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Recensione Grid

di: stefano.pet

Nel maggio del 2008 arrivava sulle nostre console Race Driver: Grid, un gioco di corse della Codemasters che, fin da subito, è entrato nei cuori della mia generazione di giocatori. Seguito spirituale di Toca touring car, serie presente nelle prime due generazioni di Playstation, ha colpito immediatamente sia la critica che i giocatori grazie alla sua spettacolarità e al suo gameplay arrivando ad avere recensioni molto positive e un ottimo successo di pubblico. Cinque anni dopo, nel 2013, è uscito il suo seguito, Grid 2, che non ebbe lo stesso successo del primo gioco, pur ricevendo comunque buoni voti dalla critica.

Con il tempo e con una nuova generazione sia di console che di giocatori questo titolo è caduto nel dimenticatoio: un bellissimo ricordo per i giocatori trentenni come me, ma sconosciuto alle nuove leve. Ed è con questo ricordo che ho accolto l’annuncio di questo titolo con grandissimo entusiasmo: conscio che Grid è stato sempre sinonimo di spettacolarità e divertimento mi aspettavo grandi cose da Codemasters. Hanno rispettato le mie aspettative?

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Old style, anche troppo

L’impianto di gioco di Grid non porta nulla di nuovo nel panorama dei giochi di auto ne’ nella modalità carriera ne’ nel multiplayer. Appena acceso il gioco veniamo catapultati in una serie di gare che ci fanno provare diverse categorie di auto con le  quali avremo a che fare durante le gare. Il tutto ci viene mostrato con taglio televisivo, per dare alle competizioni che ci apprestiamo a svolgere un senso di stagioni di gare. Una parvenza, appunto, perchè la modalità di carriera si rivela una semplice serie di eventi, divisi per 5 categorie di auto più una sesta a inviti, in cui dovremo usare l’auto decisa dalla gara stessa. Ad ognuna di queste sei categorie corrisponde una serie finale e, al completamento di almeno quattro di esse, arriveremo a disputare la Grid World Series. Insomma, il solito schema dei vecchi giochi di auto, che qualche esponente del settore prova a cambiare, ma che è tanto abusato da questo genere di giochi.

Le gare si dividono in tre categorie principali, ancora una volte quelle più classiche: gare su circuito, da punto a punto e giro veloce. In questo frangente non mi aspetto quasi mai grande innovazione, però si poteva sfruttare di più il fatto di avere una propria scuderia (lo vedremo più avanti) sia nella modalità carriera che nella tipologia delle gare.

Alla fine di ogni gara verremo premiati con soldi, con i quali comprare nuovi veicoli, e punti esperienza. Il nostro profilo potrà, infatti, salire di livello sbloccando livree e personalizzazioni per la propria scheda profilo. La stessa cosa succede al completamento di ogni serie di gare. Un espediente anche questo già visto, ma che qui perde ulteriormente mordente a causa del fatto che i premi sono abbastanza ignorabili.

La modalità multiplayer del gioco ci permette di scegliere tra stanza pubbliche o private. Le lobby ospitano fino a un massimo di sedici tra giocatori e bot: se non si raggiunge il numero massimo il gioco riempie la stanza con piloti virtuali. Molto carina l’idea di utilizzare una sorta di arena da Demolition Derby come sala di attesa, per ingannare il tempo. Al momento della mia prova ho trovato il matchmaking piuttosto buono. Le gare, invece, si sono svolte senza problemi di sorta, con un po’ di lag dovuto probabilmente alla connessione dei giocatori. Purtroppo non c’è un vero motivo per giocare online a causa della mancanza di alternative: si potranno fare solo gare singole o serie di gare, ma, con i giocatori che entrano ed escono, anche nel secondo caso si ha la sensazione di essere in eventi separati tra loro. L’assenza di ricompense fa il resto: l’unico premio è del denaro e dei punti esperienza.

