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Recensione Harry Potter: Quidditch Champions

di: Luca Saati

Una delle tantissime cose che non ho proprio perdonato a Hogwarts Legacy è stata la mancanza del Quidditch ed era chiaro che questa omissione fosse dovuta al fatto che qualcosa bolliva in pentola. Già me lo vedevo quel bel DLC a pagamento che avrebbe magicamente sbloccato lo sport più amato dai maghi, e invece WB Games è andata ben oltre affidando ad Unbroken Studios la creazione di un gioco ad hoc, quel Harry Potter: Quidditch Champions ormai da una settimana sugli  scaffali digitali delle nostre console. Un progetto che, visto l’amore smisurato dei fan per le opere di J.K. Rowling e l’impressionante successo di Hogwarts Legacy, avrebbe il potenziale di diventare il nuovo Rocket League, ma di fenomeni di quel tipo ne nascono uno ogni cent’anni, purtroppo.

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Una pluffa, un bolide e un boccino d’oro

Quidditch Champions segue abbastanza fedelmente le regole che abbiamo imparato vedendo i film o leggendo i libri di Harry Potter con però alcune differenze pensate evidentemente dagli sviluppatori per un maggiore equilibrio in termini di gameplay.

I giocatori in campo per ogni squadra sono un cercatore, un portiere, un battitore e tre cacciatori. Quest’ultimi si contendono il controllo della pluffa con l’obiettivo di fare gol in uno dei tre anelli avversari e guadagnare 10 punti; il portiere difende i tre anelli; il battitore può scagliare il bolide sugli avversari; infine il cercatore è alla ricerca del boccino d’oro che conferisce 30 punti alla squadra. La prima differenza dal Quiddidtch del videogioco da quello dei libri/film è la composizione di sei giocatori per ogni squadra e non di sette, l’altra, decisamente più importante, sono i punti dati dalla raccolta del boccino (30 invece dei 150) e dal fatto che non porta alla conclusione della partita che invece termina quando una squadra raggiunge i 100 punti o in alternativa alla fine del timer.

I controlli base per ogni ruolo sono uguali: il gioco offre due sistemi di controllo basati rispettivamente sull’uso della levetta analogica o del grilletto per l’accelerazione. Ho preferito quest’ultimo, ma entrambi sono allo stesso modo efficaci e facilmente assimilabili, dopo un po’ di pratica la scelta dell’uno o dell’altro è puramente a discrezione di ogni singolo giocatore. C’è un tasto per la derapata utile nei cambi di direzione improvvisi anche se personalmente non ho apprezzato molto la sua curva, un tasto per il turbo, e un tasto azione utile in diversi contesti come il contrasto, il lancio della pluffa o del bolide, la respinta del portiere o la presa del boccino. Con le freccette è inoltre possibile passare al volo da un ruolo all’altro anche se si passa la maggior parte del tempo nel ruolo di cacciatore, ma anche gli altri ruoli hanno comunque le loro peculiarità. Il portiere ad esempio ha un’utilità strategica per la squadra dato che può generare degli anelli che ripristinano il turbo dei compagni così da dare loro uno slancio maggiore verso gli anelli avversari; il battitore è molto utile in difesa potendo sempre richiamare il proprio bolide personale e lanciarlo sugli avversari che, una volta esaurita la loro salute, sono momentaneamente fuori gioco; quando il boccino d’oro arriva in campo si sblocca il cercatore che deve prima individuare la sua piccola scia d’oro e poi andare al suo inseguimento sfruttando gli anelli per il turbo per velocizzare il riempimento di un indicatore che, una volta completato, permette di catturare il piccolo tesoro.

Il grande problema di Quidditch Champions è che, ad eccezione dei cacciatori, tutti gli altri ruoli diventano ben presto noiosi: il portiere non deve far altro che aspettare gli attacchi della squadra avversaria, il battitore dopo aver lanciato il bolide deve aspettare qualche secondo per poterlo evocare di nuovo e sono attimi di grande inattività, infine l’inseguimento del boccino d’oro con il cercatore è lungo fino allo sfinimento. Anche l’intelligenza artificiale non fa molto per aggiungere all’esperienza di gioco un po’ di brio, specie ai livelli più bassi dove gli avversari stanno lì tanto per partecipare.

