quella del rogue-like in cui la morte del personaggio implica l’inizio di una nuova run in uno scenario generato casualmente: tutto lo scenario è distruttibile, cosa divertente ma anche fondamentale per trovare power up, armi speciali, scudi ed energia nascosti. L’azione è tremendamente frenetica, lo schermo è intasato ma dopo poche partite si riesce a strutturare degli schemi mentali di gioco che portano a migliorarsi esponenzialmente; spesso i rogue-like possono essere frustranti e anche IHRB non fa eccezione ma ha il pregio di avere una curva di difficoltà molto ben calibrata e il gioco diventa molto stimolante soprattutto dopo che si supera lo scoglio dei primi boss, in cui si memorizzano i pattern di attacco e difesa, tutti abbastanza simili. Molto divertente in single player, ancora di più in multiplayer in locale purchè la coppia sia equilibrata altrimenti il rischio è di prendersi a sberle.
Minecraft Style
In apertura abbiamo parlato di scelte stilistiche vintage e il riferimento era in particolare alla grafica, squadrata e fumettosa sulla falsariga di Minecraft ma non pixellosa; funziona benissimo, non fa gridare al miracolo ma ha il pregio di essere gradevole e non confondere il giocatore in un’azione già molto caotica. I Hate Running è il classico titolo che se ti prende non lo lasci, lo giochi, lo giochi e lo giochi ancora con la promessa mai mantenuta che sarà l’ultima partita.