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Recensione GrimGrimore OnceMore

di: Simone Cantini

C’era una volta, tanto tempo fa, una giovane software house nipponica di nome Puraguru, mossa da una vena artistica fuori del comune e da una voglia di sperimentare e stupire davvero marcata. Erano gli anni dello sdoganamento del 3D a tutti i costi, ma proprio per questa volontà di andare controcorrente, il piccolo team capitanato da un certo George Kamitani, scelse deliberatamente di voltare le spalle alla moda, abbracciando le mai troppo lodate due dimensioni, che uscirono corroborate dallo stile debordante dei talentuosi grafici al suo servizio. E simili sforzi, prima ancora che il nome cambiasse nel più noto Vanillaware (con relativo, più che invidiabile, portfolio futuro), si concretizzarono in un ibrido assai peculiare, che torna oggi sotto il nome di GrimGrimore OnceMore.

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Non chiamatela Hogwarts!

Difficile, nel 2007, resistere al fascino cinematografico della saga di Harry Potter, oramai più che traghettata verso un successo planetario indiscusso. E poco importa se babbani e maghi venissero gustati nella nebbiosa Albione, negli sconfinati Stati Uniti oppure nel remoto Giappone: l’influenza che l’opera nata dalla fantasia di J.K. Rowling, era riuscita ad avere in ogni settore, emergeva quanto mai marcata e presente. E tra coloro incapaci di resistere al suadente sussurro della magia di Hogwarts, troviamo proprio il nostro Kamitani, che per realizzare l’impalcatura narrativa di GrimGrimore OnceMore ha più volte confermato di essersi ispirato proprio al materiale in questione. Protagonista di questa vicenda a base di incantesimi e salti temporali, sarà la giovane apprendista Lillet Blan, giunta nei pressi della Tower of Silver Star per dare inizio allo studio delle arti magiche. Emozionata per questa nuova avventura, la giovane si troverà ben presto invischiata in un affare assai più grande delle sue acerbe capacità, quando, dopo soli 5 giorni di apprendistato, la scuola e tutti i suoi abitanti (compresa Llllet Blan) verranno spazzati via dall’avvento di uno stregone demoniaco. Game over improvviso? No, affatto, dato che la streghetta si ritroverà, come svegliata da un dozzinale incubo, nella propria stanza, a poche ore dal suo arrivo nei pressi dell’accademia, intrappolata in un loop temporale in odor di Groundhog Day, in cui ogni nuovo ritorno servirà per mettere ulteriormente a punto un piano utile a sventare la sciagura imminente. Per quanto lontana dalle vette espressive raggiunte dall’incredibile 13 Sentinels, il racconto messo in piedi da GrimGrimore OnceMore si sviluppa da premesse assai intriganti e che, complici anche dei personaggi semplici, ma comunque ben caratterizzati, saprà stuzzicare l’interesse del giocatore, pur lasciandosi rapidamente alle spalle (per fortuna, mi sento di aggiungere), le dichiarate fonti di ispirazioni già citate.