Il numero di auto presenti nel gioco è sufficiente, ma ben lontano da quello a cui ci hanno abituato altri esponenti della categoria. Ad ogni gara ci troveremo a scegliere al massimo tra quattro/cinque auto in media, tutte con prestazioni fin troppo simili. Da segnalare la presenza di auto iconiche come l’Alfa 155 TS, la Ford Sierra Cosworth, la Ferrari 330 P4  e la Renault R26  da Fromula 1. Anche il numero di tracciati non spicca per quantità, però c’è una buona varietà tra piste reali e piste cittadine uniche come San Francisco e l’Havana. In totale ci sono 13 tracciati, ognuno con le proprie varianti.

Analizzando solo questo aspetto del gioco Grid ne esce in maniera anonima, con una struttura vecchio stile e con un numero di contenuti non particolarmente elevato.

L’adrenalina è l’anima del gioco

Quando provo un gioco di corse la prima cosa che guardo è il gameplay, molto più che in altri generi. Da questo punto di vista Grid ha fatto centro in pieno. In questo titolo c’è adrenalina e velocità, ma c’è anche accessibilità. Il livello di difficoltà è stratificato e si possono usare i soliti aiuti alla guida (abs, frecce che indicano le frenate, ecc.) oltre che scegliere il livello di difficoltà delle auto guidate dalla cpu. Al giusto livello di difficoltà in base alle proprie capacità risulta molto divertente da giocare e combattere in strade strette per guadagnare una posizione diventa estremamente appagante. Le auto tendono tutte ad andare in sovrasterzo (più o meno, a seconda della categoria di appartenenza) e la maggior parte delle curve viene fatta derapando: non abbiate timore, in Grid è normale e, salvo giocare senza alcun aiuto, le auto sono totalmente controllabili anche giocando con il pad. Proprio questa sensazione di controllo mi ha fatto innamorare del gameplay di questo gioco perchè, pur essendo molto arcade, è resa in maniera tale da sembrare plausibile. Diverso discorso invece per gli impatti, soprattutto con le barriere, contro le quali si rimbalza letteralmente e che vanno sfruttate quanto più possibile per guadagnare metri preziosi in quanto la penalizzazione in velocità non è tale da farci scegliere di rallentare. Non si può, invece, tagliare le curve: in tal caso si va incontro a una penalizzazione in secondi.

Prima della gara si può fare un giro secco di qualifica, senza il quale si partirà in ultima posizione. Ovviamente col salire del livello di difficoltà scelto aumenta anche l’utilità di questa funzione.

Il comportamento delle auto varia a seconda della categoria di appartenenza, ma è abbastanza lineare all’interno di una di esse. Con prestazioni e manovrabilità pressoché identiche la scelta dell’auto diventa un puro fattore estetico. Questo da una parte è un bene perchè nella maggioranza dei giochi di corse molte auto vengono semplicemente ignorate e sono lì solo a far numero mentre in Grid tutte le auto sono utilizzabili senza essere troppo penalizzati. Ad ogni gara è possibile anche personalizzare le regolazioni della propria auto modificando il rapporto del cambio, di frenata o la rigidità delle molle. Non è possibile personalizzare esteticamente l’auto se non applicando livree preesistenti, che si sbloccano giocando, e cambiandone lo schema di colori.

Un occasione mal sfruttata è il compagno di squadra, che potremo scegliere, pagando, da un apposito menù. Esso potrà essere comandato in gara con la croce direzionale e potremo dirgli di difendere la posizione o aumentare il rirmo, correndo però il rischio di uscire di pista. La sua reazione dipenderà dal suo livello di fedeltà e dalla sua attinenza con la categoria di auto che stiamo guidando. Ovviamente se lui sarà in prima posizione spegnerà il contatto radio e ognuno farà gara a se. L’idea è interessante, ma nella pratica pochissime volte si è rivelata realmente utile in gara. Così come è utilizzato ora è solo un modo per guadagnare qualche credito extra quando invece poteva essere sfruttato per creare gare in cui, ad esempio, bisognava pilotare a turni.

Interessante novità è il Nemesis System, cioè un sistema in cui un avversario che riceve una scorrettezza da parte nostra diventa nostra nemesi e punterà a superarci e, perchè no, anche a buttarci fuori pista. In una gara si può attivare con più avversari, compreso il proprio compagno di squadra. Questo è un aspetto interessante in un gioco in cui l’aggressività è premiata in quanto, se si esagera, ci si trova con tre o quattro nemesi che cercheranno letteralmente di farci la pelle. In questo modo si spinge il giocatore a limitarsi e non approfittare troppo della permissività del gameplay. Il rovescio della medaglia è che gli avversari risultano aggressivi oltre la logica e che vengono considerati solo contatti pesanti, mentre contatti lievi, ma che portano al testacoda dell’avversario, vengono tranquillamente ignorati.

