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Recensione Gundam Breaker 4

di: Simone Cantini

Come se non bastasse l’esosissimo hobby videoludico, da una decina di anni tra le mie passioni hanno preso ad insinuarsi anche i subdoli gunpla, ovvero i kit da assemblare made in Bandai Namco dedicati al mobile suit di casa Sunrise. E così, in aggiunta a limited edition e custodie varie, l’angolo ludico di casa si è sempre più arricchito anche di modellini in plastica e scatole varie, con conseguente sofferenza di spazio e borsellino. Cosa c’è di meglio allora, per ottimizzare tanto a livello logistico che economico, di Gundam Breaker 4, atteso ritorno di un franchise interamente dedicato alla costruzione virtuale dei kit? Perché costruire senza ingombri è divertente, vero? Oppure no?

Siamo tutti connessi

E vabbè, quando alla base di tutto abbiamo i citati gunpla, viene davvero difficile dare vita ad uno story mode che riesca a farsi prendere dannatamente sul serio. Ed infatti Gundam Breaker 4 non lo fa, e ci propone una campagna da affrontare in maniera assai spensierata, senza che si finisca per dare eccessivo peso ad una sceneggiatura davvero ostica da rendere anche solo un minimo interessante ed avvincente. Il titolo Bandai Namco, strizzando l’occhio a Sword Art Online, decide di ambientare le proprie vicende all’interno di un gioco online, una sorta di MMO dedicato ai kit in plastica, in cui i giocatori si cimentano nella costruzione del loro mobile suit dei sogni, per poi lanciarsi in battaglie frenetiche all’interno di striminzite arene.

Ed è qua che muove i primi passi il nostro silenzioso protagonista, che finirà per incrociare i componenti con Tao e Lin, con i quali darà vita ad un clan destinato ad ampliare i propri ranghi nel corso dei 7 capitoli che scandiscono l’avventura. Un viaggio che, tra dialoghi superflui e l’immancabile torneo, finirà per subire il primo (e unico) scossone proprio a ridosso dei titoli di coda, quando scenderanno in campo l’antagonista principale e le sue smanie di potere. Un racconto che, una volta scisso dal suo essere un mero e corposo tutorial esteso (parliamo di circa una quindicina abbondante di ore), non farà mai nulla per mantenere alta l’attenzione del giocatore, a causa di un cast altamente stereotipato e di una progressione che, vuoi per il suo peculiare setting, risulterà estremamente piatta e priva di mordente. Ecco, quindi, come il tutto serva per prendere confidenza in modo progressivo con le varie meccaniche che andranno ad impreziosire il nucleo ludico, dando così al giocatore il giusto tempo per metabolizzare un gameplay assai stratificato, almeno sulla carta.

Ore ad assemblare, e poi?

Gundam Breaker 4 ruota tutto attorno all’amore per i gunpla, non stupisce pertanto che il titolo scelga di spingere in maniera marcata sulle possibilità di assemblaggio del nostro mobile suit. Il tutto, in perfetto stile con la serie nata su PS3, attraverso un corposo e stratificato garage, tramite il quale sarà possibile impiegare i pezzi guadagnati tramite le missioni, oppure quelli presenti nei kit acquistabili dal negozio presente nella lobby del giocatore. Ed in tal senso le possibilità offerte sono davvero esorbitanti, vuoi per le varie tipologie di elementi disponibili (teste, busti, braccia, gambe, backpack, armi e componenti accessorie), vuoi per i circa 250 kit tratti da controparti reali su cui è possibile mettere le mani. Come se non bastasse, da un certo punto, sarà anche possibile potenziare e fondere tra loro i vari pezzi, così da ottenere oggetti sempre più potenti e performanti, andando così ad accrescere a dismisura il numero di ore che gli appassionati potranno trascorrere a limare prestazioni ed estetica del proprio mobile suit.

Robot che potremo anche sfruttare per attività puramente estetiche, come la creazione di semplici foto, ma anche di diorami tramite i quali sarà possibile dare vita ad epiche scene di lotta, che poi potremo fotografare e condividere con la community. E poi non poteva mancare la possibilità di dipingere direttamente i singoli pezzi, oltre che di personalizzarli tramite sticker ed altro. In tal senso l’editor risulta essere altamente complesso e sfaccettato, così da permettere a chiunque di intervenire su ogni più piccolo aspetto di costruzione, in una maniera che si avvicina in modo massiccio al lavoro manuale richiesto dai kit fisici. E sotto questo punto di vista non c’è davvero nulla che si possa rimproverare al titolo giapponese. 