Strategie bidimensionali

Che in Vanillaware avessero già le idee chiare in fatto di rottura di schermi, si può tranquillamente evincere dall’analisti del gameplay di GrimGrimore OnceMore, strutturato come un mix di elementi RTS e tower defence, realizzati però con una messa in scena rigorosamente bidimensionale, situazione assai anomala se si esaminano gli altri esponenti del genere. L’azione di gioco si svolgerà, difatti, all’interno di mappe a scorrimento verticale, in cui dovremo sfruttare le rune apprese nel corso delle lezioni diurne per dare vita a varie creature. Queste potranno essere impiegate, a seconda del ruolo, per accumulare il mana presente in appositi cristalli, mana da impiegare a sua volta per dare vita alle varie unità, oppure per potenziare le rune già presenti sul campo, così da aumentare l’efficacia di quanto già in essere o sbloccare nuove possibilità di creazione. Il tutto, ovviamente, mentre dovremo prepararci a difenderci dagli assalti delle truppe avversarie, presenti sempre in numero assai elevato, ed in grado di rappresentare una notevole minaccia anche a livello di difficoltà standard. Tendenzialmente, per avere la meglio delle varie missioni, non dovremo fare altro che distruggere le rune nemiche, ovviamente evitando che la medesima sorte tocchi alle nostre. Il meccanismo di combattimento è alquanto standard in fatto di concezione, e si basa su di un sistema di debolezze ciclico in stile carta/forbice/sasso (sebbene le variabili siano 4 invece di 3), pertanto starà a noi approntare squadriglie di elementi in grado di massimizzare il potere difensivo e di offesa. Andando avanti nel gioco, e superando missioni secondarie oppure specifici task presenti nelle varie sortite, metteremo le mani su di un piccolo gruzzolo di monete, da investire in peculiari alberi di potenziamento, legati a ciascuna categoria runica, così da sbloccare nuove truppe, abilità e molto altro. Il sistema, almeno sulla carta, risulta essere tanto semplice quanto intrigante, ma proprio per la sua peculiare concezione, già in occasione del suo originario debutto su PS2, non poté fare a meno di prestare il fianco ad alcune criticità: la più macroscopica è relativa alla gestione delle forze presenti su schermo che, proprio a causa della natura bidimensionale del tutto, non sempre riescono ad essere selezionate con la dovuta celerità e precisione, a dispetto della mole di shortcut gestite dai pulsanti del pad. Altro tallone d’Achille di GrimGrimore OnceMore è rappresentato dalle stesse mappe di gioco, a tratti un po’ lente nel gestire la navigazione esplorativa, situazione che si traduce in sporadici ritardi gestionali, che possono portarci a lasciare scoperta per una manciata di secondi parte delle nostre truppe. Domare il caos che si viene a generare già subito dopo il tutorial iniziale, comunque assai esaustivo, potrebbe richiedere uno sforzo davvero notevole al giocatore, che si troverà inoltre a dover scendere a patti con un titolo assai intransigente in quanto a difficoltà generale (sono comunque presenti 4 distinti settaggi a tal proposito).

Invecchiare con stile

Pur trattandosi di un titolo uscito in origine nel 2007, in virtù della peculiare scelta stilistica che è il vero marchio di fabbrica di Vanillaware, posso confermare come a livello estetico GrimGrimore OnceMore sia invecchiato decisamente bene. Pur non trovandoci al cospetto di un remake tecnico a 360°, la grafica di gioco risulta ancora oggi estremamente piacevole ed accattivante, capace di mettere già in mostra le caratteristiche che hanno resto celebre il team nipponico. Anche l’ossatura ludica non ha subito particolari scossoni, con il flow che alterna momenti digressivi, in stile visual novel (mai troppo prolissi in verità), alle missioni sul campo di battaglia. In tal senso è aggiunta gradita la possibilità di accelerare in ogni momento l’azione, tramite una praticissima funzione di avanzamento veloce, così da rendere meno estenuanti gli scontri più lunghi e limitare i fisiologici tempi morti del genere. Per il resto, l’esperienza offerta è la medesima sperimentata su PS2, con i suoi pregi ed i suoi difetti, tra i quali non possiamo fare altro che annoverare l’assenza della localizzazione in italiano che, almeno dopo tutti questi anni, ci saremmo meritati senza riserve.

GrimGrimore OnceMore è un titolo sicuramente coraggioso ed interessante, figlio di un team che sin dal principio ha scelto di non piegarsi supinamente alle leggi di mercato, anche a discapito dei propri guadagni. Il mix bizzarro tra visual novel, RTS e meccaniche tower defence, risulta essere fresco e stuzzicante ancora oggi, a ben 16 anni dal suo debutto originale. Peccato, però, che non tutte queste buone idee abbiano finito per adattarsi pienamente alla fruizione tramite il pad, situazione che ci restituisce un gioco sicuramente divertente e ricco di carattere, ma che evidenzia anche dei limiti di gestione, non sanati dal tempo che separa questo ritorno dalla sua incarnazione per PS2. Una volta domato, il titolo Vanillaware saprà sorprendere per il suo intrigante mix concettuale, ma proprio per questi limiti intrinsechi potrebbe scoraggiare chi è in cerca di un gioco decisamente più leggibile e fruibile.