Le Coppe di Quidditch

Sin dall’annuncio Harry Potter: Quidditch Champions mi ha sempre puzzato di free-to-play, e invece al lancio ci vuole un biglietto d’ingresso pari ad almeno 30 euro per la versione standard. Una scelta che rischia di limitare un po’ la diffusione del gioco, anche se la presenza al lancio nel catalogo Playstation Plus Essentials dovrebbe dare una buona spinta. C’è di buono che il gioco non include (al momento) microtransazioni, ma richiede una connessione costante a internet per poter funzionare anche se si gioca solo la campagna singleplayer.

Quest’ultima si compone di quattro tornei: la Coppa del Giardino della Tana dei Weasley, la Coppa delle Case di Hogwarts, la Coppa Tre-Maghi e la Coppa del Mondo. La prima di queste nasconde l’esaustivo tutorial, le altre tre coppe invece seguono la medesima struttura: partite di qualificazioni tra i partecipanti  e a seguire partite a eliminazione diretta. Il problema contenutistico è evidente poiché completare i tre tornei (il tutorial non lo metto a conteggio) richiede una manciata di ore e rigiocarli con un livello di difficoltà più alto non aggiunge chissà cosa all’esperienza di gioco.

Il multiplayer dovrebbe essere il cuore del gioco ed effettivamente giocare contro altri giocatori risulta decisamente più divertente e a tratti brutali rispetto ai match contro l’IA. In multiplayer si riesce a dare una maggiore importanza a quei ruoli come il battitore o il portiere che in singleplayer si tende a tralasciare un po’. C’è qualche problema con il matchmaking quando i giocatori vogliono interpretare tutti lo stesso ruolo, ma superato questo ostacolo il multiplayer risulta molto godibile. Peccato solo per l’assenza del 6v6 disponibile durante la beta, ma assente dal prodotto finale per non si sa quale motivo. Il multiplayer si limita dunque a match 3v3 con i giocatori che possono coprire due ruoli alla volta.

Al di fuori delle normali partite di Quidditch, è strano che non ci siano modalità a tempo limitato o divertenti varianti a cui partecipare (anche se lo sviluppatore ha in programma alcuni eventi più avanti questo mese). Una volta giocata la campagna e affrontate alcune partite multiplayer, l’esperienza di gioco si esaurisce in fretta diventando presto monotona.

Come detto più sopra, in Quidditch Champions non sono presenti microtransazioni (anche se sarei curioso di vedere quanto riuscirà ad andare avanti così), ma una serie di valute in-game che permettono di sbloccare diversi elementi. Giocando si completano sfide che permettono di accumulare XP per il Season Pass, oltre all’oro utile da spendere nello store e nel potenziamento delle scope. Di quest’ultime ce ne sono di vario tipo, ognuna con le proprie statistiche che si adattano ai vari ruoli e stili di gioco. Ci sono poi le chiavi alate con cui acquistare le skin dei personaggi dei libri/film, tuttavia la velocità con cui si guadagnano è lenta ed è chiaramente pensato per un grinding estremo.

Quidditch cartoonesco

Quidditch Champions si allontana dallo stile grafico e artistico apprezzato in Hogwarts Legacy in favore di qualcosa di decisamente più semplice, colorato e cartoon. Una scelta tuttosommato efficace e in linea con il tono della produzione con modelli dei personaggi gradevoli e ben animati.

Sono le arene che mi hanno lasciato piuttosto indifferente per la loro povertà di dettagli e per delle barriere che non permettono di andare oltre i limiti del campo da gioco, un problema questo evidente in particolar modo quando si è all’inseguimento del boccino d’oro che si ritrova a fare avanti e indietro continuamente per l’arena a causa della mancanza di ulteriore spazio.

Le scene d’intermezzo sono fisse con personaggi statici e finestre di dialogo con qualche battuta molto superflua prima di entrare in partita. L’audio e il doppiaggio in italiano sono facilmente dimenticabili, ma funzionali.

Lo sport dei maghi. Come il calcio nel mondo dei Babbani: tutti seguono il Quidditch

Quidditch Champions non è un brutta interpretazione dello sport più amato dai maghi, ma al momento si presenta con dei limiti contenutistici: 30 euro per una breve campagna singleplayer e una sola modalità multiplayer è davvero poco. Inoltre anche il gameplay, per quanto funzionale nei controlli, presenta alcuni ruoli decisamente più divertenti da giocare rispetto ad altri. Insomma Quidditch Champions ha il potenziale per creare un nuovo fenomeno videoludico, ma al momento fatica a intrattenere a lungo anche i fan più affezionati della saga del maghetto che non vedevano l’ora di salire su una scopa e andare a caccia del boccino d’oro.