Loop infinito

La situazione cambia radicalmente non appena Gundam Breaker 4 si discosta dalla sua anima modellistica e si tuffa a capofitto nell’azione, e si iniziano ad avvertire i primi scricchiolii della produzione. A che serve, difatti, aver dato vita al gunpla perfetto, se poi non lo possiamo lanciare nella mischia? Ed il gioco in questione lo farà attraverso piccole arene, in cui il nostro team (composto da tre membri: noi + 2 personaggi guidati dall’IA) dovrà superare 3 distinte fasi, in cui ondate di robot nemici ci verranno vomitate contro. La struttura ludica è puramente action ed andrà ad impiegare tutti i tasti del pad: due pulsanti frontali saranno adibiti alle armi nelle due mani, due per schivata e salto, mentre i grilletti serviranno per la coppia di armi ranged. A questi si andranno a combinare gli attacchi speciali, legati alla pressione di uno dei due dorsali, in abbinamento a tasti frontali. Presente anche la classica special, qua chiamata modalità Risveglio, che potrà essere richiamata schiacciando gli analogici, ovviamente dopo aver riempito l’apposita barra. Insomma, tante possibilità di offesa, che permetteranno di dare vita a spettacolari combo, necessarie per mantenere sempre alto il counter dedicato, così da ottenere bonus temporanei ma anche per poter guadagnare i pezzi migliori alla fine di ogni missione.

Cosa può essere mai andato storto, allora? Il problema principale dei combattimenti in Gundam Breaker 4 risiede nella loro estrema ripetitività, con le sortite che risulteranno (al netto di un paio di marginali varianti) sempre identiche a loro stesse, e che ci vedranno falciare nemici base e mini boss, per poi arrivare al classico boss finale. È qua che un pochino le cose cambiano, soprattutto quando entrano in scena i Perfect Grade (è stato bello vedere in azione il mio RX-78-2 Unleashed), date le loro dimensioni colossali e la presenza di vari punti sensibili da colpire, sebbene gestiti tramite uno dei sistemi di lock più scomodi mai visti in un gioco. Tolte queste esili varianti ed i cambi di scenografia, sembrerà sempre di ripetere la medesima missione, al punto che sono arrivato ai titoli di coda con addosso un senso di noia davvero palpabile, complice anche un tasso di sfida risibile, almeno a livello standard.

Le cose cambiano variando difficoltà, anche per poter mettere le mani sui pezzi più rari, ma l’unica discriminante sarà incarnata dal numero di colpi che sarà necessario per abbattere i nemici. La situazione rimane immutata anche quando decideremo di concentrarci sul comparto multiplayer, che non farà altro che lasciarci affrontare il solito canovaccio in compagnia di altri due robot controllati da utenti in carne ed ossa. Sarà anche possibile dare vita o unirsi ad un clan già esistente, per facilitare la scalata alle classifiche online. Insomma, la solita zuppa, ma in compagnia. Resta da vedere come Bandai Namco intenda ampliare l’offerta, visto che sono state annunciate delle stagioni, ma dubito possano cambiare più di tanto le carte in tavola, quindi siete avvisati.

Figlio di una PS3!

Come sempre, quando si parla di un titolo come Gundam Breaker 4, sembra quasi fisiologico il dover pagare lo scotto di un comparto tecnico dannatamente sottotono. Ed anche in questo caso il dazio è stato scontato, con un’estetica non certo all’altezza della generazione attuale, che si è concretizzata in degli stage sciatti e scarni ed in character design sin troppo essenziale. Si salva la modellazione dei pezzi e dei kit, ma visto che rappresentano il core dell’esperienza mi sembra anche il minimo. Buona la fluidità generale, dato che gli unici rallentamenti, comunque non certo invasivi, li ho notati una singola porzione di una delle missioni conclusive. Così così il comparto audio, che se è vero che può contare sul solito doppiaggio giapponese ispirato, dall’altro lato presenta una soundtrack anonima e ripetitiva, ai limiti del fastidioso. Per lo meno tutto è ottimamente localizzato a livello testuale nella nostra lingua.

Gundam Breaker 4 è un titolo dalle due facce, che però sembrano non riuscire a convivere in maniera serena. Se è vero che sul fronte puramente costruttivo non si può obiettare nulla al titolo Bandai Namco, vista la profondità dell’editor di gunpla, è anche vero che la parte più ludica risulta essere davvero debole. Ad un gameplay dall’indubbio potenziale, difatti, si affianca una piattezza di design sin troppo disarmante, capace di ripetere ad libitum il medesimo canovaccio, sia che si tratti di single player che di comparto multiplayer. La stessa campagna, per scrittura e progressione, non fa altro che acuire in maniera esasperata questa dicotomia. Un titolo senza infamia e senza lode, destinato alla classica cerchia di appassionati: se siete tra coloro che amano trascorrere ore ad assemblare virtualmente il proprio mobile suite, allora Gundam Breaker 4 non vi deluderà. Da evitare senza riserve se, invece, appartenete alla strenua cerchia di chi aspetta ancora un titolo dedicato al robot Sunrise in grado di rendere giustizia a questo brand leggendario. Ora scusate, ma torno a costruire il mio nuovo Master Grade in plastica ed ossa…