Infine bisogna fare i complimenti  a Codemaster per l’intelligenza artificiale che, seppur non sopraffina, crea gare realistiche, con incidenti e sorpassi. Raramente capita di vedere il classico trenino di auto e spesso mi sono trovato in una situazione in cui c’erano tre auto appaiate davanti a me in prossimità della curva. Aspetto, questo, che apprezzo tantissimo in un gioco di corse perchè è un modo per dare pepe alla competizione.

Una donna senza trucco

Il comparto tecnico di Grid può essere riassunto paragonandolo a una bella donna, ma senza trucco. L’impatto visivo è buono, ma non a livello di altri titoli del segmento come i Forza Gran Turismo, ma nemmeno a quello di altri titoli arcade come il coetaneo, in quanto usciranno a poca distanza l’uno dall’altro, Need for Speed Heat. Ciò non significa che Grid sia brutto da vedere, ma semplicemente che non va oltre il classico compitino. I modelli delle auto sono fedeli e i tracciati belli e dettagliati, ma, e mi ripeto, abbiamo già visto di meglio. Da una serie che all’epoca mi colpì proprio per questo aspetto, oltre che per il gameplay, è una mezza delusione. Il gioco gira a 30 frame per secondo sulle console base, mentre sulle console di metà generazione mantiene stabilmente i 60 fps. Su tutte le versioni la risoluzione è dinamica, proprio per favorire la costanza del frame rate e questa è caratteristica che apprezzo tantissimo in un gioco di questo tipo.

La fisica ha uno stile molto arcade e si tende a rimbalzare su barriere e avversari, ma non mancano gli incidenti spettacolari e gli impatti verosimili.

Le gare in notturna sono rese veramente molto bene, ma una nota di merito va data alla pioggia che è la cosa più interessante del gioco a livello di mera grafica.

Trovo difficoltà a valutare l’illuminazione perchè da una parte i cambi di luce sono resi alla perfezione, ma dall’altra mi sono trovato su molti tracciati ad avere una luminosità troppo alta quando avevo il sole di fronte. La cosa da fastidio se si gioca con una visuale esterna, ma rende la visuale dall’abitacolo quasi inutilizzabile, soprattutto con le auto più performanti, che hanno già di loro una visibilità limitata a causa della struttura dell’abitacolo stesso. Un problema, questo, che può essere corretto, ma che al momento della recensione influisce sull’esperienza di gioco.

La parte audio del titolo è molto buona, con una bella playlist di accompagnamento, un ottimo campionamento dei rombi dei motori e degli effetti sonori e un buon doppiaggio in italiano. A proposito di quest’ultimo va detto anche che, purtroppo, a volte capita che durante la presentazione della gara, a causa del tono usato dai doppiatori e delle frasi stesse da loro utilizzate, manca la giusta enfasi e si ha la sensazione di assistere a una televendita più che a una gara automobilistica. Ottima la qualità del team radio, con la scuderia che, su nostra richiesta, ci da informazioni sulla gara e sul rendimento del compagno sempre con un tono realistico e credibile.

Una grande anima in un corpo piccolo

Se avessi dovuto valutare Grid basandomi solo sul suo gameplay gli avrei dato il massimo dei voti, ma, per quanto uno voglia dargli più peso che al resto, non è l’unica cosa che conta. Il titolo scarseggia di contenuti, sia a livello di auto e tracciati, sia a livello di modalità di gioco. Graficamente non eccelle, ma è comunque al di sopra della sufficienza, con poche sbavature, ma con un impatto generale che non raggiunge i livelli della concorrenza. Resta comunque il titolo arcade più divertente da giocare tra quelli presenti attualmente sul mercato, che con una contenutistica più soddisfacente avrebbe potuto puntare tranquillamente a voti molto alti, anche mantenendo un livello tecnico nella media.