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Recensione Hardcore Mecha

di: Simone Cantini

Hardcore Mecha l’ho incontrato giusto qualche mese fa al TGS, e non ho saputo sin dal principio resistere al suo stile dannatamente accattivante, oltre che alla promettente demo che era presente in fiera. L’unico problema, in quel settembre, era rappresentato unicamente dalle parole di uno degli sviluppatori con cui ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, il quale mi aveva tristemente confermato come la release del titolo fosse prevista (almeno su PS4) unicamente per il mercato asiatico. Potete, quindi, immaginare la gioia che ho provato non appena in redazione è arrivato il codice della versione europea del lavoro firmato RocketPunch Games.

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Anima d’acciaio

L’universo di gioco attorno a cui ruota l’esperienza di Hardcore Mecha è ambientato in un futuro prossimo, in cui la Terra ha espanso al cosmo i propri domini, dando vita a nuove colonie. Tra queste troveremo gli avamposti di Marte, i quali saranno il teatro di una sanguinosa guerra, di cui faremo parte anche noi nei panni del giovane Tarethur, un membro di un piccolo plotone di mercenari. A bordo del nostro scattante Thunderbolt, un mobile suit estremamente potente, verremo catapultati all’interno di una lotta di potere e vendetta, dai toni smaccatamente stereotipati e figli di un modus narrandi tutto nipponico, nonostante il team sia interamente cinese. Gradevole, pur prevedibile e non certo memorabile per cast e scrittura, la storia ci accompagnerà lungo una corposa campagna, suddivisa in 8 distinti capitoli (e sotto sezioni varie), capace di tenerci impegnati per circa 5 ore, almeno a modalità normale. Le cose scorreranno decisamente più agevolmente a livello facile, pertanto consiglio un simile settaggio soltanto a coloro che vogliono sbloccare senza troppi patimenti il Simulation Mode, ottenibile al termine della campagna (e di cui parlerò a breve). Strizzando l’occhio a produzioni tipo Metal Slug, lo story mode di Hardcore Mecha propone un’esperienza a scorrimento orizzontale, in cui dovremo farci strada attraverso orde di mech nemici, potendo contare sulla potenza di fuoco del nostro Thunderbolt, oltre che su di un paio di devastanti attacchi corpo a corpo. Il mix tra brawler e shooter funziona alla grande, complice anche la possibilità di sfruttare un booster in grado di farci librare nel cielo, così da rendere ancora più frenetica l’azione, ma una menzione lo merita anche il poter equipaggiare le armi lasciate cadere dai nemici che, tra bazooka, shotgun e molto altro ancora, riusciranno a modificare on the fly il nostro approccio alla lotta. Sebbene questo sia grosso modo il core dell’esperienza, il team ha predisposto anche alcune brevi digressioni nei panni di Tarethur, all’interno di piccole sezioni stealth, ma non mancheranno anche un paio di momenti di puro shoot’em up old school. Si tratta di esili variazioni sul tema, che poco aggiungono all’esperienza generale, ma che riescono comunque ad intervallare piacevolmente il ritmo della progressione. Completando con estrema perizia gli stage, ed ottenendo quindi la valutazione massima, potremo anche aumentare il numero di crediti portati a casa al termine di ogni sortita, che potremo investire nel potenziamento (tramite uno spartano menu) del nostro Thunderbolt: questi potrà quindi modificare il proprio arsenale di partenza, aumentare le statistiche tramite alcuni moduli passivi, oppure equipaggiare un set di consumabili, oltre a sbloccare un devastante attacco speciale.

 

Un invidiabile garage

Per quanto sia il piatto più corposo della proposta di Hardcore Mecha, la campagna è solo la punta dell’iceberg, dato che, come anticipato poco sopra, completarla ci permetterà di accedere al Simulation Mode. Questa non è altro che una modalità orda, che partendo da un robot estremamente basico, ci permetterà di accumulare crediti da spendere nel potenziamento dello stesso, che di riflesso ci consentirà di sbloccare gradualmente un corposo numero di modelli aggiuntivi sempre più potenti. A completare il quadro generale troviamo un esile comparto multigiocatore per quattro persone, sia in locale che online, che ci proporrà unicamente una modalità deathmatch tutti contro tutti. Se collegati ad internet, raggranellando esperienza e salendo di livello, potremo mettere le mani su nuove skin e nuovi modelli unici per tale modalità. In questi giorni non ho trovato tantissima gente in rete, ma qualche player disposto ad accettare la sfida è sempre saltato fuori. Resta comunque una proposta allo stato attuale molto basica, non certo in grado di intrattenere troppo a lungo: speriamo in qualche update gratuito in grado di ampliare l’offerta.

Occhi e orecchie

Se avete dato anche solo una rapida occhiata alle immagini presenti nella recensione, oppure al trailer presente in apertura di pagina, avrete subito intuito come uno di punti di forza più evidenti di Hardcore Mecha sia il suo azzeccatissimo e riuscito stile che, per quanto estremamente debitore nei confronti dell’animazione robotica giapponese, è riuscito a creare un coerente ed intrigante mix stilistico capace di mescolare assieme suggestioni vicine ad Evangelion, Gundam, Patlabor e molti altri. Vincente, in tal senso, anche la scelta di proporre uno stile super deformed per quanto concerne la pura azione, con le sole cutscene statiche a sfruttare un design più canonico, pur non rinnegando la natura anime della produzione. Ottimo anche il comparto audio, forte di un doppiaggio in lingua nipponica estremamente convincente e di una soundtrack galvanizzante al punto giusto, che può tra l’altro vantare la presenza della voce di Hironobu Kageyama nel tema principale. Gli unici difetti della produzione, dunque, sono solo da circoscrivere in una mappatura dei comandi non proprio immediata, che necessiterà quindi di un po’ di pratica supplementare prima di essere addomesticata a dovere. Da limare anche la precisione e la reattività generale dei controlli, anche se si tratta di una piccola sbavatura che, alla lunga, non va da impattare poi molto sull’esperienza generale. Peccato per la cronica assenza della lingua italiana, sostituita dal più sdoganato inglese.

Giocare alla versione definitiva di Hardcore Mecha non ha fatto altro che confermare, fortunatamente, le fugaci impressioni positive che avevo avuto durante l’esperienza del TGS 2019. Il lavoro firmato RocketPunch Games, difatti, riesce a coniugare in modo invidiabile uno stile a me molto caro ad un gameplay adrenalinico ed appagante, calando il tutto all’interno di una cornice ludica corposa e soddisfacente. Ad uno story mode convincente e vario, difatti, si vanno ad affiancare due modalità accessorie in grado di intrattenere a dovere anche dopo aver completato l’avventura principale, con in particolare il Simulation Mode a rappresentare un vero gioco nel gioco. Insomma, se amate le esperienze frenetiche, l’azione e, soprattutto, i robot giapponesi, sono davvero pochissimi i motivi che potrebbero tenervi alla larga da Hardcore Mecha.